TORONTO – Altro che Cina: mentre il Canada si concentrava sulle interferenze “pechinesi”, c’erano diplomatici indiani – secondo l’RCMP, la polizia federale canadese – intenti a raccogliere informazioni per poi trasmetterle a varie organizzazioni criminali che hanno intrapreso azioni violente, come l’estorsione e l’omicidio, proprio in Canada. Fra queste azioni, l’uccisione a Vancouver, nel giugno del 2023, di Hardeep Singh Nijjar, leader Sikh canadese del movimento che chiede l’indipendenza del Khalistan, in India: un gruppo considerato terroristico dal governo indiano.
Accuse “estremamente preoccupanti”, quelle che hanno portato all’espulsione dei sei diplomatici indiani, che secondo i Conservatori provano per l’ennesima volta come il Canada guidato da Justin Trudeau e dai Liberali non abbia preso sul serio le interferenze straniere e la sicurezza nazionale.
Oltre ai Conservatori, va all’attacco anche l’NDP di Jagmeet Singh, che fino all’altro ieri sosteneva il governo Trudeau. “Tutti i diplomatici indiani coinvolti in attività criminali in Canada devono essere sottoposti a severe sanzioni”, ha tuonato ieri il leader dell’NDP. Ma l’India ha respinto le accuse a carico dei suoi diplomatici e, a sua volta, ha espulso sei diplomatici canadesi, in tutta risposta. Il commissario dell’RCMP, Mike Duheme, ha spiegato che in realtà il suo vice commissario aveva tentato di condividere le prove contro i sei diplomatici con la polizia indiana la scorsa settimana, ma non era stato ascoltato. Lo scorso fine settimana, il viceministro canadese degli Affari Esteri, David Morrison, insieme all’RCMP, aveva a sua volta presentato le prove all’India negli incontri tenutisi a Singapore: il Canada aveva quindi chiesto all’India di revocare l’immunità diplomatica dei sei individui, ma l’India aveva rifiutato. E proprio per questo, come ha spiegato il ministro degli Esteri del Canada, Melanie Joly, alla fine si è deciso di dichiarare i sei diplomatici “persone non grate” (cioè non gradite), che è una delle sanzioni più severe che il Canada può imporre ai sensi della Convenzione di Vienna.
Intanto, ieri un volo di Air India in rotta da Nuova Delhi a Chicago ha dovuto effettuare un atterraggio di emergenza a Iqaluit, nel Nunavut, in seguito a quello che l’RCMP ha definito un allarme-bomba. Il volo (Air India 127) ha effettuato l’atterraggio nel Nunavut intorno alle 5.21 del mattino, ora locale, con tutti i 211 passeggeri e l’equipaggio che sono scesi dall’aereo e si sono trasferiti all’aeroporto internazionale di Iqaluit.
Un volo di Air India, il 182, venne fatto saltare in aria con una bomba quasi quarant’anni fa mentre volava tra il Canada ed il Regno Unito: nell’attentato, attribuito a terroristi separatisti Sikh canadesi, morirono 329 persone.
L’allarme-bomba di ieri, alla luce di quanto accaduto nelle ultime ore, ha inevitabilmente riportato la memoria a quell’attacco terroristico, il più grave nella storia del Canada.
In alto, il primo ministro Trudeau ospite di una cerimona Sikh nel 2019 (da Twitter X – @JustinTrudeau)