ROMA – Dall’entrata in vigore del Ceta, l’Accordo Economico e Commerciale Globale tra il Canada e l’Unione Europea , gli scambi commerciali fra Italia e Canada sono aumentati di oltre il 22% e le esportazioni italiane di beni e servizi verso il Canada sono cresciute del 25% con la creazione di ben 63.000 posti di lavoro in Italia: sono alcuni dei numeri contenuti nella relazione che l’Ambasciatrice del Canada in Italia, Alexandra Bugailiskis, ha presentato nei giorni scorsi alla Commissione Politiche dell’Unione Europea del Senato. Numeri che, secondo l’Ambasciatrice, lasciano presagire che il Ceta svolgerà un ruolo determinante nella ripresa post-pandemica e “contribuirà a rendere le nostre economie più forti, verdi e sostenibili”.
L’intervento dell’Ambasciatrice Bugailiskis ha evidenziato gli importanti contributi che tale accordo, dalla sua applicazione provvisoria nel 2017, ha già portato alle due economie, italiana e canadese, sostenendo il commercio, gli investimenti e la creazione di nuovi posti di lavoro. “L’aumento delle esportazioni italiane di beni e servizi verso il Canada – ha detto Alexandra Bugailiskis – hanno portato l’Italia ad essere il secondo partner commerciale del Canada nell’Unione Europea dopo la Germania e prima della Francia”, in particolare per quanto riguarda il settore agroalimentare sul quale l’Ambasciatrice ha riportato alcuni esempi: “Le esportazioni italiane di formaggio in Canada sono aumentate del 47 per cento (65 milioni di euro), quelle di pasta del 51 per cento (61 milioni di euro) e quelle di pomodori in conserva e salsa di pomodoro del 65 per cento (32 milioni di euro)”. Il Ceta ha favorito il riconoscimento, da parte del Canada, delle IG (indicazioni geografiche) per prodotti agricoli e alimentari e questo ha consentito all’Italia di diventare, con 48 IG nel quadro dell’accordo, il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari tipici riconosciuti dal Canada.
Ma il Ceta, che favorisce le piccole e medie imprese attraverso l’eliminazione dei dazi doganali e la semplificazione delle procedure relative all’esportazione di beni e servizi, ha potenziato anche altri settori, come quelli dei fornitori di servizi, prodotti tecnologici puliti quali turbine eoliche e batterie elettriche ricaricabili, strutture edilizie prefabbricate, macchinari efficienti sotto il profilo energetico, apparecchiature per la misurazione dei livelli di inquinamento e beni nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione: un campo, quest’ultimo, nel quale il Canada e l’Italia, nel 2020, hanno commerciato beni per un valore superiore a 177 milioni di euro.
Mancherebbe, però un’adeguata e capillare informazione sui vantaggi del Ceta. “Il 60 per cento delle esportazioni italiane ammissibili in Canada – ha detto l’Ambasciatrice – si avvalgono dei risparmi sui dazi doganali garantiti dal CETA: questo significa che molti produttori italiani, ma non tutti, traggono pienamente vantaggio dai risparmi sui dazi doganali nel quadro dell’accordo CETA. Per il Canada, la percentuale è leggermente più alta, il 69 per cento. Dobbiamo migliorare il nostro lavoro di condivisione delle informazioni con le nostre aziende, soprattutto con le piccole e medie imprese, affinché possano avvalersi della riduzione dei dazi ma anche delle altre disposizioni del CETA che possono aiutare le aziende ad assumere una dimensione globale”.
Secondo Alexandra Bugailiskis, l’accordo ha consentito anche di reggere il durissimo colpo inferto all’economia dal Covid-19: “Nel corso dell’anno pandemico del 2020 – ha sottolineato – il commercio bilaterale di merci è diminuito soltanto del 3.4 per cento, una moderata contrazione rispetto all’impatto globale sulle attività commerciali nel corso di questo periodo”. E ha concluso affermando che “il CETA fornisce la certezza, la stabilità, la protezione sancite dal commercio regolamentato, e l’accesso a mercati più grandi di cui le nostre economie hanno bisogno per prosperare e riprendersi dopo la pandemia di COVID-19”.
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