VANCOUVER – Una storia noir, ambientata in Italia, scritta da una canadese innamorata del Belpaese: si intitola “Bernini’s Elephant” ed è il romanzo di debutto di Jane Callen (nella foto sopra), scrittrice che vive a Vancouver ma si reca in Italia “ogni volta che il fato lo consente”. Il Belpaese e la sua gente sono infatti spesso presenti negli scritti di Jane, autrice finora di racconti apparsi su Grain Magazine, Montreal Writes, Spadina Literary Review, CV7 Short Fiction Anthology Series e White Wall Review, nonché di saggi pubblicati su Accenti Magazine (estratti dei suoi scritti sono su www.janecallen.ca).
Jane – che fa anche parte di The Writers’ Union of Canada, Federation of BC Writers & Association of Italian Canadian Writers – ha accettato di rispondere alle nostre domande, parlandoci di sé e del suo romanzo d’esordio che uscirà il prossimo 1° maggio per “Guernica Editions” (nella foto sotto, la copertina).
Jane, come ha scoperto la sua passione per la scrittura?
“Ho scritto per tutta la mia vita, su carta o nella mia testa! Sono andata all’Università per studiare giornalismo ma non mi sembrava adatto a me e così sono passata alla sociologia. Ho avuto una carriera di successo, gestendo lo sviluppo della formazione per aziende high tech fino a quando una recessione economica mi ha portato a ripensare cosa volessi fare della mia vita. Ho quindi deciso di inseguire il sogno, tanto per cambiare, e ho fatto domanda alla Humber University per studiare scrittura creativa. Una storia tira l’altra…”.
Il suo primo romanzo è un “noir” ambientato in Italia: perché ha scelto questo genere letterario e quella location?
“In realtà non ho scelto un genere, piuttosto ho sviluppato una storia che mi piacesse. Sono stati altri a chiamarlo noir. Scrivo di luoghi che conosco e amo, in questo caso l’Italia che è stata la mia passione da quando l’ho scoperta per la prima volta dieci anni fa. Inoltre, in questo modo posso tornare ancora e ancora a fare ricerche! Cosa c’è di meglio che sorseggiare un Pinot grigio in piazza della Rotonda a Roma, osservando l’andirivieni del calpestìo e chiamandolo ricerca?!?”.
Lei ha un profondo amore per l’Italia… quali sono i motivi?
“Oh, tanti. In qualche modo l’Italia colma i vuoti nella mia anima che la vita moderna in Canada non riesce a riempire. Camminando sulle pavimentazioni acciottolate dell’antica Pompei, mi connetto con la storia. Immergendomi nella bellezza dell’arte, assaporando la cucina preparata con gli ingredienti più freschi e l’amore, esplorando il territorio in continua evoluzione sotto il brillante sole del Mediterraneo… tutte queste esperienze mi fanno sentire più viva. Ho fatto anche i test del Dna per l’etnia e non c’è traccia di sangue italiano in me, ma ho radici francesi/normanne ed i miei avi hanno trascorso molto tempo in Italia, quindi sono ancora fiduciosa che l’Italia sia la mia casa ancestrale!”.
Le piace cucinare ricette italiane: qual è la sua preferita?
“Il mio piatto preferito da mangiare in Italia sono gli spaghetti alle vongole. Spaghetti alle vongole! Ho visto a Vernazza (uno dei borghi delle Cinque Terre in Liguria, ndr) un pescatore che portava il pescato del mattino, in un secchio, al cuoco di un piccolo caffè sulla spiaggia. Il cuoco ha guardato nel cestino e ha scritto su una lavagna il menù del pranzo del giorno: spaghetti alle vongole. Non esiste un piatto più fresco di così. A casa mi diverto a fare i primi piatti. I miei preferiti sono gli spaghetti alla carbonara (con pancetta e conditi con un tuorlo d’uovo crudo) oppure cacio e pepe. Ho provato a fare gli spaghetti alle vongole ma non è la stessa cosa. Uno chef italiano mi ha detto di non preoccuparmi: non è colpa mia, perché le vongole del Mediterraneo sono completamente diverse da quelle che abbiamo nelle fredde acque del Canada. Quelle italiane sono piccole e dolci. Deliziose!”.
Cosa ammira di più dell’Italia?
“Una caratteristica della vita italiana che ammiro particolarmente è il desiderio di realizzare la migliore qualità possibile di qualunque prodotto o arte si stia creando. Mi vengono in mente formaggio e vino, ma durante il mio ultimo viaggio ho imparato a conoscere la coltivazione del riso, lo sforzo concertato per sviluppare varietà migliorate con l’obiettivo di produrre risi della massima qualità in Europa e, infine, in tutto il mondo. Una cosa così piccola, un chicco di riso, ma un sogno così grande. Ed è così che il mio romanzo work-in-progress si trova ambientato in una risaia. Voglio esplorare le sfide di questo settore mentre i nuovi personaggi immaginari riescono a entrare in avventure dai colori più noir”.
Non resta che leggere il romanzo e tuffarsi in un’Italia che forse solo gli occhi di una persona non italiana riescono a vedere.
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