Canada

Gli immigrati preferiscono l’Ontario al Quebec

TORONTO – Alcune province canadesi sono più “amate” di altre dagli immigrati in Canada: è quanto emerge da un nuovo rapporto di Statistics Canada, intitolato “Variazione provinciale nei tassi di permanenza degli immigrati, 2022”, che ha messo a confronto le percentuali di immigrati presenti nelle province uno e cinque anni dopo l’ammissione in Canada. Gli anni presi in esame sono 2012 e 2016.

Ebbene, l’Ontario ha registrato il tasso di permanenza più alto (93,1%) tra gli immigrati arrivati ​​nel 2016, con British Columbia (87,3%) e Alberta (84,5%) al secondo e terzo posto. Il Quebec ha registrato un tasso di permanenza su cinque anni pari all’81% tra gli immigrati arrivati ​​in Canada nel 2016: un pessimo risultato rispetto all’Ontario, che si potrebbe spiegare con il fatto che il Quebec viene usato come porta d’ingresso in Canada da chi conosce il Francese (ed è dunque favorito, avendo i francofoni dei canali preferenziali per l’ottenimento della PR – residenza permanente): poi, una volta ottenuta la PR, i “francofoni” salutano il Quebec e se ne vanno in altre province, dove magari non paleranno mai più una parola di Francese, come l’Ontario.

Le province della prateria hanno registrato consistenti cali nei tassi di fidelizzazione. Il Saskatchewan è sceso dal 72% per il gruppo del 2012 al 57,9% per il 2016. In Manitoba, questa cifra è scesa dal 75,1% al 64,1%. Anche i territori del Canada hanno registrato un calo nella permanenza degli immigrati, dal 73% del gruppo del 2012 al 64,3% degli immigrati ammessi nel 2016.

Sebbene il tasso di fidelizzazione complessivo nelle province atlantiche sia stato inferiore rispetto ad alcune delle province più grandi, le tendenze sono state ampiamente positive per la costa orientale del Canada, con un aumento sia del New Brunswick che della Prince Edward Island.

Le tendenze differiscono anche in base alle categorie di immigrazione. Il rapporto afferma che il 91,7% degli immigrati sponsorizzati da familiari e l’84,4% dei rifugiati ammessi nel 2016 hanno presentato dichiarazione dei redditi nella stessa provincia cinque anni dopo l’ingresso. Il tasso di permanenza è stato inferiore (77,9%) per i migranti economici nel gruppo del 2016, in calo (82,1%) rispetto al gruppo del 2012.

Un altro dato che emerge è che il Canada atlantico ha registrato una maggiore permanenza dei nuovi arrivati ​​da quando è stato lanciato il Programma pilota sull’immigrazione atlantica (AIPP) nel 2017. L’aumento dei tassi di permanenza è esponenziale. La Nova Scotia ha registrato l’aumento più elevato, passando da un tasso di permanenza su un anno del 21,5% per il gruppo del 2016 al 63,9% nel 2020, un salto di oltre 42 punti percentuali. Il New Brunswick ha visto il suo tasso di fidelizzazione passare dal 50% per gli immigrati ammessi nel 2016 al 65,8% nel 2020. L’aumento del tasso di permanenza annuale di Terranova e Labrador è stato ancora più elevato, dal 31,3% per gli immigrati qualificati ammessi nel 2016 al 50% per quelli ammessi nel 2020.

Alcuni programmi di immigrazione, dunque, sembrano funzionare mentre altri, come la corsia preferenziale per chi parla il Francese, servono evidentemente soltanto come “cavallo di Troia” per chi vuole stabilirsi in Canada pur non avendo qualifiche o “skills” che possano contribuire alla crescita del Paese.

Nella foto in alto, l’aeroporto di Montreal, in Quebec (foto da Twitter X – @yulaeroport)

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