TORONTO – Amplificare la voce degli Italiani all’estero e portare in Parlamento idee e progetti per migliorare l’Italia: è una doppia missione quella che si è dato l’onorevole Christian Di Sanzo, 40 anni, deputato del Pd eletto nella Circoscrizione Estero Nord e Centro America alle elezioni politiche dello scorso autunno.
Impegnato in un nuovo tour di incontri negli Usa e in Canada – dove ha incontrato anche il consiglio direttivo della Basilicata Society, ospite di Danny Montesano di Lido Construction – , Di Sanzo è venuto a trovarci in redazione a Toronto e gli abbiamo chiesto di tracciare un bilancio di questi primi mesi da parlamentare.
Onorevole Di Sanzo, quali sono i risultati conseguiti in questi primi mesi da parlamentare?
“Da quando sono stato eletto – risponde il parlamentare – , ho iniziato a lavorare da subito, con il mio gruppo, su una serie di temi e problemi importanti per gli Italiani all’estero, a cominciare dalla questione della legge di bilancio, visto che c’è stato un taglio di 50 milioni di euro delle risorse destinate alle strutture degli Italiani del mondo. In particolare, con i colleghi del Pd (abbiamo un parlamentare per ogni ripartizione del mondo), sono riuscito a centrare due obiettivi: l’aumento di 500 unità di funzionari consolari ed il recupero del finanziamento (circa 4 milioni di euro in tre anni) alle Camere di Commercio all’estero per la promozione del Sistema Paese e del Made in Italy. Inizialmente non eravamo riusciti a far passare un’altra cosa importante: il riadeguamento dei salari degli impiegati a contratto dei Consolati. Ma siamo riusciti a farlo due settimane fa, attraverso un emendamento al decreto legge sulla pubblica amministrazione che ha portato un incremento di 1,8 milioni di euro nel fondo degli adeguamenti salariali. Questo è un risultato importantissimo, perché gli impiegati a contratto sono pagati molto poco e quindi spesso i bandi di concorso vanno deserti o, nella migliore delle ipotesi, chi partecipa e viene assunto a contratto, pochi mesi dopo se ne va perché trova un lavoro meglio retribuito. Ora, invece, i Consolati potranno contare su una maggiore stabilità del proprio personale”.
“Purtroppo – prosegue Di Sanzo – c’è stato anche un altro taglio: quello ai finanziamenti ai Comites ed al CGIE, praticamente dimezzati. Nello scorso mese di marzo, ho partecipato ad un incontro a Vancouver con i presidenti dei Comites del Canada, che mi hanno rappresentato le loro istanze. Abbiamo fatto una battaglia in Parlamento per questo taglio, ma fino a dicembre non ci saranno cambiamenti: bisognerà attendere il nuovo budget”.
Fra i vari problemi che affliggono molti Italiani all’estero ci sono alcune questioni legate ai passaporti, alle carte d’identità…
“Verissimo e ci abbiamo lavorato, come Pd, ottenendo già alcuni risultati. Innanzitutto i passaporti (italiani). Finora, in una coppia con un figlio minore, un genitore aveva bisogno della firma dell’altro genitore per ottenere il passaporto. Una regola che causava lungaggini inutili. Adesso, grazie alle nostre pressioni, quella firma non è più richiesta. Il secondo risultato, che speriamo di ottenere a breve, è il rilascio della carta di identità elettronica agli Italiani all’estero. Al momento, la situazione è assurda: la carta di identità elettronica non si può avere né nei Consolati né in Italia dove, se sei iscritto all’Aire, ti danno solo quella cartacea. Abbiamo già fatto due interrogazioni parlamentari in proposito e abbiamo avuto anche un incontro con il ministro degli Esteri, il vicepremier Antonio Tajani, circa un mese fa, con tutti gli eletti all’estero: sia lui che il suo staff sono rimasti molto sorpresi da questa situazione, quindi confidiamo in una rapida soluzione”.
E la patente di guida italiana che, a differenza di altri patenti europee, non è riconosciuta in Ontario?
“Sì, è vero: anche questo è un problema. Ma la questione non può essere risolta dal Parlamento. Bisogna che i ministeri dei due Paesi comunichino fra di loro perché si tratta di una convenzione bilaterale e solo il governo può intervenire su questo: naturalmente faremo pressioni affinché ciò avvenga”.
Come vede l’iniziativa del Turismo delle Radici, progetto previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr)?
“L’idea è ottima, ma il governo italiano non la sta realizzando nel modo più efficace perché l’iniziativa è partita senza un adeguato coinvolgimento delle comunità degli Italiani all’estero, che poi sono i veri destinatari di tale progetto, finalizzato a riportare in Italia, come turisti, i nostri italo-discendenti. Innanzitutto, hanno assegnato ad ogni regione italiana dei coordinatori regionali dipendenti direttamente dal Ministero degli Affari Esteri: questo può causare uno “scollamento” con il sistema promozione delle regioni stesse. Poi, hanno fatto un primo bando da 4 milioni di euro, assegnando 200mila euro ad ogni regione, indistintamente. Premesso che può non essere il modo più efficace dare la stessa cifra a tutte le regioni, visto che in alcune il fenomeno dell’emigrazione è stato di gran lunga maggiore che in altre, c’è da chiedersi che senso abbia distribuire i finanziamenti per preparare offerte di ‘Turismo delle Radici’ per il 2024 quando all’estero questa iniziativa non è ancora conosciuta. Si doveva forse iniziare proprio dalla promozione del progetto all’estero. Speriamo quindi che i prossimi finanziamenti si concentrino sulla promozione dell’iniziativa all’estero, visto che il PNRR prevede 20 milioni di euro per questa iniziativa. Noi vigileremo”.
Su quali altre iniziative sta lavorando?
“Ho presentato una proposta di legge sul riacquisto della cittadinanza e ne sto preparando una su un progetto che ritengo molto interessante per gli Italiani all’estero: l’accesso alla sanità italiana. Molti concittadini, infatti, vorrebbero poter conservare il proprio medico di famiglia italiano oppure avere la possiblità di usufruire del servizio sanitario nazionale in Italia: per esempio, studenti che si trovano all’estero ma sono ancora legati al proprio medico di famiglia oppure anziani che vorrebbero passare lunghi periodi in Italia ma hanno bisogno di avere pieno accesso alle cure sanitarie in Italia. Il servizio non è attivabile a costo zero, ovviamente, perché questi concittadini non pagano più le tasse in Italia, ma basterebbe introdurre un’assicurazione pubblica, una specie di tassa calcolata in base al reddito, che consenta a queste persone di accedere al servizio sanitario nazionale italiano senza pesare in alcun modo sulle casse pubbliche”.
Qual è lo spazio politico in Italia dei deputati eletti all’estero?
“Lo spazio c’è se sappiamo ricavarcelo. Voglio dire: non dobbiamo dedicarci soltanto ai nostri concittadini all’estero ed ai loro problemi, perché siamo deputati del Parlamento Italiano a tutti gli effetti e, in quanto tali, dobbiamo portare il nostro contributo alla politica nazionale, naturalmente con la nostra particolare visione di Italiani che vivono all’estero. Questo, finora, è stato fatto poco perché molti dei rappresentanti precedenti si sono dedicati esclusivamente ai problemi del ‘proprio’ territorio (all’estero), ma è una visione sbagliata, secondo me, e vi spiego perché. Io sono ingegnere nucleare ed il Pd mi ha affidato, alla luce delle mie competenze, la mozione sull’energia nucleare e sulla transizione ecologica che poi è stata portata e votata in Parlamento. Questa mia attività diventa, indirettamente, importante anche per gli Italiani all’estero, perché se io faccio un buon lavoro anche sulle politiche nazionali la mia reputazione in Parlamento è migliore e quando vado a proporre, per esempio, un emendamento per i servizi consolari, sono più credibile e gli altri parlamentari mi appoggiano. Invece, se per tutto il mandato parlo solo dei problemi del mio distretto all’estero, beh… alla fine resto isolato e le istanze dei ‘miei’ Italiani all’estero non passano”.