TORONTO – È un mondo ostile. Da quando le nostre madri ci hanno introdotto per la prima volta alla luce della Natura, noi e coloro che ci circondano, lottiamo per definire la nostra essenza, il nostro Essere. Non ci vuole molto per scoprire che la lotta riguarda chi siamo e chi diventiamo. È un percorso il cui cammino è pieno di insidie, delusioni e successi. In Natura, gli osservatori tendono a riferirsi a questo processo come alla “sopravvivenza del più adatto”.
È una prospettiva piuttosto cinica sulla vita: sei ciò che diventi mentre ti adatti o entri gradualmente nell’“oggi”, privato degli attaccamenti psico-emotivi verso le persone intorno a te. Non ci sono regole, né linee guida, perché la Natura ha stabilito che “mors tua, vita mea”, tranne per il fatto che la Natura ha fornito alcune salvaguardie rendendo alcune creature più interdipendenti di altre.
Gli esseri umani, ad esempio, hanno evoluto e sviluppato alcuni precetti morali, successivamente legali, per mitigare e moderare il comportamento umano a vantaggio comune. Quei codici, i “principi religiosi (obblighi reciproci)”, sono emersi dal concetto “io faccio questo per te se tu fai quello per me”. In alcuni ambienti questo è un patto per l’appartenenza al collettivo, a una società particolare.
Solo di recente siamo arrivati ad accettare che si possa appartenere a più di una società: in termini politici, essere cittadino di più di uno Stato, di un Paese, allo stesso tempo. In altre parole, condividere equamente la lealtà tra varie entità [altrimenti] concorrenti. Per inciso, io ho un solo passaporto politico. Esercito la mia partecipazione al processo decisionale in un solo Paese, anche se molti altri potrebbero accogliermi in mezzo a loro.
Nell’affiliazione religiosa, l’adesione [lealtà] a un dato insieme di principi determina il tuo Essere. Questi principi rafforzano “ciò che si dovrebbe essere”. Se si tende a fare qualcosa di diverso, si diventa qualcos’altro. Giudizio a parte, ogni genitore (o la stragrande maggioranza di essi) tenta di dotare i propri figli dei principi guida e delle competenze necessarie per massimizzare gli aspetti positivi della vita nell’ambiente che riconoscono. È un lavoro non facile.
Anche Papa Francesco, leader/capo della più grande entità religiosa del mondo, i cui aderenti sono più numerosi e diffusi di ogni altro, ha imparato che alcuni vocaboli impegnati a spiegare quella dinamica sono destinati a offendere qualcuno. Ciò è particolarmente vero quando l’oratore (in questo caso, il Papa) scivola in un vernacolo, non il suo, per trasmettere un’impressione offuscata dalla scarsa qualità del vocabolario – anche se è stato mormorato a porte chiuse. Si è sentito obbligato a chiedere scusa a coloro che avrebbero potuto sentirsi offesi.
Non ha modificato i principi della Chiesa. In sostanza, ha affermato che non riflette la realtà se si insiste a diventare qualcosa di diverso da ciò che riconosciamo come condotta ottimale per ciò che siamo. Se un individuo rifiuta le linee guida della Chiesa, significa che quella persona non ne è un membro puro e semplice, di quella Chiesa. In Canada, professiamo di vivere in una società multiculturale in cui non imponiamo l’adesione a nessun gruppo particolare – e questo sarà materiale per un altro articolo.
Foto di Ágatha Depiné da Unsplash