Politica

Anche i deputati eletti in Quebec chiedono a Trudeau di farsi da parte

TORONTO – Prima il caucus liberale dell’Ontario, quindi quello delle Province Atlantiche, infine quello del Quebec. Aumenta con il passare dei giorni il numero dei deputati liberali che chiedono al primo ministro Justin Trudeau di dimettersi. A questo punto non si può più parlare di rivolta interna di uno sparuto gruppo di parlamentari, ma di una ribellione larga e diffusa che coinvolge, numericamente, la maggioranza dei deputati grit. Ultimo, in ordine di tempo, a chiedere al primo ministro di farsi da parte è stato il caucus dei liberali eletti in Quebec.

A darne notizia è stato il presidente del gruppo, l’mp Stéphane Lauzon, che avrebbe inviato una missiva al primo ministro nella quale viene comunicata la richiesta fatta da tutti i deputati liberali eletti nella provincia francofona. Trudeau, da parte sua, prima di Natale aveva confermato la sua volontà di prendersi del tempo durante la pausa natalizia per valutare il suo futuro politico. A questo punto sembra davvero improbabile che il leader liberale decida di tapparsi le orecchie e di andare avanti per la propria strada. Anche perché, è utile ricordare, le opposizioni lo stanno aspettando al varco. Il prossimo 27 gennaio ci sarà il riavvio dei lavori parlamentari, con il Partito Conservatore, il Bloc Quebecois e l’Ndp che sono già al lavoro per sfiduciare il governo. La prima data disponibile per la presentazione e il voto alla mozione di sfiducia è fissata per il 30 gennaio e salvo colpi di scena, il governo di Trudeau non sarà in grado di sopravvivere all’imboscata parlamentare. In un modo o nell’altro, quindi, l’esperienza politica di Trudeau alla guida dell’esecutivo sembra arrivata al capolinea, dopo nove anni e mezzo alla guida del Paese.

Nel frattempo dai sondaggi non arrivano buone notizie per il leader liberale. Stando all’istantanea scattata dalla Angus Reid a fine anno, se si votasse in questo momento il Partito Liberale sarebbe in grado di raccogliere appena il 16 per cento dei voti, contro il 45 per cento del Partito Conservatore di Pierre Poilievre e il 21 per cento di Jagmeet Singh. Sarebbe davvero una Caporetto, una disfatta di proporzioni epocali. Nei 157 anni di storia del Partito Liberale, il peggior risultato elettorale risale alle elezioni del 2011, quando il partito sotto la guida di Micheal Ignatieff non andò oltre il 18,9 per cento dei consensi. A questo punto siamo nettamente lontani anche da questa soglia minima. Secondo il portale 338canada.com, se si andasse alle urne in questo momento i conservatori porterebbero a casa qualcosa come 232 seggi, mentre il Partito Liberale sarebbe in corsa solamente in 39 circoscrizioni, con un minimo di 21 deputati quasi sicuri o in testa.

Ma le cattive notizie non finiscono certo qua per il leader liberale. Un secondo sondaggio, pubblicato a cavallo di Capodanno, mette in luce come il divario tra i conservatori di Poilievre e i liberali abbia assunto delle dimensioni senza precedenti. Stando all’indagine demoscopica della Nanos, infatti, se si votasse ora il Partito Conservatore raggiungerebbe quota 47 per cento, mentre i liberali si fermerebbero al 21. Il distacco tra Poilievre e Trudeau sarebbe quindi di 26 punti percentuali, un abisso che elimina in partenza ogni speranza di possibile rimonta nei mesi prossimi, anche magari con un nuovo leader liberale.

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