ANKARA – Cresce, ora dopo ora, il drammatico bilancio delle vittime del devastante terremoto che si è verificato nella notte fra domenica e lunedì al confine tra Turchia e Siria: oggi la tragica “conta”, con il passare del tempo, si avvicina sempre di più al numero ipotizzato dall’Istituto Geologico degli Stati Uniti (Usgs): 10mila. Ma secondo una stima dell’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, i morti potrebbero raggiungere quota 20mila.
Oltre 26mila, al momento, le persone ferite, come ha riferito il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha aggiunto: “La nostra più grande consolazione è che oltre 8mila persone sono state soccorse”. Ma altre centinaia sono ancora intrappolate sotto le macerie. E la terra continua a tremare: più di trecento le scosse di assestamento registrate lungo la zona di confine tra Turchia e Siria, mentre i soccorritori scavano tra le macerie, anche a mani nude. Serve aiuto.
“Lanciamo un appello a tutte le organizzazioni umanitarie ed agli organismi internazionali affinché forniscano supporto materiale ed assistenza alle organizzazioni che stanno rispondendo a questo disastro”, ha detto l’organizzazione umanitaria di protezione civile “Caschi Bianchi”, attiva nel nord-est della Siria.
Il pensiero, di fronte ad un dramma simile, va soprattutto ai bambini. “Questo è il terremoto più potente che ha colpito la regione in circa cento anni ed è avvenuto nel momento peggiore possibile per i bambini e le famiglie vulnerabili nelle aree colpite. Migliaia di case sono state distrutte, le famiglie sono sfollate e sono esposte alle intemperie in un periodo dell’anno in cui le temperature regolarmente si abbassano sotto le zero e sono frequenti neve e pioggia gelata. Le famiglie sfollate in Siria nordoccidentale e le famiglie siriane rifugiate che vivono in accampamenti informali in Turchia sono fra le più vulnerabili mentre le temperature notturne continuano a scendere sotto lo zero. Nel nord-ovest della Siria c’era già una situazione emergenziale. Le comunità lottano con l’epidemia di colera in corso e forti piogge e nevicate. In questo contesto, caratterizzato da oltre un decennio di conflitto, questo terremoto è assolutamente insopportabile. Anche se non abbiamo ancora dati verificati, sappiamo che decine di scuole, ospedali ed altre strutture mediche ed educative sono state danneggiate o distrutte dalle scosse, con un forte impatto sui bambini”, ha dichiarato il portavoce dell’Unicef, James Elder.
Intanto, il presidente Erdogan ha proclamato uno stato di emergenza di tre mesi per le dieci province maggiormente colpite dalla serie di violente scosse che hanno seminato morte e distruzione: la prima di magnitudo 7,9 e poi altre difficilmente definibili di assestamento, dal momento che hanno raggiunto una magnitudo pari quasi alla scossa più potente, come quella di magnitudo 7,5 che, secondo gli esperti, è avvenuto su una faglia differente da quella che ha causato la prima scossa, causando uno spostamento del suolo fino a dieci metri.
Le storie / Il neonato venuto alla luce fra le macerie e il padre che tiene la mano della figlia morta
ANKARA – Quando si verificano tragedie come queste, si moltiplicano minuto dopo minuto le storie che vedono come protagonisti i soccorritori, il loro coraggio, la tenacia con la quale lottano contro il tempo nella speranza di salvare vite.
Un adolescente di 15 anni, Mahmut Nebi Uygul, è stato salvato dopo essere rimasto sepolto sotto le macerie per 35 ore ad Adiyaman, città del sud-est della Turchia. Il ragazzo è stato trasferito in ospedale dove si trova anche il fratello più grande che era stato salvato in precedenza.
Nella città di Jinderis, a nord di Alepp, in Siria, il padre di una bimba scava con i soccorritori, con le mani. “Papà è qui, non avere paura”. Dalle macerie emerge il faccino impolverato della piccola, sporco di sangue. “Parla con papà, parla”. Lei si chiama Nour, non piange ma gli occhi sono spalancati verso la luce. Ha tre anni, forse quattro. La tirano fuori e la prendono in braccio. È illesa. Il video del miracolo rimbalza su Sky News assieme alle parole del papà: “Grazie a Dio sei salva, cara”.
In un altro video, trasmesso da Al-Arabiya e Al-Jazeera, si vede un neonato estratto vivo dalle macerie della sua casa ad Aleppo, distrutta dal sisma. La famiglia del piccolo, che sarebbe nato tra le macerie secondo quanto riportano entrambe le emittenti, è stata sterminata dal sisma.
Hülya Yilmaz, 30 anni, e il suo bambino di 6 mesi, Ayse Vera, sono stati salvati dalle squadre di soccorso dopo aver trascorso 29 ore sotto le macerie di un edificio crollato nella città turca di Kahramanmaras: sono stati trasportati in ospedale per essere curati per le ferite riportate.
Una madre e le sue due figlie sono state estratte vive dalle macerie sotto le quali erano sepolte da circa 33 ore ad Hatay, una delle zone più colpite dal terremoto: mentre venivano trasportate in ospedale, il cuore di una delle figlie ha smesso di battere ma la ragazza è stata successivamente rianimata.
Ma le storie non sono tutte a lieto fine. Anzi. In una foto di Adem Altan dell’Afp si vede un padre, Mesut Hancer, che tiene la mano della figlia quindicenne Irmak, morta nel terremoto a Kahramanmaras, vicino all’epicentro del sisma. Della ragazza si vede solo il braccio, il resto del corpo è sotto le macerie: il padre è accanto a lei, salvo, e le tiene la mano. È un’immagine straziante, una delle tante che arrivano, continuamente, dalla Turchia e dalla Siria. Immagini e racconti, come quello del giornalista turco Ibrahim Haskologlu: ha raccontato a Bbc News Channel che alcune delle persone intrappolate nei palazzi crollati stanno inviando a lui – ed anche ad altri giornalisti – video, messaggi vocali e le loro posizioni in diretta da sotto le macerie, con i telefonini miracolosamente ancora non scarichi. “Ci dicono dove sono e non possiamo fare nulla”.
Un italiano fra i dispersi: è un 60enne residente in Veneto
ANKARA – Inizialmente, sembrava che tutti gli italiani presenti nelle zone del terremoto fossero in salvo. Oggi, però, è emerso che dopo la forte scossa di terremoto che ha colpito Siria e Turchia, la Farnesina non è riuscita a rintracciare Angelo Zen, un connazionale della provincia di Vicenza che al momento del sisma, secondo quanto segnalato da amici, si trovava a Kahramanmaras, città turca di oltre un milione di abitanti dove lavora nel settore delle auto. Lo ha confermato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in collegamento con il Tg3 dalla sala dell’Unità di crisi della Farnesina.
“È irrintracciabile, non sappiamo dove sia né cosa gli sia accaduto”, “siamo in contatto costante con la famiglia, abbiamo parlato poco fa con loro. Abbiamo avuto delega a dare tutte le informazioni chiediamo a tutti gli organi di stampa massima riservatezza e rispetto per la famiglia”, ha aggiunto il ministro, sottolineando che “le notizie tutte molto imprecise, non sappiamo dove fosse al momento della scossa né se si trovasse in un hotel” che si dice sia crollato. Per il resto “siamo riusciti a contattare tutti gli italiani presenti nella zona del terremoto”, ha assicurato Tajani.
Anche il presidente della Regione Veneto ha espresso preoccupazione ed è in contatto costante con la Farnesina. “Ho appreso con grande apprensione – ha dichiarato Luca Zaia – la notizia che il disperso italiano sotto le macerie del tragico terremoto che ha investito la Turchia è un cittadino veneto. Sono in costante contatto con la Farnesina per seguire in prima persona l’evolversi delle ricerche, confidando di poter aver presto ulteriori notizie. In questo momento chiedo a tutti gli operatori dell’informazione di fare il massimo per tutelare la famiglia in queste ore complesse”.
Angelo Zen (nella foto sopra), 60enne, è un tecnico specializzato in macchinari per l’oreficeria residente in Veneto, a Martellago, in provincia di Venezia. “Chiediamo massimo riserbo per la vicenda, non rilasceremo altre dichiarazioni”, ha dichiarato la moglie.
La foto in alto è da Twitter – @DrHaifaaYounis