OTTAWA – È iniziata ieri la prima “tornata” di udienze nell’ambito dell’inchiesta federale sulle interferenze straniere in Canada: un’inchiesta pubblica, che rende necessaria la condivisione di una serie di documenti riservati. I primi cinque giorni di udienze serviranno quindi a decidere in quale modo rendere pubbliche quelle informazioni, per preparare il terreno per le prossime udienze pubbliche che probabilmente si svolgeranno alla fine di marzo e che serviranno ad approfondire le accuse di interferenze straniere cinesi, indiane e russe nelle elezioni federali del 2019 e del 2021, con un rapporto su tali questioni previsto per il 3 maggio. L’indagine si sposterà poi su questioni politiche, esaminando la capacità del governo di individuare, scoraggiare e contrastare le interferenze straniere che prendono di mira i processi democratici del Canada. La relazione finale è prevista entro la fine dell’anno.
Il primo punto resta, comunque, l’individuazione dei metodi, dei limiti e dei potenziali impatti negativi della divulgazione al pubblico di informazioni riservate sulla sicurezza nazionale. “È una delle sfide più grandi che dovremo affrontare”, ha affermato la commissaria Marie-Josée Hogue che guiderà l’inchiesta pubblica e che ieri ha dato il via ai lavori, presentando la commissione d’indagine. Poi, oggi un gruppo di professori universitari parlerà del bilanciamento tra la sicurezza nazionale e l’interesse pubblico; domani è prevista la comparsa di ex alti funzionari del Canadian Security Intelligence Service, seguiti giovedì dall’attuale personale dell’intelligence, tra cui il direttore del CSIS, David Vigneault. Le udienze si concluderanno venerdì con gli interventi di Dominic LeBlanc, ministro della Pubblica Sicurezza, delle istituzioni democratiche e degli affari intergovernativi, nonché con le dichiarazioni conclusive dei partecipanti.
Intanto, proprio a proposito di interferenze straniere, ieri si è appreso che le autorità canadesi hanno emesso, lo scorso 28 agosto, un ordine di espulsione contro una donna cinese perché sospettata di far parte del programma di interferenza straniera di Pechino.
Come scrive Global News, infatti, l’Immigration and Refugee Board (IRB) ha stabilito che la donna, Jing Zhang, aveva lavorato per l’Ufficio per gli Affari Cinesi d’Oltremare (OCAO), che secondo l’IRB condurrebbe attività di spionaggio in Canada. La Zhang non sarebbe stata direttamente impegnata nello spionaggio ma come dipendente dell’OCAO da undici anni avrebbe contribuito a fare pressione sulla diaspora cinese. Secondo l’IRB, la Repubblica Popolare Cinese (RPC) utilizza l’OCAO per mettere a tacere il dissenso all’estero. L’organizzazione “era e rimane coinvolta nello spionaggio contro individui e gruppi presi di mira dalla RPC in Canada”, aggiunge l’IRB. Secondo le autorità canadesi, l’OCAO è uno dei numerosi gruppi a cui il Partito Comunista Cinese ha affidato il compito di eliminare “potenziali minacce e discorsi rivali che mettono in discussione il potere del Partito Comunista Cinese. Un ruolo chiave dell’OCAO è quello di raccogliere informazioni sui dissidenti e sulle minoranze etniche esterne alla Cina”, sostiene l’IRB, in particolare taiwanesi, uiguri, praticanti del Falun Gong e cittadini canadesi di origine cinese.
Il “modus operandi” sarebbe quello messo in atto dalla Zhang, che dal 2008 al 2019 è stata impiegata presso l’OCAO a Yangzhou, prima come direttore delle pubbliche relazioni e poi come direttore dei collegamenti con l’estero. La donna viaggiava all’estero per lavoro fino a quattro volte all’anno e si impegnava con “gruppi target” sia all’interno della Cina che nella diaspora, secondo quanto ricostruito dall’IRB. “Le popolazioni target includevano studenti, individui di spicco, personale e gruppi governativi e uomini d’affari”, spiega l’Immigration and Refugee Board. “Le sue attività e le popolazioni target dimostrano che stava raggiungendo gli obiettivi dell’OCAO e l’attuazione di Qiaouw”, cioè di una tattica marxista-leninista che sfrutta le relazioni interpersonali per neutralizzare i critici del Partito Comunista, secondo quanto spiega ancora l’IRB. Zhang, che ha una laurea in giurisprudenza, ha minimizzato il suo ruolo nell’OCAO, ha dato la colpa agli errori di traduzione e ha sostenuto che il Canada le aveva concesso più visti in passato senza problemi: ha negato di essere un membro dell’OCAO, ma l’IRB ha stabilito che lo era e che aveva consapevolmente partecipato alle sue attività e sostenuto i suoi obiettivi. Anche un altro ex dipendente dell’OCAO, Yong Zhang, era stato ritenuto inammissibile in Canada nel 2022. Restano tesi, insomma, i rapporti fra Canada e Cina.
Nella foto in alto: la sede dell’United Front Work Department a Pechino, del quale fa parte anche l’OCAO, l’ufficio che “controlla” i cinesi all’estero e per il quale lavorava Jing Zhang, espulsa dal Canada perché sospettata di “interferenze” (foto da Wikipedia)
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