Canada

I canadesi bocciano le politiche “trans”

TORONTO – “Disagio”. È il sentimento provato dalla maggioranza dei canadesi in merito alle politiche dell’inclusione transgender nello sport, ai trattamenti ormonali per i giovani ed ai cambiamenti di nomi e pronomi degli studenti nelle scuole. È quanto emerge da un nuovo sondaggio di Nanos Research e CTV, condotto via telefono e web tra il 28 febbraio e il 2 marzo su un campione casuale di 1.071 canadesi di età pari o superiore a 18 anni.

I sondaggisti hanno chiesto agli intervistati quale fosse il loro livello di comfort rispetto ad una varietà di argomenti relativi all’identità di genere ed all’inclusione. I risultati rivelano un’istantanea del sentimento pubblico in generale contro quelle politiche che sono diventate una vera e propria bandiera per il governo federale guidato da Justin Trudeau. E, visti i risultati, si comprendono forse ancora meglio i motivi per i quali il Primo Ministro ed il suo partito, i Liberali, sono in caduta libera nei sondaggi politici che vedono, invece, i Conservatori in nettissimo vantaggio.

Ebbene, circa il 57% degli adulti intervistati ha affermato di sentirsi a disagio, o piuttosto a disagio, con “una persona transgender che prende parte a sport organizzati per persone con la loro attuale identità di genere”. Un ulteriore 44% ha detto la stessa cosa quando gli è stato chiesto a proposito di “una persona transgender che usa il bagno o lo spogliatoio per persone con la loro attuale identità di genere”.

In una conferenza stampa a fine febbraio, il leader conservatore Pierre Poilievre aveva affermato che “gli spazi femminili dovrebbero essere esclusivamente per le donne, non per i maschi biologici”: con il senno di poi, cioè alla luce di questo sondaggio, la dichiarazione del principale oppositore di Justin Trudeau deve essere piaciuta parecchio alla maggioranza dei canadesi.

Agli intervistati del sondaggio della scorsa settimana è stato chiesto anche riguardo alle politiche sull’identità di genere riguardanti i bambini. Il 62% degli intervistati si è detto in qualche modo a disagio o piuttosto a disagio nel permettere ai canadesi di età inferiore ai 18 anni di sottoporsi a terapie ormonali, come quelle per ritardare gli effetti della pubertà, allo scopo di “cambiare il genere di una persona”. Anche su questo argomento, i Conservatori hanno già assicurato, pubblicamente, che un eventuale futuro loro governo vieterà trattamenti medicinali o chirurgici di tale genere per i bambini.

Sempre per quanto riguarda i bambini, il 64% degli intervistati ha espresso almeno un certo disagio di fronte allo scenario in cui uno studente sotto i 18 anni cambia nome o pronomi a scuola all’insaputa dei genitori.

Com’è noto, il governo provinciale del Saskatchewan guidato dal premier Scott Moe ha recentemente introdotto la Carta dei Diritti dei Genitori, che prevede il consenso dei genitori per qualsiasi modifica ai nomi o pronomi degli studenti di età inferiore ai 16 anni nelle scuole. Un’iniziativa simile è stata presa anche dalla premier dell’Alberta, Danielle Smith.

Poco dopo la sua introduzione, la “Carta” del Saskatchewan è finita al centro una sfida legale da parte di un gruppo 2SLGBTQ+ con sede a Regina. “La legislazione approvata dal governo del Saskatchewan continua a causare danni irreparabili ai giovani con diversità di genere”, sostiene il movimento 2SLGBTQ+ . Le stesse critiche sono state rivolte alla premier dell’Alberta. Ma, stando al sondaggio di Nanos e CTV, la stragrande maggioranza dei canadesi sembra stare dalla parte dei due governi provinciali. Entrambi conservatori.

Foto di No Revisions da Unsplash

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