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Canada e Italia, ancora
troppi bambini in povertà

TORONTO – La povertà colpisce più di un bambino su cinque nei trentanove Paesi fra i più ricchi dell’area Ocse-Ue. Ed il Canada si colloca solo all’11esimo posto, in una classifica dominata da Danimarca, Slovenia e Finlandia che rappresentano un punto di riferimento per i Paesi ad alto reddito. Peggio ancora l’Italia, che è al 33esimo posto. Questi ed altri dati sono contenuti nel rapporto pubblicato ieri dall’istituto di ricerca “Innocenti” dell’Unicef (potete leggerlo integralmente cliccando qui: UNICEF-Innocenti-Report-Card-18-Child-Poverty-Amidst-Wealth-2023), che ha analizzato una serie di fattori, elaborando due classifiche principali: una relativa al livello di povertà infantile registrato nel triennio 2019-2021, una relativa ai progressi compiuti per porvi fine dal triennio 2012-2014 al triennio 2019-2021. Una terza classifica, quella definitiva, è stata elaborata facendo una media delle prime due.

Nella classifica relativa al livello di povertà infantile, è il Canada è addirittura 19esimo, con il 17,2% dei bambini che vive in povertà, mentre l’Italia è 33esima (il 25,5% dei bambini risulta “povero”). Dati sconfortanti per entrambi i Paesi, se si pensa che in Danimarca la percentuale in questione è del 9,9%, in Slovenia del 10%, in Filandia del 10,1%, nella Repubblica Ceca dell’11,6%, in Norvegia del 12% (solo per citare alcuni dei Paesi presi in considerazione).

Nella classifica relativa ai progressi compiuti dai vari Paesi per rimediare a tale situazione, la posizione del Canada è migliore: è settimo, con una riduzione della povertà infantile del 22,7% nel periodo preso in esame. Ma la percentuale dei bambini poveri, dicevamo, resta alta: “Il report dell’Unicef mostra che, nonostante i progressi fatti, il lavoro del Canada per far uscire i bambini dalla povertà non è stato portato a termine. Abbiamo ancora tanto da fare qui in Canada”, ha commentato Sevaun Palvetzian, Presidente e Ceo dell’Unicef Canada. “Essendo un Paese del G7 con una delle più grandi economie del mondo – ha aggiunto – il Canada può puntare ad un posto più in alto rispetto a quello medio tra i Paesi ad alto reddito”, rispetto all’attuale 11esima posizione nella classifica generale.

I progressi compiuti dal Canada nel ridurre il tasso di povertà infantile negli ultimi dieci anni si devono in larga misura al Canada Child Benefit ed ai trasferimenti di reddito legati alla pandemia. Tuttavia, nonostante questi fragili progressi, quasi il 18% dei bambini canadesi vive ancora in povertà: di fatto, secondo un calcolo approssimativo, 1 milione di bambini.

Per quanto riguarda l’Italia, come dicevamo è messa peggio. Dal report emerge infatti che il Belpaese è al 34esimo posto su 39 nazioni ad alto reddito nella classifica generale della povertà dei giovanissimi ed è 33esima nella classifica relativa al livello di povertà infantile (con il 25,5% dei bambini che vive in condizioni di povertà) e 25esima nella classifica relativa alla riduzione della povertà stessa (con una variazione quasi irrilevante del -0,8%).

Il report mette, poi, in evidenza un altro aspetto della povertà infantile, quello delle conseguenze che essa può avere sul futuro dei bambini. “Per la maggior parte dei bambini significa che potrebbero crescere senza cibo nutriente, vestiti, materiale scolastico od un posto caldo da chiamare casa. Impedisce ai bambini di godere dei propri diritti e può portare ad un cattivo stato di salute fisica e mentale”, ha detto Bo Viktor Nylund, Direttore dell’Unicef Innocenti, Global Office of Research. “Le conseguenze della povertà possono durare tutta la vita: i bambini che vivono in condizioni di povertà hanno minori possibilità di completare la scuola e da adulti percepiscono salari più bassi”.

E la crisi economica non puà essere addotta come scusante: secondo il rapporto, infatti, le condizioni di vita dei bambini possono essere migliorate indipendentemente dalla ricchezza di un Paese. Per esempio, Polonia, Slovenia, Lettonia e Lituania, che non sono certo tra i Paesi più ricchi dell’Ocse e dell’Ue, hanno ottenuto importanti riduzioni della povertà minorile: -37,6% in Polonia e sopra il -30% negli altri Paesi. Forse andrebbe seguito il loro esempio.

Foto di Jordan Whitt da Unsplash

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