Ontario

Strage case di cura:
nessuna ispezione,
anziani abbandonati

TORONTO – Quel che è emerso è pari a un pugno nello stomaco. Un nuovo rapporto pubblicato dal difensore civico dell’Ontario Paul Dubè (nella foto sopra) ha rivelato come il processo di ispezione nelle case di cura a lungo termine della provincia sia ‘crollato’ durante le prime settimane della pandemia di Covid-19. Dubé ha affermato che occorre fare molto di più per affrontare le “gravi mancanze di supervisione” venute alla luce ed ha formulato 76 raccomandazioni, tutte accettate dal ministero del LTC.

È proprio sull’attività di ispezione del ministero del Long Term Care durante le fasi iniziali della pandemia – 2.000 sono i decessi per Covid in quel periodo – che si è concentrato il rapporto reso pubblico ieri, un rapporto che mira a scoprire prove non precedentemente portate alla luce da indagini sul Covid-19 e l’impatto che ha avuto sui residenti in assistenza a lunga degenza. È emerso che nell’arco di sette settimane durante l’ondata iniziale della pandemia, il dipartimento delle ispezioni del ministero “ha semplicemente smesso di condurre controlli in loco. I residenti morti, in quelle settimane, sono stati 720”.

Ad Hamilton, poi, non ci sono state perlustrazioni in loco per tre mesi consecutivi. Gli anziani, in sostanza, sono stati abbandonati al loro destino. E la maggior parte di loro, ammalati e fragili, non ce l’hanno fatta. “Ciò che abbiamo scoperto è stato il sistema di supervisione, che era già messo a dura prova prima della pandemia, si è rivelato del tutto incapace e impreparato a gestire l’ulteriore stress causato dal Covid-19 – ha spiegato Dubè – il ministero non aveva un piano o linee guida su come effettuare le ispezioni durante una pandemia, quindi non ne è stata eseguita alcuna per sette settimane, nonostante le segnalazioni di focolai di virus e i rischi per la salute dei residenti e del personale all’interno delle case”.

Ed i casi, testimoniati dai figli o dai familiari delle persone decedute in queste strutture, dipingono una situazione agghiacciante. “Nell’aprile del 2020 un ispettore del ministero ha ‘rassicurato’ al telefono una donna che si era lamentata delle condizioni nella casa di cura dove si trovavano i suoi genitori, della mancanza di personale, dei residenti ai quali non venivano somministrati i farmaci, che non venivano puliti nè nutriti. Dopodichè ha chiuso il fascicolo senza intraprendere alcuna azione. Trentatré residenti sono morti in quella struttura durante la prima ondata”, si legge nel rapporto.

I controlli, continua lo studio, non sono stati effettuati perché gli ispettori “non erano formati sulla prevenzione e il controllo delle infezioni” e il ministero non ha fornito al dipartimento delle ispezioni una fornitura di dispositivi di protezione individuale (DPI). “Una volta riprese le ispezioni, e per gran parte della prima ondata, solo gli ispettori che si erano offerti volontari sono stati inviati nelle case colpite da focolai di Covid.

Di conseguenza, alcune aree della provincia avevano solo tre o quattro ispettori per svolgere il lavoro in loco, quando normalmente ce ne sarebbero stati da 20 a 25 – ha detto Dubè – invece di effettuare ispezioni nelle oltre 600 case di cura a lunga degenza dell’Ontario, che comprendono quasi 80.000 posti letto, la filiale ha ‘monitorato e supportato’ le case effettuando chiamate telefoniche ‘periodiche’ alle strutture”.

Le raccomandazioni del difensore civico della provincia includono garantire che gli ispettori siano sempre disponibili per effettuare ispezioni di presenza, chiarire quando le ispezioni fuori sede siano appropriate durante qualsiasi futura pandemia o altro tipo di emergenza e garantire che il ministero informi i suoi ispettori sulle minacce emergenti.

L’Ombudsman ha inoltre chiesto che venga rivista la legislazione per migliorare la protezione degli informatori e garantire che il settore delle ispezioni disponga di livelli di personale adeguati.

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