La lotta alla pandemia

Brevetti per i vaccini: Usa e Ue
si mobilitano, Ottawa prende tempo 

TORONTO – L’umanità sta affrontando la più grave minaccia dell’ultimo secolo. Il Covid-19, secondo gli ultimi dati della Johns Hopkins University, fino a questo momento ha infettato oltre 155 milioni di persone su scala mondiale, uccidendone oltre 3,2 milioni.

In tempi record, convogliando risorse umane e finanziarie senza precedenti, siamo stati in grado di sviluppare numerosi vaccini che si sono dimostrati efficaci e sicuri. Fino questo momento nel mondo sono state somministrate 1,2 miliardi di dosi. Laddove la campagna di vaccinazione è più avanti – Israele e Gran Bretagna – la morsa della pandemia si è velocemente allentata, con il crollo verticale di nuovi contagi, ricoveri in ospedale e decessi.

L’umanità, insomma, ha un’arma capace di contrastare il Covid e debellarlo.

Il problema è che la comunità internazionale, in questi mesi, è stata messa davanti a un dilemma: è più importante la difesa della proprietà intellettuale – in questo caso i brevetti dei vaccini in mano alle compagnie farmaceutiche – o la salute e la sicurezza della popolazione mondiale?

Fino a questo momento, i principali attori geopolitici internazionali hanno optato per la prima opzione, facendo muro di fronte alle richieste di India, Sudafrica e un centinaio di altri Paesi, che invece chiedevano di mettere da parte i brevetti dei vaccini e permettere alle aziende che si occupano di farmaci generici di produrre il vaccino.

Ma nelle ultime ventiquattrore il muro si è incrinato. Mercoledì è stata l’amministrazione americana a prendere una posizione forte sul tema, in forte discontinuità con l’ex presidente Donald Trump. Gli Stati Uniti hanno annunciato di essere favorevoli a rimuovere le protezioni dei brevetti per i vaccini contro il Covid e si impegneranno in questo senso nei negoziati in corso presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO).

“Si tratta di una crisi sanitaria mondiale e le circostanze straordinarie della pandemia invocano misure straordinarie”, ha spiegato così la decisione dell’amministrazione Biden, in un comunicato, la rappresentante Usa per il commercio Katherine Tai. “L’amministrazione Biden crede fermamente alle protezioni della proprietà intellettuale ma per mettere fi – ne a questa pandemia sostiene la revoca di certe protezioni per i vaccini anti Covid”, ha sottolineato.

Ieri sono arrivate ulteriori aperture dal Vecchio Continente. “L’Unione europea – ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen – è disponibile a discutere ogni proposta che affronti la crisi in maniera efficace e pragmatica. E per questo motivo siamo pronti a discutere come la proposta statunitense di sospendere la protezione della proprietà intellettuale per i vaccini anti-Covid possa aiutare a raggiungere tale obiettivo”.

In realtà si tratta di un cambiamento di posizione prudente ma estremamente significativo, visto che i vertici dell’Unione europea in passato si erano allineati al niet di Washington. Gli Usa, assieme all’Ue, si erano infatti opposti in sede WTO a una proposta dello stesso tipo avanzata dai Governi di India e Sudafrica e sostenuta da un centinaio di Paesi.

La numero uno della Commissione europea, così come i rappresentanti dell’amministrazione statunitense, per mesi ha avvertito sull’inefficacia della misura pensata per aumentare la produzione e rendere accessibili le dosi ai Paesi a basso reddito.

I capi di Stato e di Governo dell’Ue ne discuteranno al summit informale di questo fine settimana a Porto, in Portogallo.

Ieri sul tema è intervenuto anche Mario Draghi. “I vaccini sono un bene comune globale – ha detto il premier italiano – È prioritario aumentare la loro produzione, garantendone la sicurezza, e abbattere gli ostacoli che limitano le campagne vaccinali”.

Anche il presidente francese Emmanuel Macron si è associato agli altri leader che si sono espressi in favore della cancellazione dei brevetti per i vaccini contro il covid. “I vaccini sono un bene comune globale – ha ripetuto – quello che rende difficile l’accesso ai vaccini è il trasferimento di tecnologia e la capacità di produzione”.

E il Canada? Per ora il primo ministro Justin Trudeau non è intervenuto sull’argomento, lasciando alla ministra del Commercio Estero Mary Ng la presa di posizione che in realtà gira attorno alla questione senza prendere una posizione precisa. “Il Canada – ha dichiarato Ng – continua a lavorare con i suoi partner internazionali e sostiene attivamente gli sforzi in sede WTO per accelerare la produzione e la distribuzione dei vaccini”. Un po’ poco, insomma. Adesso che gli Usa e l’Ue sono usciti allo scoperto, anche il Canada dovrà fare una scelta di campo.

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