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Donne in piazza a Kabul
Il dramma delle mamme

KABUL – Sono le donne le vere protagoniste. Quelle che guidano i cortei anti-talebani nelle strade di Kabul, sventolando la bandiera afghana, e quelle che a pochi chilometri di distanza, nell’aeroporto della capitale del nuovo Emirato Islamico, passano i loro figli più piccoli oltre il filo spinato ai soldati stranieri: “Portateli via con voi”.

Sono ore drammatiche in Afghanistan: le iniziali “rassicurazioni” dei talebani – “siamo cambiati”, “non faremo nel male a nessuno” – sembrano smentite dai video che da ormai tre giorni circolano sui social network. Come quello pubblicato da Matt Zeller su Twitter (qui sotto), dove si vedono mamme che passano i figli ai soldati.

“È stato orribile, le donne hanno lanciato i loro bambini oltre il filo spinato” all’aeroporto “chiedendo ai soldati di prenderli”, ha confermato a Skynews un alto ufficiale afgano, aggiungendo che alcuni bimbi “sono rimasti impigliati nel filo spinato”.

La stessa forza della disperazione di quelle mamme ha animato le altre donne, sempre afghane, che ieri hanno guidato, a Kabul, il corteo improvvisato per celebrare il 122esimo anniversario dell’indipendenza dell’Afghanistan: al grido “Lunga vita all’Afghanistan. La nostra bandiera nazionale è la nostra identità”, centinaia di persone hanno percorso le strade della capitale e, alla testa del corteo, c’erano donne col burqa, avvolte nella bandiera nazionale diventata il simbolo della sfida all’Emirato Islamico (qui sotto, il video dal profilo Twitter del filmaker Jordan Bryon).

Una festa, quella dell’indipendenza, paradossalmente celebrata anche dai talebani che hanno dichiarato la vittoria sugli Stati Uniti, “forza potente e arrogante”. E dal momento che la ricorrenza ricorda il trattato di Rawalpindi che nel 1919 segnò la fine del dominio coloniale britannico, i talebani hanno dichiarato di aver sconfitto “tre imperi arroganti”: britannico, sovietico e americano.

Ma è una festa che, invece di unire, divide un Paese che è di fatto nel bel mezzo di una guerra civile. Ieri è salito a 12 il numero delle persone morte all’aeroporto di Kabul da domenica, quando lo scalo è stato preso d’assalto da afghani e stranieri terrorizzati per l’entrata dei talebani nella capitale. E ancora morti e feriti a Asadabad e a Jalalabad dove i talebani hanno aperto il fuoco sulla folla durante le celebrazioni dell’indipendenza. Ad Asadabad, nell’est dell’Afghanistan, almeno 4 morti e 8 feriti. Non è chiaro ancora se i decessi siano stati provocati dai proiettili dei fondamentalisti o dal fuggi fuggi causato dagli spari. E feriti, almeno 2, un uomo e un ragazzo, a Jalalabad, sempre per la stessa situazione, riporta Al Jazeera, riferendo inoltre che a Khost i fondamentalisti hanno imposto il coprifuoco per impedire alla popolazione di protestare contro di loro.

Intanto l’esodo continua, anche verso l’Italia. Ieri è atterrato all’aeroporto di Fiumicino un aereo con a bordo 202 afghani, proveniente da Kabul. In totale, da domenica scorsa, oltre 8.500 persone sono state evacuate dall’Afghanistan attraverso l’aeroporto di Kabul: come riferisce la Bbc, finora gli Stati Uniti hanno trasportato il maggior numero di persone, oltre 5.200, di cui 2.000 nelle ultime 24 ore. Seguono il Regno Unito con 1.200 persone (inclusi cittadini afghani) e la Germania con 900 persone (inclusi 100 afghani).

La grande fuga da Kabul dunque non si ferma: migliaia di afghani in pericolo sono saliti sugli aerei verso l’Occidente, i decolli si sono succeduti anche per tutta la giornata di ieri e andranno avanti fino almeno a fine mese. Talebani permettendo.

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