Canada

Interferenze cinesi, Johnston
imperturbabile: “Io vado avanti”

TORONTO – David Johnston, il “relatore speciale” incaricato dal primo ministro Justin Trudeau di verificare l’opportunità o meno di aprire un’inchiesta pubblica sulle interferenze straniere in Canada (cinesi in particolare), definisce le accuse che ruotano intorno alla sua obiettività “semplicemente false” e, dopo avere “sconsigliato” l’inchiesta pubblica, ha ribadito che intende portare avanti il ​​suo lavoro, avviando una serie di audizioni pubbliche il mese prossimo. Nessuna inchiesta pubblica, però, contrariamente a quanto sollecitato più volte da tutto il parlamento, esclusi i Liberali.

È quanto emerso, ieri mattina, dall’audizione che lo ha visto protagonista alla Camera dei Comuni. Interrogato dai parlamentari della Commissione per le Procedure e gli Affari Interni competente, Johnston ha annunciato dunque che inizierà le audizioni pubbliche a luglio. “Per questo lavoro, sarò supportato da tre consiglieri speciali con esperienza in questioni di sicurezza nazionale, intelligence, diritto e comunità della diaspora”, ha detto Johnston. “Insieme, svilupperemo raccomandazioni sui cambiamenti urgenti necessari per proteggere le istituzioni democratiche canadesi e, soprattutto, la fiducia dei canadesi in queste istituzioni”.

I parlamentari hanno cercato di “scavare” nel passato di Johnston, per evidenziare i suoi legami personali con il primo ministro, e di conseguenza, la sua parzialità, incompatibile con il ruolo assegnatogli: le loro domande si sono in gran parte concentrate sul suo stretto legame familiare con la famiglia Trudeau e sui suoi trascorsi di membro della Fondazione Pierre Elliott Trudeau (che è stata oggetto di esame su una donazione legata proprio alla Cina). “Io non vedo un conflitto”, ha detto Johnston.

L’audizione è diventata occasione di scontro fra Conservatori e Liberali: la deputata liberale Jennifer O’Connell ha fatto notare che i Conservatori hanno speso i minuti a loro disposizione per le domande senza sollevare la questione centrale, cioè quella dell’interferenza straniera. Altri parlamentari liberali hanno usato il loro tempo per leggere alcune vecchie dichiarazioni di Pierre Poilievre, leader dei Conservatori, che esaltavano la credibilità di Johnston e che sono “incongruenti con le sue opinioni attuali”.

Il leader dell’NDP Jagmeet Singh, invce, ha puntato sulla “assoluta mancanza di curiosità di questo governo che, nonostante prove chiare e credibili di interferenze straniere, non ha mai chiesto al CSIS (l’intelligence canadese) od altri servizi di sicurezza se i membri del Parlamento fossero o meno presi di mira. “Non c’è mai stato un tentativo di valutare in modo proattivo le minacce… non c’è mai stata quella curiosità di sapere?” ha chiesto Singh. In risposta, Johnston ha affermato di essere “abbastanza critico nei confronti delle carenze del governo”, sottolineando che “sono stati lenti a reagire, lenti ad anticipare in molti casi. Sono completamente d’accordo sul fatto che non abbiamo avuto quel tipo di curiosità”.

Interrogato, poi, da un deputato del Bloc Quebecois sul motivo per cui, visti i precedenti, considera ancora irrealizzabile un’inchiesta pubblica, Johnston ha ribadito le osservazioni che aveva già fatto il mese scorso. L’ex governatore generale ha affermato che, dato il materiale sensibile e le informazioni che sarebbero “al centro” del fatto che il governo federale abbia fatto abbastanza per affrontare le accuse di interferenza, non possono essere trasmesse pubblicamente, perché un’inchiesta in questa fase “non farebbe avanzare gli obiettivi di trasparenza o fiducia ulteriore.”

E sempre ieri mattina, il primo ministro Justin Trudeau ha continuato a fare eco alla difesa a spada tratta di Johnston. “L’approccio che i partiti di opposizione, in particolare i Conservatori, hanno adottato in termini di attacchi personali, in termini di diffamazione verso David Johnston e verso il suo team, è assolutamente irresponsabile e poco serio. La questione dell’ingerenza straniera è una questione che deve essere presa sul serio, ma cade in infondati attacchi partigiani e questo non è degno del lavoro che dobbiamo fare insieme come parlamentari”, ha affermato il primo ministro. Una questione da prendere sul serio per la quale però, secondo lui, non è necessaria un’inchiesta pubblica.

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