Canada

Trudeau, consenso ai minimi storici: per Poilievre vantaggio del 21%

TORONTO – La parola crisi non è più tabù. Non esiste altra definizione, infatti, per definire la situazione che sta vivendo il governo federale a guida Justin Trudeau e, di riflesso, il Partito Liberale. Ieri l’Abacus ha scattato la sua istantanea mensile sui rapporti di forza tra i partiti a Ottawa, e i risultati sono avvilenti, almeno dal punto di vista di chi sta guidando il Canada da otto anni e mezzo a questa parte. Stando al sondaggio presentato ieri, se si votasse in questo momento i conservatori di Pierre Poilievre raggiungerebbero quota 44 per cento. Dietro i tory, l’abisso.

Il Partito Liberale, al potere dal 2015, non va oltre il 23 per cento: il distacco di 21 punti percentuali è il maggiore registrato dalla Abacus negli ultimi otto anni. Il Budget federale, presentato il 16 aprile alla House of Commons dal ministro delle Finanze Chrystia Freeland, nelle intenzioni del governo doveva rappresentare il punto di volta nella perdita di consenso dei liberali nell’elettorato canadese, un primo passo verso un’ipotetica rimonta in vista del voto federale dell’ottobre 2025. Ebbene, la Manovra non solo non ha aumentato la popolarità del primo ministro, ma addirittura ha avuto un effetto negativo, determinando un ulteriore crollo nelle intenzioni di voto per i grit e, parallelamente, un aumento del consenso per il principale partito d’opposizione.

Ma per capire meglio lo stato di crisi in cui si trovano i liberali, bisogna andare ad esaminare gli esiti delle altre domande che Abacus ha rivolto a un campione di 1500 intervistati. Innanzitutto, nemmeno chi ha deciso di votare per il partito di Trudeau crede veramente in un’improbabile vittoria il prossimo anno: solo il 18 per cento degli intervistati pensa che nel 2025 Trudeau sarà ancora al governo dopo l’appuntamento alle urne. Ma non solo, alla domanda specifica sulla necessità o meno di un cambiamento alla guida del Paese, solo il 16 per cento del campione ritiene che l’attuale primo ministro debba rimanere al suo posto anche dopo le prossime elezioni.

I conservatori, a livello locale, fanno cappotto in tutte le aree del Paese, essendo in testa nelle intenzioni di voto in tutte le Province canadesi, con l’esclusione del Quebec, dove devono fare i conti – come sempre – con il livello sostenuto di consenso per il Bloc Quebecois.

Per quanto riguarda le questioni ritenute fondamentali dall’elettorato, è nettamente prima quella relativa al costo della vita (73 per cento), seguita dalle politiche abitative (45 per cento), Sanità (44 per cento), Economia (36 per cento) e Immigrazione (25 per cento).

Il tema ritenuto meno rilevante tra quelli proposti nel sondaggio è invece quello relativo alla riconciliazione con gli indigeni (appena il 3 per cento) e anche questo è un indicatore abbastanza significativo della distanza di questo governo dalle priorità dell’elettorato. Un altro cavallo di battaglia dell’esecutivo liberale, le politiche ambientali – supportate dalla controversa e fortemente contestata Carbon Tax – sono definitive prioritarie solo da un elettore su quattro.

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