OTTAWA – Continua la grande fuga dal Partito Liberale. Quattro ministri attualmente in carica nel governo guidato da Justin Trudeau hanno informato il primo ministro della loro intenzione di non ricandidarsi alle prossime elezioni federali, in programma nell’ottobre del 2024. Si tratta di Marie-Claude Bibeau, minisitro delle Risorse Naturali, Carla Qualtrough (Sports), Filomena Tassi (Sviluppo Economico del Sud dell’Ontario) e Dan Vandal (Affari del Nord).
Di conseguenza Trudeau sarà costretto a rimettere le mani e mischiare le carte nella sua squadra di governo, con massiccio rimpasto dell’esecutivo che sarà annunciato entro pochi giorni.
La clamorosa dipartita dei quattro componenti del governo rappresenta l’ennesimo macigno che cade sul primo ministro, che la prossima settimana dovrà affrontare il caucus liberale nel quale un numero imprecisato di deputati – tra i venti e i quaranta, secondo numerose fonti – gli chiederà formalmente di farsi da parte, dimettersi dalla guida del Paese e dal partito, e di permettere ai liberali di avere un tempo sufficiente per dotarsi di una nuova leadership in vista del prossimo appuntamento alle urne. È da settimane che sta girando un documento tra le fila dei parlamentari liberali nel quale vengono chieste le dimissioni.
Per ora il primo ministro ha sempre escluso l’ipotesi di gettare la spugna, minimizzando le clamorose sconfitte nelle elezioni suppletive a Toronto St. Paul’s e a LaSalle-Émard-Verdun ribadendo la sua intenzione a guidare il partito fino alle prossime elezioni. Ora resta da capire se l’ennesimo scossone interno, unito alle disastrose notizie che continuano ad arrivare dai sondaggi che certificano il distacco di una ventina di punti dai conservatori di Pierre Poilievre, potrà avere delle conseguenze immediate sulla leadership del partito o se il primo ministro continuerà ad andare avanti per la sua strada.
Sta di fatto che sono ormai troppi gli indicatori che confermano come il Partito Liberale sia attraversato da spaccature e divisioni che ruotano tutte attorno al ruolo presente e futuro dell’attuale primo ministro. Per ora sono stati due i deputati federali che sono usciti allo scoperto chiedendo al leader grit di farsi da parte, per il bene del partito e del Canada. Fino a questo momento Trudeau ha fatto le orecchie da mercante anche alla semplice richiesta, avanzata questa estate da alcuni mp, di avviare una procedura di revisione della sua leadership, che rappresenta il primo passo per una eventuale richiesta di dimissioni.
Nel frattempo continua la polemica a distanza con Poilievre, dopo la deposizione del primo ministro alla commissione che indaga sulle interferenze straniere in Canada. Trudeau ha apertamente detto che secondo i documenti in suo possesso alcuni deputati ed ex parlamentari conservatori hanno subito o sino stati attivi agenti di ingerenze di un governo estero. Un’accusa questa che è stata respinta dal leader conservatore che, a differenza degli altri leader delle opposizioni, si è rifiutato di controllare la lista di parlamentari al centro dello scandalo.
La motivazione: una volta letta la lista, la legge gli avrebbe impedito di parlarne pubblicamente. Ma il rischio è altrettanto alto: non ci sono garanzie che eventuali deputati implicati nella vicenda non saranno candidati alle prossime elezioni federali.
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