Canada

Università, QS: “Montreal
meglio di Toronto”
Italia prima al mondo
per gli studi classici

TORONTO – È uscita la nuova classifica delle “migliori” università del mondo (poi spiegheremo le virgolette) e spicca, in Canada, il primato della McGill University sull’Università di Toronto: l’aeteno di Montreal si piazza infatti al 31esimo posto nel ranking mondiale, quello di Toronto al 34esimo.

Nella QS World University Rankings per il 2023, su quasi 1.500 università in totale, dieci atenei canadesi sono entrati nella top 250, con tre di loro nella top 50: le già citate McGill e UofT e l’Università della British Columbia, 47esima a livello globale. Le altre canadesi si piazzano tra la centesima e la duecentocinquantesima posizione: Università di Alberta (110), Universite de Montreal (116), McMaster University (152), Università di Waterloo (154), Western University (172), Università di Ottawa (237), Università di Calgary (242).

Ma chi guida la classifica mondiale? Ecco la top ten: 1° posto Massachusetts Institute of Technology a Cambridge (Usa), 2° posto University of Cambridge a Cambridge (UK), 3° posto Stanford University a Stanford (Usa), 4° posto University of Oxford a Oxford (Uk), 5° posto Harvard University a Cambridge (Us), 6° posto ex aequo California Institute of Technology (Caltech) a Pasadena (Usa), 6° posto ex aequo Imperial College London a Londra (Uk), 8° posto UCL a Londra (Uk), 9° posto ETH Zurich a Zurigo (Svizzera), 10° posto University of Chicago a Chicago (United States).

E le italiane? Quella posizionata meglio a livello mondiale, è il Politecnico di Milano, al 139esimo posto. L’Alma Mater Studiorum di Bologna, madre di tutti gli atenei (fu fondata nel 1088 e da allora non ha mai cessato le sue attività), è al 167esimo posto e La Sapienza di Roma si trova al 171esimo. Ma proprio La Sapienza detiente un primato mondiale: è in vetta alla classifica globale nella materia “Classics and Ancient History”, con il punteggio di 98.7, nonché prima in Italia in ben due aree tematiche: “Arts & Humanities” e “Natural Sciences”, rispettivamente al 41esimo ed al 44° posto mondiale.

Novità del QS Rankings di quest’anno è inoltre il subject “History of Art”, in cui La Sapienza è prima in Italia ed al 17esimo posto mondiale. “Per la terza volta consecutiva – afferma la rettrice dell’Università La Sapienza, Antonella Polimeni – gli studi classici della Sapienza hanno raggiunto il podio più alto nella classifica internazionale QS World University Rankings by Subject. Il ranking premia gli studi umanistici del nostro ateneo, tra i quali il primo posto in Italia per Archaeology, History, Library & Information Management e History of Art, materia introdotta quest’anno per la prima volta”.

Una domanda, però, sorge spontanea: com’è possibile che atenei come la Scuola Normale Superiore, la Scuola Sant’Anna e la stessa Università di Pisa (che hanno sfornato alunni come Galileo Galilei, Enrico Fermi e Carlo Rubbia, solo per citarne tre caso) non figurino nemmeno fra i primi 250 posti? E comunque, più in generale, com’è possibile che le Università italiane (tantissime, abbiamo citato solo quelle pisane come esempi delle tante eccellenze) siano così basse in classifica, quando è notorio – fra gli studenti – che per superare gli esami in una qualsiasi ateneo nordamericano è sufficiente 1/3, o forse 1/5, della preaparazione necessaria per superare gli stessi esami in Italia? La risposta è semplice ed è nei parametri utilizzati per elaborare il QS World University Rankings, che sono: la reputazione accademica (la qualità dell’insegnamento e della ricerca), la “employer reputation” (in che modo le istituzioni preparano gli studenti a carriere di successo), rapporto docenti/studenti, citazioni dell’Università in articoli e testi accademici, abilità dell’Università nell’attrarre studenti internazionali. Nessuna analisi, dunque, della quantità di conoscenze da apprendere per superare gli esami: in una parola, della difficoltà di un ateneo e quindi della selezione che lo stesso ateneo fa durante il percorso accademico degli studenti. In sostanza, secondo la filosofia del QS World University Rankings, sono meglio atenei “facili” ma più “in vista” in termini di citazioni, notorietà degli insegnanti e reputazione internazionale. Come dire: “migliori” sì, nella forma. Ma non nella sostanza.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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