Canada

Corsa alla leadership,
ritorna l’ipotesi
di una candidatura di Charest

TORONTO – Ha lasciato la politica attiva quasi dieci anni fa, ma nelle prossime settimane potrebbe diventare l’alternativa più credibile a Pierre Poilievre.

Il nome di Jean Charest ritorna ciclicamente a essere tirato in ballo ogni qual volta la destra canadese deve ridarsi una guida. Era già successo nel 2017, dopo il passo indietro di Stephen Harper e l’investitura dell’ex presidente della House of Commons Andrew Scheer, si era ripetuto nel 2020 in quella leadership conclusasi con la vittoria di Erin O’Toole.

La storia è destinata a ripetersi anche adesso, dopo che il gruppo parlamentare del Partito Conservatore ha dato il benservito a O’Toole gettando le basi per la nuova corsa alla leadership della destra. Charest, di fatto, ha abbandonato la politica attiva nel 2012, quando da premier uscente del Quebec – nelle fila del Partito Liberale – subì una cocente sconfitta alle urne che portò al potere Pauline Marois e il Parti Quebecois.

Il resumé politico di Charest è di tutto conto: premier del Quebec dal 2003 al 2012, già leader del Progressive Conservative Party federale dal 1995 al 1998, nel suo curriculum vitae troviamo anche alcune esperienze di governo come ministro dell’Ambiente e dell’Industria e – ma solo per pochi mesi – vice primo ministro del Canada.

Certo, la storia politica potrebbe fare storcere il naso a molti conservatori duri e puri, semplicemente per il fatto che Charest ha cambiato casacca di partito più di una volta, diventando a seconda dell’occasione il liberale di destra o il conservatore moderato.

Ora, il suo nome è stato tirato in ballo ancora una volta, quasi un gesto disperato per fermare la marcia trionfale destinata a portare Poilievre alla guida del partito. Alain Rayes, deputato conservatore e fino a qualche giorno fa luogotenente per il Quebec nell’entourage di O’Toole, sta cercando di fare pressing sull’ex premier della provincia francofona.

“È una macchina politica – ha dichiarato l’mp – un oratore eccezionale che conosce il Quebec e che, dal mio punto di vista, sarebbe un formidabile avversario di Justin Trudeau. Ma la vera domanda è un’altra: Charest ha intenzione di candidarsi?”.

A prima vista quella preparata da Rayes sembra una mossa studiata a tavolino per vedere se qualche personalità di primo piano del partito si dichiarerà pronta ad appoggiare Charest.

All’interno della complessa e variegata galassia conservatrice canadese, infatti, c’è chi teme che il partito a guida Poilievre sia destinato a spostarsi troppo pericolosamente a destra e starebbe quindi cercando un’alternativa al parlamentare di Carleton, che ha già annunciato la sua intenzione a candidarsi.

Difficile capire se lo spauracchio dell’eventuale perdita di peso in Quebec – fatta balenare dallo stesso Rayes – possa davvero preoccupare la classe dirigente conservatrice.

Si può vincere le elezioni anche senza sfondare in Quebe: una lezione questa insegnata al Paese da Stephen Harper nel 2011, quando i conservatori conquistarono la maggioranza assoluta dei deputati vincendo solamente in cinque distretti nella provincia francofona, che invece vide il clamoroso trionfo dell’onda arancione dell’Ndp di Jack Layton.

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