Canada

CRA, c’è l’accordo:
stop allo sciopero

TORONTO – Anche lo sciopero alla Canada Revenue Agency è terminato: è stato infatti raggiunto un accordo (provvisorio) con il governo federale per i 35.000 lavoratori del settore delle entrate. L’annuncio è arrivato dopo che il governo e la Public Service Alliance of Canada (PSAC) hanno raggiunto a loro volta accordi separati che hanno posto fine allo sciopero di oltre 120.000 dipendenti pubblici federali.

I dipendenti della CRA, rappresentati dall’Unione dei Lavoratori Fiscali della PSAC, erano ancora in sciopero due giorni dopo la scadenza della dichiarazione dei redditi federale: un fatto che ha comportato non pochi disagi ai contribuenti. Ma non è stata questa la ragione del raggiungimento dell’accordo, bensì – probabilmente – la “minaccia” di una manifestazione sindacale a Ottawa, in occasione della Convention del Partito Liberale: un “avvertimento”, quello del sindacato, che ha evidentemente convinto il governo federale ad accelerare la trattativa per raggiungere una conclusione.

L’accordo è simile a quello già raggiunto per gli altri dipendenti pubblici federali: aumenti salariali per un totale del 12,6% (la richiesta iniziale era di oltre il 20%) per tutta la durata dell’accordo dal 2021 al 2024, nonché un ulteriore quarto anno che protegga i lavoratori dall’inflazione. Previsto poi un pagamento forfettario una tantum di $ 2.500 che rappresenta un ulteriore 3,6% dello stipendio.

“Dopo più di un anno e mezzo di trattative – spiega il sindacato in una nota – che hanno portato a uno dei più grandi scioperi della storia canadese, il team di contrattazione PSAC-UTE ha raggiunto un accordo provvisorio per gli oltre 35.000 lavoratori della Canada Revenue Agency che forniscono servizi essenziali ai canadesi. Con lo sciopero ormai terminato, i membri del PSAC-UTE sono tenuti a tornare al lavoro il 4 maggio entro le 11.30, al più tardi”. Già da ieri, dunque, i lavoratori della CRA sono rientrati nei loro uffici.

“In questo accordo provvisorio – continua il sindacato – la PSAC-UTE ha assicurato un contratto equo per i suoi membri, che supera l’offerta originale del datore di lavoro prima dell’avvio dell’azione di sciopero e prevede aumenti salariali superiori a quelli negoziati da altri agenti federali di contrattazione. Fornisce inoltre nuove significative tutele contro i licenziamenti, nonché miglioramenti in materia di orario di lavoro, telelavoro e anzianità”.

Inoltre, “i membri della PSAC saranno ora più protetti da decisioni arbitrarie sul lavoro a distanza. I manager dovranno valutare le richieste di lavoro a distanza individualmente, non per gruppo, e dovranno fornire risposte scritte che consentiranno ai membri ed alla PSAC di ritenere il datore di lavoro responsabile di un processo decisionale equo sul lavoro a distanza. La revisione su base individuale di tutte le richieste di lavoro a distanza impedirà future ‘ordinanze collettive’ come annunciato dal governo federale nerl dicembre dello scorso anno. Ciò significa che i diritti dei dipendenti in merito agli accordi di lavoro a distanza saranno protetti attraverso un processo di reclamo ed i reclami che non verranno risolti prima della fase finale potranno essere deferiti ad un nuovo comitato congiunto sindacato-gestione per affrontare i problemi in relazione all’applicazione da parte del datore di lavoro della direttiva sul lavoro a distanza e per formulare raccomandazioni ai responsabili delle Risorse Umane”.

Previsti anche, fra l’altro, l’implementazione della sicurezza e dell’inclusività nei luoghi di lavoro e la tutela da eventuali esternalizzazioni dei servizi. Anche in questo caso, dunque, una vittoria del sindacato su (quasi) tutti i fronti.

Nella foto in alto, una delle manifestazioni di protesta dei giorni scorsi (foto Twitter -@usje_sesj)

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