Canada

Rifiutò il vaccino:
licenziato e senza sussidio

TORONTO – Ha rifiutato di farsi vaccinare contro il Covid-19 e di sottoporsi al test dell’antigene per il virus ed è stato licenziato dal suo lavoro in alcuni ospedali della GTA. Poi gli è stata negata anche la disoccupazione, perché “licenziato per cattiva condotta”. A nulla gli è servito impugnare tale decisione, perché la Corte Federale si è pronunciata contro di lui, affermando che il motivo del suo licenziamento soddisfaceva la definizione di “cattiva condotta” della legge sull’EI (Employment Insurance).

Lui è Anthony Cecchetto, (ormai ex) dipendente della Lakeridge Health che gestisce diversi ospedali intorno a Toronto. Ma è solo uno dei tanti. Decine di lavoratori canadesi sono infatti stati licenziati per aver rifiutato di vaccinarsi, hanno presentato ricorso contro le decisioni di respingere le loro richieste di benefici dell’EI e, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno perso.

Cecchetto ha sempre sostenuto che i suoi diritti erano stati violati sulla base delle sue scelte mediche, dell’interferenza con la sua integrità fisica e del fatto che aveva rifiutato il consenso per le cure mediche. Ha anche affermato che la Lakeridge Health non aveva spiegato adeguatamente le conseguenze disciplinari della propria politica anti-Covid. Ma le regole dell’EI dicono che qualcuno licenziato “per cattiva condotta” non può ottenere benefici. E la Corte Federale doveva solo decidere se Cecchetto fosse stato licenziato dopo aver violato intenzionalmente le regole del suo datore di lavoro, mettendo tutte le altre questioni al di fuori della propria competenza.

Sono molti i casi che hanno visti contrapposti i diritti individuali e le regole anti-Covid. Laddove i sindacati hanno cercato di ribaltare completamente l’obbligatorietà dei vaccini, hanno inevitabilmente perso, in particolare nei luoghi di lavoro sensibili ed in presenza. Ma ci sono state anche alcune eccezioni come il caso, dell’anno scorso, relativo ad un’azienda di distribuzione elettrica che non poteva ragionevolmente richiedere la vaccinazione dei dipendenti che lavoravano da casa invece di interagire di persona con altri lavoratori o con il pubblico: in quel caso, i lavoratori hanno avuto la meglio.

C’è poi il paradosso, oggi, innescato dell’eliminazione – in moltissimi casi – della vaccinazione obbligatoria: i lavoratori licenziati per mancata vaccinazione non dovrebbero, a questo punto, essere reintegrati?

Foto di Towfiqu barbhuiya su Unsplash

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