Il Commento

Grandi aspettative e più grande resilienza

TORONTO – Se fossi stato una figura politica canadese negli anni ’50, avrei acquistato i diritti della canzone Casetta in Canadà, Festival di San Remo, 1957, e avrei investito nella sua distribuzione tra nazioni e popoli desiderosi di una vita migliore altrove (qui per essere precisi). Il nostro Paese sarebbe stato invaso da immigrati caratterizzati dal loro ottimismo, grinta, e coraggio, proprio come il protagonista della canzone.

Il soggetto, Martino, si era costruito una casetta nel Canada [del dopoguerra]. Il suo ambiente era idilliaco, per usare un eufemismo: con piscine, pesci e tanti lillà. Le viste e le fragranze avrebbero attirato, e lo hanno fatto, l’attenzione e l’ammirazione delle donne, che non hanno potuto fare a meno di ooh e aah la loro approvazione: che bella casetta in Canada! Chi potrebbe chiedere di più?

L’Italia del dopoguerra, e l’Europa in generale, avevano difficoltà a offrire qualcosa di più di un’opportunità di trovare lavoro e sacrificio in un ambiente spesso discriminatorio, se non opprimente, certo non sicuro. Molti Paesi che si sono avvalsi della manodopera a basso costo residente in Italia (e in altri luoghi) non hanno consentito la proprietà immobiliare, il matrimonio con gente del posto o l’acquisizione della residenza permanente – tanto meno della cittadinanza.

Grazie a mio zio vivevamo in una casetta simile in Canada, insieme ad altre due famiglie, in una strada dove i bambini erano più numerosi delle formiche nel giardino. Non c’erano piscine né pesci, ma il profumo dei lillà era fortissimo.

I cantautori non erano degli sciocchi irrealistici. La rappresentazione di questo piccolo paradiso nel lontano Nord America (a 10 giorni di nave attraverso l’Atlantico) era destinata a suscitare invidia e disprezzo da parte dei locali non immigrati che, come Pinco Panco: per dispetto… l’incendiò.

Il povero Martin “ha perso tutto” – signore e casa, si suppone che, negli anni Cinquanta, fossero interdipendenti – Martino poveretto senza casa lui restò. Niente più casa. È ora di arrendersi e tornare indietro oppure lottare contro il sistema politico per le sue ingiustizie? Erano gli anni Cinquanta. I sospetti e le animosità in tempo di guerra erano reali e duraturi (grazie al War Measures Act del 1940 ed alla sua classificazione degli italiani come “alieni nemici”).

Nessuno lo avrebbe biasimato se avesse colto il suggerimento, considerandolo un cattivo investimento e riprendendo la nave successiva. Dopotutto, molti dei suoi connazionali che avevano optato per un ospite europeo si sono ritrovati in una posizione simile, ma senza le dame ed i lillà.

E allora cosa fece? voi tutti chiederete. È un segreto di vita da condividere solo sussurrando: Questa la sorpresa che in segreto vi dirò. La melodia allegra e vivace anticipa la risposta… una porta si chiude, altre si aprono – ne ha ricostruita un’altra: Lui fece un’altra casa piccolina in Canada.

Aveva lo stesso feeling dell’originale, con gli stessi risultati con le donne altrettanto espressive: che bella la casetta in Canada.

La canzone divenne un grande successo nel genere emergente della musica pop tra giovani e meno giovani perché raccontava la storia del “personaggio” di fronte alle avversità e alla ricompensa dovuta al duro lavoro. Il messaggio era così chiaro che la canzone divenne anche una popolare canzoncina per bambini, con un ritornello accattivante e una musica piacevole, fluida e semplice.

Accampamenti o non. La vita è ciò che fai, in Canada. Ho un paio di alberi di lillà nel mio cortile per ricordarmelo.

Qui sotto, il video della versione originale della canzone (1957) e, a seguire, il testo

Casetta in Canadà (il testo)

Quando Martin vedete solo per la città

Forse voi penserete dove girando va

Solo, senza una meta

Solo ma c’è un perché

Aveva una casetta piccolina in Canadà

Con vasche, pesciolini e tanti fiori di lillà

E tutte le ragazze che passavano di là

Dicevano: “Che bella la casetta in Canadà”

Ma un giorno, per dispetto, Pinco Panco l’incendiò

A piedi poveretto senza casa lui restò

“Allora cosa fece?” Voi tutti chiederete

Ma questa è la sorpresa che in segreto vi dirò

Lui fece un’altra casa piccolina in Canadà

Con vasche, pesciolini e tanti fiori di lillà

E tutte le ragazze che passavano di là

Dicevano: “Che bella la casetta in Canadà”

Aveva una casetta piccolina in Canadà

Con vasche, pesciolini e tanti fiori di lillà

E tutte le ragazze che passavano di là

Dicevano: “Che bella la casetta in Canadà”

E tante, tante case lui rifece, ma però

Quel tale Pinco Panco tutte quante le incendiò

“Allora cosa fece?” Voi tutti lo sapete

Lui fece un’altra casa piccolina in Canadà

Con vasche, pesciolini e tanti fiori di lillà

E tutte le ragazze che passavano di là

Dicevano: “Che bella la casetta in Canadà”

Dicevano: “Che bella la casetta in Canadà”

 

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