TORONTO – Aumenta tutto: la spesa, la benzina, le rate dei mutui e dei finanziamenti. Ma ci sono due cose, soltanto due, il cui prezzo è rimasto invariato (o, addirittura, è sceso) negli ultimi mesi: le banane e la marijuana.
Il prezzo delle prime è stagnante ($ 1,68 al chilo) da parecchi mesi: grazie alla loro “versatilità” (prosperano tutto l’anno, il loro approvvigionamento è continuo e non hanno grossi problemi di “impacchettamento” grazie alla loro buccia), difficilmente sono soggette ad aumenti. Il prezzo della seconda, l’erba, è addirittura diminuito.
Lo si capisce scorporando la marijuana dall’indice dei prezzi al consumo di bevande alcoliche, tabacco e cannabis ricreativa: tutti insieme, questi prodotti sono aumentati del 3,5% ad agosto rispetto allo stesso mese del 2021 (un valore comunque inferiore rispetto ad altri articoli monitorati dall’agenzia federale), ma la cannabis ricreativa, da sola, ha registrato un calo costante, scendendo fino al 10,3% in meno di maggio rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
George Smitherman, presidente e CEO del Cannabis Council of Canada, ha dichiarato martedì a CTV che questa deflazione dei prezzi riflette un “ambiente competitivo intenso”, che si sta traducendo in profitti deboli per chi opera nel settore regolamentato. “Purtroppo, non è finanziariamente sostenibile”, ha detto Smitherman.
Scendendo più nel dettaglio, sono numerosi i motivi di tale deflazione. Innanzitutto, la concorrenza tra i negozi è un fattore trainante dei prezzi bassi per i consumatori.
“In effetti, l’ultima cosa che vuoi fare è aumentare i prezzi perché il mercato nero si è adattato in modo molto, molto aggressivo e la cannabis sul mercato nero è sempre più conveniente”, ha detto Sylvain Charlebois, direttore dell’Agri-Food Analytics Lab presso la Dalhousie University, sempre a CTV. In parole povere: i negozi regolari sono già tanti (probabilmente troppi) e, in più, si ritrovano a dover competere con chi vende la marijuana illegalmente, quindi sono costretti a lasciare i prezzi bassi per non perdere i propri clienti o vantaggio o del negozio (regolare) vicino o del mercato nero.
Smitherman sottolinea come tutto ciò stia accadendo anche a spese dei produttori, i cui margini di guadagno si stanno assottigliando sempre di più. Secondo un rapporto dell’azienda Ernst and Young, commissionato dal Cannabis Council of Canada, i produttori autorizzati in Ontario hanno visto la loro quota dei ricavi delle vendite scendere al 60,8% nell’aprile 2022 dal 74,2% nel luglio 2019. Nello stesso periodo, la quota che va ai governi federale e dell’Ontario attraverso le accise è salita al 37,6% dal 23,9%. Inoltre, il settore non è stato immune neanche dai problemi della catena di approvvigionamento. Insomma: una tempesta perfetta per chi commercializza e vende la marijuana in modo regolare, legale e pagando le tasse.
C’è poi un ulteriore problema: nonostante la concentrazione di negozi di cannabis in alcune comunità, l’accesso alla marijuana non è lo stesso ovunque e in alcuni casi le comunità che sono sprovviste di punti-vendita hanno scelto di rinunciare al mercato al dettaglio e di affidarsi a quello nero. Quest’utlimo, oltretutto, è in molti casi sostenuto da negozi al dettaglio e soprattutto online che operano illegalmente.
Intanto, il governo federale sta rivedendo la legalizzazione della cannabis in Canada. E, come ha detto Smitherman, “se non portiamo più persone fuori dal mercato illecito, abbiamo fallito gli obiettivi di salute pubblica della legalizzazione”.
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