Cultura

Italiano inclusivo: conferenza
della linguista Vera Gheno

TORONTO – Giovedì 3 febbraio l’Università di Toronto ospiterà una lectio magistralis virtuale in inglese tenuta dalla sociolinguista Vera Gheno, dal titolo “Discussing About Inclusivity in a Gendered Language: The Case of Italian”.

Vera Gheno, che già un anno e mezzo fa era stata ospite dell’Istituto di Cultura di Montreal (e che per l’occasione avevamo intervistato su queste pagine), è senza dubbio una delle linguiste più in vista al momento in Italia. Ricercatrice all’Università di Firenze, dove ha insegnato per diciotto anni, ha collaborato con l’Accademia della Crusca per un ventennio e, più di recente, con l’editore Zanichelli; ha pubblicato numerosi saggi (uno dei quali, “Femminili singolari”, è entrato nell’albo d’oro del Premio Divulgazione Scientifica 2020), oltre a varie traduzioni dall’ungherese.

La sua notorietà presso il grande pubblico non si deve però tanto a questo curriculum prestigioso quanto a una singola letterina, di cui si è molto discusso negli ultimi anni: lo “schwa” o in italiano “scevà”. Lo schwa è un fonema – un suono linguistico – che attualmente non esiste in italiano, corrispondente a una vocale indistinta (come nell’inglese ‘nature’, o in molte parole di dialetti centro-meridionali come il napoletano), e nell’alfabeto fonetico internazionale si rappresenta come una “e” rovesciata ((e).

Vera Gheno ha avanzato la proposta di usare lo scevà in italiano quando non si vuole precisare il genere degli interlocutori: così, se ad esempio “cari tutti” sembra un saluto rivolto solo ai maschi e “care tutte e cari tutti” è inutilmente prolisso (oltre a escludere eventuali persone che non si riconoscessero nell’uno o nell’altro sesso), si potrebbe dire e scrivere invece “care tutte”. Questa idea, già espressa tempo addietro, è davvero esplosa solo nell’estate del 2020, quando Vittorio Feltri ne scrive per dirne peste e corna in un editoriale al vetriolo, ottenendo ovviamente l’effetto contrario: è da qui che la questione arriva al centro dell’attenzione pubblica. Da allora divampa il dibattito: lo schwa, conquista progressista o perversione del politicamente corretto?

Mentre il popolo di internet si divide, Vera Gheno in numerose e interviste, e in discussioni quasi quotidiane su Facebook, continua a esporre pazientemente le ragioni della proposta, riconoscendone comunque i limiti anche pratici e sottolineando che è impossibile prevedere quale soluzione si imporrà nell’uso. La polemica “schwa sì o schwa no”, insomma, rischia di lasciare il tempo che trova: ciò che è veramente centrale è la questione che sta a monte, cioè se il fatto, oggettivo, che l’italiano costringe a scegliere tra due generi (e tendenzialmente favorisce il maschile) possa favorire, magari in maniera sotterranea, un uso sessista o discriminatorio della lingua, e, se sì, come riparare; tema che si ricollega a un’altra questione a dir poco divisiva, quella dei femminili professionali (ministra, avvocata, architetta…).

L’intervento di giovedì della professoressa Gheno partirà proprio da questa constatazione del “binarismo” della lingua italiana per esplorare forme di espressione neutrali.

La conferenza sarà visibile in streaming sul canale Youtube del Dipartimento di Italian Studies della University of Toronto il pomeriggio del 3 febbraio, dalle quattro alle cinque.

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