BAKU – Più che COP29, andrebbe chiamato FLOP29. Rischia infatti di essere un clamoroso fallimento il vertice annuale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, iniziato ieri a Baku, in Azerbaigian. Un fallimento annunciato, viste le premesse, con il neoeletto presidente statunitense Donald Trump che ha fatto sapere, alla vigilia del vertice, che uno dei suoi primi atti sarà l’uscita degli Usa (fra i più grandi inquinatori del pianeta) dall’accordo di Parigi siglato nel 2015 che dovrebbe impegnare “il mondo” a limitare il riscaldamento globale a 2 gradi centigradi e proseguire gli sforzi per mantenerlo sotto 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali. Non solo: pochi leader europei saranno a Baku in questi giorni (ci sarà invece la premier italiana Giorgia Meloni). E mancheranno il brasiliano Lula da Silva, il colombiano Gustavo Petro e pure Narendra Modi e Xi Jinping dei Paesi super-inquinatori India e Cina. In compenso, ci sarà una delegazione del governo afghano dei Talebani.
Non ci sarà nemmeno la star mondiale dell’attivismo climatico, Greta Thunberg, che però ha fatto sentire la sua voce attraverso un editoriale pubblicato ieri su The Guardian, nel quale ha spiegato i motivi della sua non partecipazione alla COP29, da lei definita “un mero atto di ‘greenwashing’ per l’Azerbaigian, stato petrolifero autoritario senza alcun rispetto per i diritti umani” che “sta usando la COP29 come facciata” e che “sta aumentando il controllo con una falsa agenda ‘verde’, rafforzando la presa sul potere, intensificando le tensioni regionali”.
“L’intera economia dell’Azerbaigian – scrive nell’editoriale Greta Thunberg, che ieri ha partecipato alla protesta ‘contro-COP29’ a Tbilisi, in Georgia – è basata sui combustibili fossili, con le esportazioni di petrolio e gas della compagnia petrolifera statale ‘Socar’ che rappresentano quasi il 90% delle esportazioni del Paese. Nonostante ciò che potrebbe affermare, l’Azerbaigian non ha l’ambizione di intraprendere azioni a favore del clima. Si prevede di espandere la produzione di combustibili fossili, il che è del tutto incompatibile con il limite di 1,5°C e con gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul cambiamento climatico. Molti partecipanti alla COP di quest’anno hanno paura di criticare il governo dell’Azerbaigian. Human Rights Watch ha recentemente pubblicato una dichiarazione in cui spiega come non si possa essere certi che il diritto dei partecipanti a protestare pacificamente venga garantito. Inoltre, le frontiere terrestri e marittime dell’Azerbaigian rimarranno chiuse durante la COP29, rendendo possibile viaggiare dentro e fuori il Paese solo in aereo, il che causa inquinamento e che molti cittadini azeri non possono permettersi. Il motivo addotto per la chiusura delle frontiere (dall’inizio della pandemia di Covid-19) è quello di mantenere la ‘sicurezza nazionale’, ma ho sentito molti azeri descrivere la situazione come ‘tenuti in una prigione’. Il regime dell’Azerbaijan è colpevole di pulizia etnica, blocchi umanitari e crimini di guerra, oltre a reprimere la propria popolazione e reprimere la società civile del paese. L’organismo di vigilanza indipendente Freedom House classifica il Paese come lo stato meno democratico d’Europa, con il regime che prende di mira attivamente giornalisti, media indipendenti, attivisti politici e civici e difensori dei diritti umani”.
E poi, ancora: “Il ‘COP of peace’ è uno dei temi scelti per la conferenza sul clima di quest’anno (…) è a dir poco straziante parlare di pace globale dopo le terribili violazioni dei diritti umani commesse dal regime azerbaigiano di Aliyev contro gli armeni che vivono nella regione del Nagorno-Karabakh/Artsakh”. E nel frattempo, scrive ancora Greta Thunberg, “l’UE continua ad acquistare combustibili fossili dall’Azerbaigian e prevede di raddoppiare le importazioni di gas fossile dal Paese entro il 2027” (l’editoriale è ricco di link esterni ai dati citati, che potete trovare nell’originale e nella versione inglese di questo articolo, qui).
Alla COP29 partecipa anche il Canada, con il ministro federale dell’Ambiente, Steven Guilbeault, che ieri ha pubblicato un video sui social network, scrivendo: “Siamo qui alla #COP29 per costruire ponti e guidare l’azione nella lotta contro il cambiamento climatico”. E nel video ha aggiunto: “È un forum difficile, con più di 190 Paesi, ma possiamo farlo, dobbiamo farlo. Il Canada è qui per fare la sua parte e per lavorare con tutti i Paesi”.
Here at #COP29 to build bridges and drive action in the fight against climate change. pic.twitter.com/fAJBZzPGg3
— Steven Guilbeault (@s_guilbeault) November 10, 2024
Nella foto in alto, António Guterres e Mukhtar Babayev ieri alla COP29 a Baku (foto da Twitter X – @COP29_AZ)
“Afa, incendi e cicloni: dobbiamo abituarci, è la nuova realtà”
BAKU – “Le precipitazioni e le inondazioni da record, i cicloni tropicali in rapida intensificazione, il caldo mortale, la siccità incessante e gli incendi violenti che abbiamo visto in diverse parti del mondo quest’anno sono purtroppo la nostra nuova realtà e un assaggio del nostro futuro”. Lo ha detto la segretaria generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale (World meteorological organization), Celeste Saulo, nel rapporto di aggiornamento sullo stato del clima, pubblicato in occasione della prima giornata della COP29, ieri a Baku, in Azerbaigian. La segretaria ha fatto presente che l’aver superato di 1,5 gradi centigradi la soglia di aumento medio delle temperature rispetto ai livelli pre-industriali non significa non aver rispettato gli impegni contenuti nell’accordo di Parigi, il quale prevede infatti di mantenere l’aumento della temperatura media globale della superficie a lungo termine al di sotto di 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali e di proseguire gli sforzi per limitare il riscaldamento entro gli 1,5 gradi. “L’obiettivo di temperatura a lungo termine stabilito nell’accordo di Parigi – ha ricordato la Saulo – si riferisce a livelli di temperatura globale sostenuti come media per decenni”. Tuttavia, ha aggiunto, “è essenziale riconoscere che ogni frazione di grado di riscaldamento è importante”, perché “ogni ulteriore incremento del riscaldamento globale aumenta gli eventi meteo climatici estremi, gli impatti ed i rischi”.
E proprio di eventi estremi ha parlato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres: “La catastrofe climatica sta martellando la salute, ampliando le disuguaglianze, danneggiando lo sviluppo sostenibile e scuotendo le fondamenta della pace” ha affermato Guterres, in occasione della diffusione dell’aggiornamento sullo stato del clima pubblicato dall’Organizzazione meteorologica mondiale (World meteorological organization) in occasione della prima giornata della COP29. “I più vulnerabili sono i più colpiti”, ha sottolineato Guterres che poi ha attaccato i “negazionisti” del cambiamento climatico: “Coloro che cercano disperatamente di ritardare e negare l’inevitabile fine dell’era dei combustibili fossili cercano di trasformare l’energia pulita in una parolaccia. Perderanno. L’economia è contro di loro. Le soluzioni non sono mai state più economiche e accessibili”.
Il discorso di apertura, ieri a Baku, è toccato al padrone di casa, il presidente della COP29 (e ministro dell’Ambiente dell’Azerbaigian), Mukhtar Babayev, il quale ha dichiarato che la COP29 è un “momento di verità” per l’Accordo di Parigi del 2015. “Siamo sulla strada della rovina. E questi non sono problemi futuri. Il cambiamento climatico è già qui”, ha sottolineato Babayev. “Ora dobbiamo dimostrare di essere pronti a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati. Non è un compito facile”.
More Articles by the Same Author:
- Sulle tracce dell’emigrazione con la musica di David Zucchi
- Tasse sulle case: le istruzioni in dodici lingue, ma non in Italiano
- In Italia 694 automobili ogni 1.000 abitanti
- Il traffico ci costa caro: 56 miliardi di dollari
- Francis Leo è ufficialmente cardinale. “Sono commosso. E fiero delle mie radici italiane”