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Il 69% dei cittadini
è ‘arrabbiato’ con Ford

TORONTO – È un momento decisamente negativo, politicamente, per il premier dell’Ontario, Doug Ford. Dopo il sondaggio dell’Angus Reid Institute – pubblicato nell’edizione di ieri – che relega Ford all’ultimo posto della classifica del gradimento dei premier, oggi è la volta di un’indagine dell’istituto “Pollara” che evidenzia come ben il 69% degli abitanti dell’Ontario interpellati sia “arrabbiato” con il premier per la vicenda della Greenbelt. Praticamente 7 su 10 disapprovano il fatto che il governo Ford abbia tolto più terreni dalla “cintura verde” per costruire nuove case, nonostante la crescente frustrazione per un mercato immobiliare ristretto che sta spingendo i prezzi fuori portata.

L’indagine di “Pollara” è l’ultima di una serie di sondaggi sul cosiddetto “indice di rabbia” dei cittadini e segue i severi rapporti di due agenzie di controllo legislativo sullo scandalo dello scambio di terreni da 8,28 miliardi di dollari che ha portato alle dimissioni del ministro dell’Edilizia Abitativa dell’Ontario, Steve Clark, e del suo capo di gabinetto.

Un terremoto politico che, evidentemente, ha lasciato macerie nel gradimento di Ford e del suo governo. Entrando nel dettaglio dell’indagine di “Pollara”, il 44% degli abitanti dell’Ontario si dice molto arrabbiato per la strategia politica di Ford, il 25% seccato / abbastanza arrabbiato (quindi il totale degli scontenti è, appunto, il 69%), il 25% è neutrale (il che significa che non è a favore di Ford, ma semplicemente indifferente), il 5% è abbastanza felice dell’operato del premier e soltanto l’1% approva le decisioni del premier in merito alla Greenbelt (i costruttori?). È doveroso, però, evidenziare anche che il sondaggio di “Pollara” è stato condotto – dal 23 agosto al 5 settembre – su un campione abbastanza eseguo di abitanti dell’Ontario: 513. Ma lo stesso istituto sottolinea che il margine di errore è solo del 4,5%.

L’indagine non riguarda soltanto l’Ontario e Doug Ford: è stata infatti condotta su tutto il Canada per un totale di 1.519 (margine di errore: 2,5%) intervistati ai quali “Pollara” ha chiesto per che cosa sono più arrabbiati e con chi. Quello che emerge è che il “Rage Index” (cioè il livello di rabbia) dei canadesi ha raggiunto il record proprio ora, con 7 punti in più rispetto alla “rabbia” registrata nella scorsa primavera. In particolare, il mese di settembre è stato caratterizzato da un record di rabbia nei confronti del governo federale. Motivo: l’angoscia economica, che ha a sua volta raggiunto un nuovo massimo. Anche se il tasso di inflazione è inferiore a quello di un anno fa, la percentuale di canadesi arrabbiati per l’inflazione è più alta rispetto ad un anno fa.

I più arrabbiati per i problemi economici sono i giovani canadesi e questo è dovuto in gran parte a causa del mercato immobiliare, per il quale quasi la metà (49%) dei canadesi sotto i 35 anni sono “molto arrabbiati”. Ed è comprensibile, visto che nessuna giovane coppia, né single, può permettersi di acquistare una casa in questo momento e, quindi, di progettare un futuro.

Ma a chi è rivolta questa rabbia? Al governo federale ed ai governi provinciali. Il 58% dei canadesi è arrabbiato o scontento con il governo federale e, considerato che il 27% è indifferente, le persone che apprezzano l’operato di Trudeau e compagni sono veramente pochissime: il 13% è moderamente felice e soltanto l’1% è contento. Situazione simile per i governi provinciali: il 53% è arrabbiato o scontento, il 26% è indifferente, il 17% è moderatamente felice e il 4% è contento. Stiamo parlando di governi di diverso colore, accomunati però da un fatto: lo sgradimento dei cittadini. Il problema, dunque, non è la sfiducia in questo o quel leader, questo o quel partito. È la sfiducia nella politica, ritenuta incapace di risolvere i problemi di tutti i giorni.

LEGGETE L’INTERA RICERCA QUI: Rage-Index-September-2023

Nella foto in alto, il premier Doug Ford in uno screenshot tratto da un video sulla sua pagina Twitter (Doug Ford – @fordnation): visti i sondaggi, c’è ben poco da festeggiare

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