Canada

La recessione può aspettare:
il Pil canadese cresce
anche se di poco

TORONTO – La recessione può attendere, almeno qui in Canada. La conferma arriva dall’istantanea scattata da Statistics Canada sulla nostra economia in un rapporto presentato ieri che mette in luce come a novembre il Prodotto interno lordo del nostro Paese abbia registrato una crescita dello 0,1 per cento. Un aumento contenuto, certo, ma non una contrazione come invece era stato previsto da alcuni economisti.

Per dicembre, che alcuni scenari si sarebbe dovuto registrare un rosso, i primi dati preliminari raccolti da StatsCan parlano di un’economia a crescita zero: anche in questo caso non certo un dato entusiasmante, ma allo stesso tempo si dovrebbe evitare il segno meno per un altro mese. Nel terzo trimestre dello scorso anno – ultimo dato definitivo, in attesa dei numeri finali di dicembre – il Prodotto interno lordo canadese è cresciuto del 2,9 per cento su base annua, un valore al ribasso rispetto a quanto era stato messo in preventivo da Bank of Canada e dal governo federale, che invece prevedevano una crescita del 3,8 per cento.

Alla luce di questi nuovi dati, è evidente come l’impatto dell’inflazione in Canada abbia pesato, e molto, sulla nostra economia, in numerosi comparti produttivi. Il repentino aumento del costo della vita ha azzoppato il potere d’acquisto delle famiglie, mentre le imprese hanno tirato il freno a mano sul fronte degli investimenti. Allo stesso tempo la politica monetaria adottata dalla Banca Centrale, con otto rialzi consecutivi dei tassi d’interesse – arrivati al 4,50 per cento – ha frenato l’ondata inflattiva da un lato, ma dall’altro ha ridotto ancora maggiormente le spese dei consumatori e la richiesta di prestiti da parte delle aziende.

È quindi con questi dati contraddittori che la nostra economia si affaccia al 2023, in attesa della tanto preannunciata recessione che secondo la maggioranza degli economisti dovrebbe arrivare nei prossimi mesi, ma della quale restano da capire durata e profondità.

Allo stesso tempo, l’economia canadese si rimette in linea con quella globale: le prospettive economiche mondiali sono meno cupe di qualche mese fa. Secondo il Fondo Monetario Internazionale nell’aggiornamento del Weo (World Economic Outlook), “la crescita globale rallenta ma è migliore delle previsioni”.

L’Fmi ha sottolineato come il Pil globale dovrebbe crescere al 2,9 per cento (in rallentamento rispetto al 3,4 per cento dell’anno scorso) quest’anno per poi aumentare al 3,1 per cento nel 2024. La previsione per il 2023 è di 0,2 punti percentuali superiore a quella stimata in autunno ma al di sotto della media storica (2000-19) del 3,8 per cento. “Il rialzo dei tassi delle banche centrali per contrastare l’inflazione e la guerra della Russia contro l’Ucraina continuano a pesare sull’attività economica”, spiega l’Fmi. La diffusione del Covid-19 in Cina ha frenato la crescita nel 2022, ma la recente riapertura spiana la strada per una ripresa più rapida del previsto. L’inflazione globale dovrebbe scendere dall’8,8 per cento del 2022 al 6,6 per cento del 2023, al 4,3 per cento del 2024, ancora al di sopra dei livelli pre-pandemia (2017-19) di circa il 3,5 per cento.

Il Pil italiano crescerà dello 0,6 per cento nel 2023 e dello 0,9 per cento nel 2024. Il Fondo Monetario Internazionale rivedendo al rialzo le stime di crescita per l’anno in corso e al ribasso per il prossimo. Per il 2022 la stima del Fondo è pari a un +3,9p er cento. Per quanto riguarda l’Eurozona, il Fondo prevede una crescita dello 0,7 per cento quest’anno (0,2 punti percentuali superiore a quella prevista nel Weo di ottobre) e all’1,6% nel 2024 (-0,2 su ottobre). La crescita della Germania sarà quasi ferma quest’anno (+0,1 per cento, 0,4 punti rispetto a ottobre) per poi accelerare nel 2024 all’1,4 per cento (-0,1). Le previsioni sulla Francia sono invece in linea con quelle autunnali: Pil 2023 allo 0,7% e all’1,6% nel 2024.

Negli Stati Uniti, infine, il Pil nel 2023 dovrebbe attestarsi all’1,4 per cento, +0,4 punti percentuali rispetto alle previsioni di ottobre, per poi scendere all’1per cento nel 2024, in calo rispetto all’1,2% previsto in autunno (-0,2 punti percentuali).

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