Canada

Il ministro indiano: “Il Canada è un rifugio per i criminali”

TORONTO – Il ministro indiano non le manda a dire. E dopo avere detto che il Canada “dà legittimità agli estremisti in nome della libertà di parola”, torna a criticare aspramente il governo federale guidato da Justin Trudeau, in alcuni passaggi di una lunga intervista uscita ieri su The Economic Times.

Nell’articolo, Subrahmanyam Jaishankar – ministro degli Affari Esteri dell’India – parla di ciò che è cambiato nella politica estera dell’India negli ultimi dieci anni, affrontando vari argomenti, che vanno dai cambiamenti significativi nella politica estera sotto l’amministrazione del primo ministro Narendra Modi ai rapporti, appunto, con il Canada.

Rapporti che, com’è noto, si sono deteriorati dopo le accuse lanciate da Justin Trudeau al governo indiano immediatamente dopo la morte di Hardeep Singh Nijjar, esponente del Sikhismo e dei separatisti Khalistani, ucciso a Surrey, in British Columbia, nel giugno dell’anno scorso. Per quell’omicidio, venerdì scorso a Edmonton sono stati arrestati tre giovani di origine indiana e lo stesso Trudeau ha tenuto a sottolineare che “le indagini non sono finite”, alludendo alla volontà di accertare l’eventuale collegamento con il governo indiano, dallo stesso Trudeau dato praticamente per certo subito dopo la morte di Nijjar.

Ma “non ci sono prove”, hanno ribadito dall’India. “Ci forniscano informazioni, se ne hanno”. Concetti ribaditi anche dal ministro Jaishankar, dopo i tre arresti in Canada.

E nell’intervista uscita ieri (che potete leggere  qui), l’esponente del governo indiano è tornato sull’argomento Canada e Sikh. Alla domanda “che dire delle bande anti-India in Canada (cioè i gruppi Sikh separatisti, alcuni dei quali autori di atti terroristici, ndr) e delle richieste di estradizione in attesa?”, il ministro ha risposto: “Questa è una preoccupazione per noi. Abbiamo ripetutamente detto al Canada che, per qualche motivo, sembra essere molto aperto nel fornire un rifugio alla criminalità organizzata”. E poi ha aggiunto: “In quale Paese vedi manifesti di leader stranieri e ambasciatori accreditati con la scritta ‘ricercato’?”.

Un riferimento chiaro, quello del ministro, al cartellone messo presso il Gurdwara Nanak Dev (il Gurdwara è il luogo di culto del Sikhismo) a Surrey, in Canada, dove è stato ucciso Hardeep Singh Nijjar: il cartellone indica il primo ministro indiano Narendra Modi, lo stesso inistro degli Affari Esteri. Jaishankar. e l’alto commissario indiano a Ottawa, Sanjay Kumar Verma, come “ricercati”, “wanted”. Il cartellone è stato affisso dal comitato di gestione del Gurdwara e dal gruppo secessionista Sikhs for Justice (SFJ).

La “pacificazione” fra India e Canada appare lontanissima.


Qui sopra, la pagina dell’ET con l’intervista al ministro indiano, postata dal ministro stesso su Twitter X – @DrSJaishankar; in alto, il cartellone contro il governo indiano apparso presso il Gurdwara dei Sikh a Surrey, in British Columbia (foto dai social network)

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