Canada

Trudeau torna a casa:
sarà strada in salita
O’Toole, base in rivolta

TORONTO – Il tour europeo di Justin Trudeau è stato una boccata d’ossigeno, ma ora è tempo di affrontare le grane interne. Ieri il primo ministro è partito da Glasgow, in Scozia, e ha raggiunto Ottawa nel tardo pomeriggio. Dopo la visita ufficiale in Olanda, il Vertice G20 di Roma, gli incontri bilaterali – tra i quali anche quello con il premier italiano Mario Draghi – e il summit sul clima di Glasgow, Trudeau si prepara ad affrontare una serie di impegni a Parliament Hill che si preannunciano abbastanza impegnativi. Innanzitutto il leader liberale deve fare i conti con un contesto politico estremamente frammentario, con una luna di miele con l’elettorato che sostanzialmente non è mai iniziata e con una lunga serie di nodi da sciogliere nei prossimi mesi.

La prima data da tenere a mente è il 22 novembre, quando è in programma la prima seduta del nuovo parlamento scaturito dal voto del 20 settembre. Subito dopo sarà la volta del Discorso dal Trono che sarà illustrato alla House of Commons dalla governatrice Mary Simon: si tratta della base programmatica e degli obiettivi di fondo del nuovo governo che sarà messa ai voti alla Camera. Ora, nessuno si aspetta che il primo ministro non ottenga la fiducia, anche se numericamente l’esecutivo non gode della maggioranza assoluta dei deputati alla House of Commons. Basterà il sostegno – come già avvenuto nella scorsa legislatura – di uno tra Ndp e Bloc Quebecois, visto che il Partito Conservatore voterà sicuramente contro. Poi, espletato questo obbligo istituzionale, inizierà davvero il difficile.

Il nuovo governo dovrà innanzitutto gettare la basi per il budget di primavera. Una Finanziaria, quella che verrà messa a punto dalla ministra delle Finanze Chrystia Freeland, che risentirà pesantemente ancora una volta il peso della pandemia e dei piani del governo per il sostegno delle famiglie, dei lavoratori e delle imprese duramente colpite dal Covid.

Oltre a questo il governo dovrà anche mettere a punto una road map per il rientro dal deficit, anche se in campagna elettorale lo stesso Trudeau è stato abbastanza vago a riguardo, sottolineando come la tabella di marcia fiscale per azzerare il buco di bilancio a Ottawa sarebbe stata attivata solo alla fine della pandemia.

Resta, inoltre, il nodo dell’alta conflittualità del primo ministro con numerosi premier provinciali, a partire da Doug Ford e Jason Kenney. Con quest’ultimo, in particolare, i rapporti sono ormai ai minimi termini: le proposte del Canada al G20 e al vertice Cop26 sul clima – pesanti restrizioni sulle emissioni di gas serra, misure punitive per gli operatori del settore petrolifero che non rispettano i parametri – sono state accolte molto negativamente in Alberta, una provincia la cui economia ruota quasi esclusivamente attorno all’estrazione del petrolio dalle sabbie bituminose.

Ma se Trudeau deve affrontare queste difficoltà dall’altra parte della barricata Erin O’Toole non se la passa certamente meglio. Al contrario, il leader del Partito Conservatore deve fare i conti con il malcontento strisciante nei suoi confronti che parte del gruppo parlamentare e coinvolge anche il gruppo dirigente del partito e la stessa base.

I tory non hanno ancora digerito la sconfitta alle urne, imputando al loro leader alcuni clamorosi errori strategici che hanno contribuito alla batosta. In particolare, la decisione di O’Toole di spostare il partito verso il centro su numerose tematiche, una mossa che non ha prodotto alcun risultato sperato nella GTA e che anzi ha provocato un netto calo del consenso anche nei feudi conservatori come Alberta e Saskatchewan.

Oltre a questo, il leader conservatore è stato accusato di aver sottovalutato il fattore Maxime Bernier, costato secondo i dati definitivi di Elections Canada ben 28 distretti e quindi la potenziale vittoria alle urne. In questi giorni sta continuando la review interna del partito che potrebbe portare al voto sulla fiducia del gruppo parlamentare verso il leader: in pratica, l’anticamera per il potenziale avvicendamento alla guida del Partito Conservatore.

Questa lunga pausa dal voto alla prima seduta del parlamento non aiuta certo O’Toole, che dà l’impressione di non avere più in mano le redini del partito e che potrebbe essere disarcionato entro breve tempo.

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