TORONTO – I funzionari pubblici federali avevano avvertito il governo, già due anni fa, che i grandi aumenti dell’immigrazione avrebbero potuto incidere sull’accessibilità economica degli alloggi e dei servizi: è quanto rivelano alcuni documenti ottenuti e pubblicati dalla Canadian Press, dai quali si evince che l’IRCC (Immigration, Refugees and Citizenship Canada) aveva analizzato i potenziali effetti che l’immigrazione avrebbe sull’economia, sugli alloggi e sui servizi, mentre preparava gli obiettivi per il 2023-2025.
In particolare, nel 2022 il viceministro federale all’Immigrazione era stato avvertito che la costruzione di alloggi non aveva tenuto il passo con la crescita della popolazione. “In Canada, la crescita della popolazione ha superato la crescita delle unità abitative disponibili”, si legge in uno dei documenti. Alla fine, però, il governo federale ha comunque deciso di aumentare il numero di residenti permanenti che il Canada accoglie ogni anno, portandoli fino a 500.000 nel 2025: ciò significa che nel 2025 il Canada accoglierà quasi il doppio dei residenti permanenti rispetto al 2015.
“I rapidi aumenti (dell’immigrazione) mettono sotto pressione l’assistenza sanitaria e gli alloggi a prezzi accessibili”, avevano avvertito i funzionari pubblici federali. I risultati si vedono già e sono sotto gli occhi di tutti: scarsità di alloggi e prezzi alle stelle.
Dati recenti mostrano che il ritmo di crescita della popolazione del Canada continua a stabilire record poiché il Paese sta attirando un numero storico di residenti temporanei, in gran parte attraverso programmi per studenti internazionali e lavoratori stranieri temporanei.
La popolazione del Paese è infatti cresciuta di oltre 430.000 unità durante il terzo trimestre del 2023, segnando il ritmo di crescita demografica più rapido di qualsiasi trimestre dal 1957. Tutti gli esperti, a vari livelli, hanno segnalato che la forte crescita della popolazione canadese sta erodendo l’accessibilità economica degli alloggi, poiché la domanda supera l’offerta. Anche la Bank of Canada ha offerto un’analisi simile: il vice governatore Toni Gravelle ha tenuto un discorso a dicembre avvertendo che la forte crescita della popolazione sta spingendo al rialzo gli affitti ed i prezzi delle case.
Non solo: i sondaggi d’opinione pubblica hanno mostrato, recentemente, che i canadesi sono sempre più preoccupati per la pressione che l’immigrazione sta esercitando su servizi, infrastrutture ed alloggi: un sentimento che ha portatro ad un calo del sostegno della popolazione ad un’elevata immigrazione.
Il governo liberale ha difeso le proprie decisioni politiche sull’immigrazione, sostenendo che gli immigrati contribuiscono alla prosperità economica ed aiutano a migliorare la demografia del paese man mano che la popolazione invecchia. Ma in realtà non è prorpio così. Mikal Skuterud, professore di Economia all’Università di Waterloo specializzato in politica di immigrazione, afferma che il governo federale sembra aver “perso il controllo” dei flussi migratori temporanei e che i benefici di un’elevata immigrazione sono stati esagerati dai liberali. E ha aggiunto che a partire dal 2015, quando il governo liberale è stato eletto per la prima volta, in Canada si è sviluppata una narrazione secondo cui “l’immigrazione era una sorta di soluzione ai problemi di crescita economica del Canada”, ma la realtà è che un aumento dell’immigrazione fa poco quando si tratta di aumentare il tenore di vita, misurato dal PIL reale pro capite. E su questo sono d’accordo anche i funzionari pubblici federali dell’IRCC: “L’aumento della popolazione in età lavorativa può avere un impatto positivo sul prodotto interno lordo, ma un effetto scarso sul PIL pro capite”, hanno scritto in uno dei documenti ottenuti dalla Canadian Press.
Perché il governo federale non ha ascoltato i loro avvertimenti, causando una crisi dell’housing senza precedenti?
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