TORONTO – Nessuna inversione di tendenza. L’ultima istantanea scattata da Abacus Data conferma il disastroso stato di salute dei liberali in termini di consenso, e questo nonostante la decisione di tagliare per due mesi le tasse federali sugli acquisti (GST) e la crisi provocata dalle minacce del presidente eletto Donald Trump riguardo l’attivazione di dazi doganali al 25 per cento su tutti i prodotti canadesi in entrata nel mercato americano.
Secondo l’ultimo sondaggio pubblicato ieri, il margine che divide i conservatori e il Partito Liberale non diminuisce, anzi cresce dalla precedente indagine demoscopica. Stando ad Abacus, se si votasse in questo momento il partito guidato da Pierre Poilievre raggiungerebbe quota 44 per cento, mentre i grit del primo ministro Justin Trudeau non andrebbero oltre il 21 per cento. Lo scarto tra i due partiti sale quindi al 23 per cento, un abisso che con il passare delle settimane appare sempre più incolmabile per chi si ritrova ad inseguire.
L’indagine demoscopica mette in luce come il terzo incomodo, l’Ndp guidato da Jagmeet Singh, non sia ancora in grado di capitalizzare sulle difficoltà politiche del primo ministro, rimanendo inchiodato al 20 per cento delle intenzioni di voto.
Nello specifico, rivela il sondaggio, i conservatori fanno l’en plein un po’ in tutte le aree del Paese. In British Columbia, provincia che di solito vede un Partito Liberale competitivo, i conservatori hanno ormai preso il largo, con le intenzioni di voto che raggiungono il 43 per cento. I liberali invece scendono al 16 per cento, quasi doppiati dai neodemocratici che salgono al 31 per cento. In questa provincia quindi si è rafforzata la percezione che Trudeau sia ormai fuori dai giochi e che chi voglia opporsi all’ascesa di Poilievre debba per forza di cose votare per l’Ndp.
Nelle Praterie è cappotto. Secondo Abacus, i conservatori stanno facendo terra bruciata attorno a loro, con le intenzioni di voto che hanno raggiunto percentuali stratosferiche: in Alberta il partito di Poilievre è al 63 per cento, mentre i liberali non vanno oltre il 13 per cento. In Saskatchewan e Manitoba il discorso è sostanzialmente lo stesso, con i tory al 50 per cento e i liberali al 17.
Nelle province Atlantiche abbiamo assistito a un completo ribaltamento dei rapporti di forza. In Nova Scotia, New Brunswick e Prince Edward Island, che tradizionalmente rappresentano delle roccaforti liberali, il Partito Conservatore viaggia attorno al 47 per cento, mentre i grit si fermano al 28 per cento. In Ontario, che con il numero di deputati eletti è praticamente sempre l’ago della bilancia in vista dell’esito finale del voto, Poilievre si trova al 48 per cento, mentre Trudeau è fermo al 24. Anche in Quebec la tenuta dei liberali inizia a scricchiolare, con il Bloc Quebecois saldamente in testa al 32 per cento, i conservatori in salita al 27 per cento e i liberali fermi al palo al 23 per cento.
Alla specifica domanda sull’ipotesi di rieleggere Trudeau come primo ministro, solo il 14 per cento del campione si dice favorevole: di conseguenza, del 21 per cento che ha intenzione di votare per i liberali, un terzo pensa che sia il caso di cambiare il leader in corsa per avere qualche chance di vittoria al prossimo voto federale.