TORONTO – “In questo momento a Ottawa persiste una mancanza di leadership”. A rilevarlo ieri durante una conferenza stampa è stato Doug Ford, che ha messo in luce un nervo scoperto e che ha sottolineato come, allo stesso tempo, il Canada si stia trovando a negoziare con gli Stati Uniti in una posiizone di chiaro svantaggio.
D’altro canto la fragilità dell’esecutivo federale, azzoppato dopo l’annuncio delle prossime dimissioni del primo ministro Justin Trudeau, è destinata a rimanere tale per molto tempo.
Per inquadrare meglio la situazione, occorre farsi una domanda fondamentale: quando il Canada avrà un governo nel pieno delle sue funzioni? La risposta è disarmante: non prima di 5 mesi, nella migliore delle ipotesi. Perché a tamponare l’emergenza scatenata dalla volontà di Donald Trump di attivare dazi doganali del 25 per cento sui prodotti canadesi ci penserà il primo ministro dimissionario, senza una maggioranza parlamentare e con la House of Commons bloccata dalla prorogation. Entro il prossimo 24 marzo, quando saranno riavviati i lavori parlamentari, avremo un nuovo leader del Partito Liberale, che automaticamente assumerà anche la carica di primo ministro.
C’è un però, e anche molto significativo: la nuova guida dell’esecutivo dovrà passare attraverso le Forche Caudine del voto di fiducia alla Camera, che salvo terremoti politici, avrà un esito scontato: le opposizioni compatte voteranno contro il governo, provocando la crisi che ci porterà dritti dritti alle elezioni anticipate. Il che, ovviamente, porterà alla campagna elettorale, mentre il governo dimissionario guidato da un primo ministro a tempo dovrà semplicemente occuparsi dell’ordinaria amministrazione. Il tutto facendo i conti con Donald Trump, e quindi con qualcosa che è tutto fuorché ordinario. Per farla breve, avremo un governo legittimato dalle nuove elezioni non prima di fine maggio-inizio giugno.
In questo lungo periodo, come ha appunto colto nel segno Ford, avremo un sostanziale vuoto di potere a Ottawa. “Non sono io il primo ministro – ha aggiunto il premier dell’Ontario – ma a Ottawa c’è una chiara mancanza di leadership e qualcuno doveva intervenire. Oggi ci sarà un vertice con tutti gli altri premier, mercoledì prossimo ci incontreremo di persona a Ottawa con il primo ministro mentre a febbraio insieme agli altri premier sarò a Washington”.
Ma proprio questo vuoto di potere alla guida del Canada non fa altro che stimolare le continue provocazioni di Trump. Martedì pomeriggio il presidente eletto ha dichiarato di essere pronto a utilizzare la forza economica per costringere il Canada a diventare il 51° Stato della confederazione americana, mentre poche ore dopo per rafforzare la sua narrazione ha postato su X una cartina con il Canada completamente inglobato dagli Stati Uniti. Contemporaneamente Elon Musk, in queste settimane più trumpiano dello stesso Trump, ha postato un video realizzato con l’intelligenza artificiale nel quale si vede uno spezzone del discorso fatto da Trudeau quando ha annunciato le proprie dimissioni e dietro un finto Trump che suona il violino. Un video di cattivo gusto, marchio di fabbrica del fondatore di Tesla, che forse questa volta ha consumato più ketamina del solito (un’abitudine confessata da lui stesso).
Ma al di là della provocazione bella e buona, restano le scadenze, che si stanno avvicinando molto velocemente. La prima imminente, e questo è ovvio, è il passaggio di consegne alla Casa Bianca, con il giuramento di Trump il prossimo 20 gennaio. Il tycoon americano ha promesso che i dazi doganali del 25 per cento verso Canada e Messico saranno il suo primo provvedimento esecutivo, attraverso la dichiarazione dello Stato d’emergenza economica che gli permetterà di sospendere le misure di libero scambio che legano gli Usa con il nostro Paese.
In alto, la cartina postata da Trump con il Canada inglobato negli Usa ed il video postato da Elon Musk, creato con l’intelligenza artificiale, con discorso di Trudeau sulle sue dimissioni ed un finto Trump che suona il violino
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