Canada

È allarme, la variante Omicron
fa paura

TORONTO – I funzionari sanitari stanno lanciando l’allarme poiché la variante Omicron del Covid-19 ha più di trenta mutazioni. I ricercatori suggeriscono che si stia diffondendo due volte più velocemente della variante Delta.

Alcuni esperti medici teorizzano che Omicron abbia raccolto materiale genetico da altri virus che causano il comune raffreddore, rendendo potenzialmente questo ceppo più trasmissibile. Mentre molte incognite rimangono con la nuova variante, le paure e le ansie delle persone circa la gravità della malattia che l’accompagna e su quanto Omicron possa essere letale, sono cresciute.

Altri temono che un aumento delle infezioni possa mettere a dura prova il sistema sanitario. Le pressioni aggiuntive si sono riversate sul personale sanitario che ha curato i pazienti attraverso successive “ondate di Covid”.

Il Science Table dell’Ontario avverte che il sistema di terapia intensiva della provincia “attualmente non ha la capienza per accogliere un’impennata come ha fatto durante le ondate 2 e 3”. Gli scienziati attribuiscono ciò al “peggioramento della carenza di personale, al burnout degli operatori sanitari e agli sforzi di rimettere in sesto il sistema sanitario”.

Nel frattempo, i funzionari sanitari sottolineano l’importanza della vaccinazione contro il Covid-19 per ridurre il rischio di esiti gravi. Secondo un rapporto completo del Public Health Ontario, Confirmed cases of Covid-19 following vaccination in Ontario, i dati raccolti tra il 14 dicembre 2020 e il 14 novembre 2021, mostrano un totale di 22.009 casi di Covid-19 che hanno richiesto il ricovero in ospedale durante questo periodo di un anno (vedi grafico 1).

Di quei pazienti ricoverati in ospedale a causa dell’infezione da Covid-19, la maggioranza, il 91%, non era vaccinata. Il 6% dei pazienti (1.407) era parzialmente vaccinato, avendo ricevuto una dose delle due dosi di vaccino. Se si considerano i 603 pazienti completamente vaccinati che hanno richiesto il ricovero in ospedale, tale cifra scende ad appena il 3% di tutti i pazienti ricoverati per Covid-19.

Nella prima fase del lancio del vaccino, gli anziani di età pari o superiore a 80 anni hanno avuto la priorità per l’immunizzazione. Gli esperti sanitari considerano le persone in questa fascia di età più vulnerabili. Di solito, hanno un sistema immunitario più debole e spesso mostrano condizioni mediche preesistenti, che possono renderli più suscettibili a gravi infezioni che richiedono il ricovero in ospedale.

Ad esempio, in quell’anno, più di 3.800 anziani non vaccinati di età superiore agli 80 anni hanno richiesto il ricovero ospedaliero (vedi grafico 2). Nel caso di coloro che sono stati parzialmente vaccinati, il numero di ricoveri precipita a 637 casi. Il numero degli anziani della stessa fascia di età completamente vaccinati e ricoverati in ospedale a causa del Covid-19 scende a 237.

Man mano che l’età dei più giovani viene infettata dal Covid-19, anche il numero di pazienti ricoverati che ricevono almeno una dose del vaccino sembra diminuire significativamente. Ad esempio, circa lo stesso numero di persone non vaccinate sulla sessantina al pari di quelli di età superiore agli ottant’anni, ha richiesto il ricovero in ospedale dopo aver contratto il virus. Tuttavia, solo 231 pazienti parzialmente vaccinati sui 60 anni hanno richiesto il ricovero in ospedale, rispetto a soli 117 che erano considerati completamente vaccinati.

I numeri continuano a scendere tra i vaccinati man mano che diminuisce l’età dei pazienti ricoverati con Covid-19.

Il prossimo articolo esaminerà più da vicino lo stato vaccinale tra i pazienti di Covid ricoverati con dati che dettagliano la gravità dell’infezione e quanti finiscono in terapia intensiva.

(traduzione in italiano a cura di Mariella Policheni)

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