Canada

Caro cibo, canadesi sempre più in difficoltà

TORONTO – Quasi due terzi dei canadesi ritengono che l’inflazione nei negozi di alimentari stia peggiorando, anche se i dati suggeriscono che stia rallentando. È quanto risulta da un nuovo sondaggio Leger secondo cui quasi il 30% dei canadesi ritiene che l’inflazione alimentare sia stata causata principalmente dai negozi di alimentari che cercano di aumentare i margini di profitto. Un altro 26% pensa che sia dovuto principalmente a fattori economici globali, mentre uno su cinque dà la colpa al governo federale.

L’inflazione dei generi alimentari è stata dell’1,4% ad aprile e ha contribuito a far scendere l’inflazione complessiva al 2,7%, ha affermato Statistics Canada. Tuttavia, anche un’inflazione bassa significa che i prezzi continuano a salire. E negli ultimi tre anni, secondo l’agenzia, i prezzi dei generi alimentari sono aumentati del 21,4%.

Ma i principali negozi di generi alimentari hanno affermato però di non aver tratto indebiti profitti dall’inflazione.

Non ne sono convinti i canadesi: questo mese un gruppo di consumatori ha infatti organizzato un boicottaggio dei negozi di proprietà di Loblaw a causa della frustrazione dovuta all’aumento del costo del cibo.

Sette canadesi su 10 intervistati hanno dichiarato di essere consapevoli del boicottaggio in corso, e il 58% ha dichiarato di sostenerlo, ma solo il 18% afferma che loro o qualcuno nella loro famiglia sta prendendo parte al boicottaggio.

Circa la metà dei canadesi ritiene ingiusto che il boicottaggio prenda di mira solo Loblaw, e quasi due terzi degli intervistati non pensano che il boicottaggio avrà un effetto sui prezzi dei generi alimentari. I residenti delle città sono più propensi a dire che il boicottaggio aiuterà ad abbassare i prezzi, con quasi tre quarti dei canadesi che vivono nelle aree rurali che credono che il boicottaggio non avrà alcun impatto sui prezzi.

Tra i partecipanti al boicottaggio, il 40% afferma di rivolgersi a un “grande negozio di alimentari” come Costco o Walmart, il 31% afferma di acquistare a un’altra catena di alimentari nazionale come Sobeys o Save on Foods, e il 23 per cento ha dichiarato di fare la spesa in un negozio di alimentari locale indipendente.

In alto, un negozio Loblaw (Wikipedia)

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