TORONTO – Jagmeet Singh (nella foto sopra) non sosterrà il tentativo di Pierre Poilievre e Yves François Blanchet di sfiduciare il governo guidato da Justin Trudeau. La conferma è arrivata per bocca dello stesso leader dell’Ndp, che ha ribadito il suo no a una futura mozione di sfiducia, allontanando definitivamente l’ipotesi di elezioni anticipate a livello federale.
A questo punto, sembra pressoché certo che il Canada tornerà alle urne alla scadenza naturale di questa legislatura, nell’ottobre del 2025. Ma la decisione di Singh ha avuto un effetto domino con significative conseguenze anche a livello provinciale. In Ontario l’ipotesi di voto anticipato continua a rincorrersi nelle stanze del potere già dalla scorsa estate.
Il premier Doug Ford ha categoricamente bocciato la tesi di un potenziale ritorno alle urne prima della fine dell’anno, ma ha lasciato le porte aperte alle elezioni anticipate nel 2025, un anno prima della fine dell’attuale legislatura a Queen’s Park. Ma per essere certi che gli elettori in Ontario andranno a votare il prossimo giugno mancava solamente un tassello: la presenza di un governo federale guidato dal leader liberale Justin Trudeau.
Con il salvagente lanciato ancora una volta da Singh, la prossima primavera avremo ancora un esecutivo liberale a Ottawa, lo scenario politico perfetto per Ford per dare il via alla sua campagna elettorale. Perché il leader del Progressive Conservative, in questo momento, ha bisogno della presenza di un primo ministro come Trudeau, al quale imputare i disastri provocati dall’inflazione, il costo della vita fuori controllo, la crisi abitativa, il problema dei furti d’auto, le inadempienze del sistema che regola le scarcerazioni su cauzione, oltre ovviamente agli effetti – almeno per lui deleteri – della Carbon Tax. Una narrativa, quella del premier dell’Ontario, che non potrebbe funzionare con un Pierre Poilievre come primo ministro.
D’altro canto la campagna elettorale non ufficiale in Ontario è già iniziata da un pezzo. La decisione di un rimborso di 200 dollari per ogni contribuente – più 200 dollari per ogni figlio a carico – ha davvero il sapore elettorale, così come molte altre misure e annunci su provvedimenti sicuri: il giro di vite sulle piste ciclabili, il progetto – per molti fantomatico – di un tunnel sotto la 401 per combattere il traffico congestionato, la fine del monopolio nella vendita di alcolici sono solo alcuni esempi di misure fatte con un evidente occhio di riguardo sul potenziale ritorno elettorale in termini di consenso.
Senza contare che i sondaggi, ormai da qualche mese, continuano a premiare il Progressive Conservative e mettono in luce le evidenti difficoltà del Partito Liberale guidato da Bonnie Crombie e dell’Ndp di Marit Stiles, che da opposizione ufficiale verrebbe rilegato al terzo posto a Queen’s Park. Sono lontani, insomma, i tempi in cui lo scandalo della Greenbelt faceva vacillare il governo provinciale e aveva un pesante riflesso nelle intenzioni di voto. La strada ormai è tracciata, manca solo l’annuncio: in Ontario andremo alle urne il prossimo giugno.
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