Canada

Costco: “Sì al ‘codice’ sui prezzi, ma deve valere per tutti”

TORONTO – Ormai è una barzelletta. Da una parte, il governo federale che da mesi spinge per convincere le grandi catene di distribuzione alimentare ad adottare un “codice di condotta” per regolamentare i prezzi, minacciandole di “provvedimenti penalizzanti”. Dall’altra parte, le stesse catene alimentari che, a turno, dichiarano: “Io il codice di condotta lo adotterei volentieri, ma devono adottarlo anche tutte le altre compagnie, altrimenti non se ne fa nulla”: E, naturalmente, l’iniziativa non decolla.

Questa volta a fare la parte del “buono” è stato il colosso Costco: un dirigente dell’azienda ha infatti dichiarato che la compagnia sarebbe disponibile a sostenere il “codice di condotta”, ma non dispone ancora di dettagli sufficienti per prendere una decisione e, soprattutto, ritiene “necessario che tutti partecipino e che tutti noi lo si consideri vantaggioso per i consumatori”, ha detto Pierre Riel, vicepresidente esecutivo e direttore operativo di Costco Wholesale International e Canada. Cosa che, probabilmente, non avverrà mai, visto che il “codice di condotta” , in fase di sviluppo dal 2021, è in un vicolo cieco poiché sia ​​Loblaw che Walmart finora si sono rifiutati di sottoscriverlo nello stato attuale.

Pierre Riel, peraltro, ha fatto notare che la sua società non è stata invitata a partecipare direttamente alle discussioni sul “codice” ma è stata coinvolta attraverso il Retail Council of Canada (RCC), un’associazione senza scopo di lucro che rappresenta i rivenditori, compresi i negozi di alimentari canadesi.

“Questo codice di condotta non è un problema per noi”, ha detto Riel ai parlamentari, martedì, in una riunione della commissione permanente per l’agricoltura e l’agroalimentare. “Non vediamo l’ora di rivedere i dettagli di come funzionerà il codice giorno per giorno, chi parteciperà, come verranno risolte le controversie e, in definitiva, come il ‘codice’ influirà sui prezzi dei prodotti alimentari” ha detto Riel, aggiungendo però che al momento Costco non dispone di informazioni sufficienti per poter dire se accetterà o meno il “codice” e che sta aspettando eventuali aggiornamenti da parte dell’RCC. “Sarebbe prematuro dire oggi che parteciperemo quando non abbiamo ancora definito tutti i dettagli”, ha detto Riel, sottolineando che il “codice” dovrebbe applicarsi all’intero settore. Cioè: tutti dovrebbero accettarlo.

Della stessa idea è Sylvain Charlebois, ricercatore alimentare e direttore dell’Agri-Food Analytics Lab della Dalhousie University, molto noto sul web come The Food Professor. “Il ‘codice’ non funzionerà senza la partecipazione obbligatoria di tutti gli attori del settore”, ha affermato Charlebois. “Non riesco a vedere questo ‘codice’ funzionare senza Loblaw e Walmart”, ha aggiunto The Food Professor, confrontandosi con i parlamentari.

Nel dicembre del 2023, il presidente di Loblaw, Galen G. Weston, ed il CEO di Walmart Canada, Gonzalo Gebara, avevano dichiarato di non essere disposti a firmare il “codice” nella sua forma attuale, affermando che avrebbe aumentato i prezzi invece che diminuirli. Weston, in particolare, aveva affermato che secondo Loblaw l’applicazione del “codice” aggiungerebbe 1 miliardo di dollari in costi alla catena di fornitura, che verrebbero poi trasferiti sui consumatori. Gebara ha a sua volta dichiarato che la burocrazia aggiuntiva necessaria per applicare il “codice” finirà per aumenterà i costi che poi si riverseranno sui consumatori.

Intanto, secondo i dati di Statistics Canada pubblicati a gennaio, i prezzi dei generi alimentari sono aumentati del 4,7% su base annua a dicembre, lo stesso ritmo registrato nel mese precedente. E il “teatrino” continua…

Foto di Tara Clark da Unsplash

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