Immigrazione

Quella radio senza ’voce’
in terra straniera

Proseguiamo la pubblicazione degli articoli dedicati all’immigrazione italiana in Canada, che prendono spunto dalla storia degli oggetti che gli emigrati hanno portato con sé nel viaggio dal Belpaese alla nuova terra. L’iniziativa rientra nel progetto “Narrarsi altrove, viaggio tra i cimeli e i luoghi dell’anima” della poetessa Anna Ciardullo Villapiana e docente Stella Paola con la collaborazione di Gabriel Niccoli, professore emerito dell’Università di Waterloo.

TORONTO – “Una radio che non parla in Italiano è meglio che taccia per sempre” afferma Bruna Di Giuseppe Bertoni ricordando gli oggetti racchiusi nei quattro bauli che viaggiarono con lei, bambina, sulla Saturnia e approdarono a Toronto l’11 Novembre 1964.

Bruna era molto legata alla sua città d’origine, Roma, che ha lasciato a tredici anni. Ha portato con sé dischi, radio, quaderni, il grembiule della scuola, e altri oggetti che le avrebbero evocato i suoni delle strade e dei quartieri del suo paese, ma non ha potuto portare con sé la sua amica Rita, ci confessa piangendo, quella amica di cui sentì forte la mancanza. Non ha potuto portare con sé la fontana all’angolo di via di Grotta Perfetta e via Fonte Buono, quella alla quale si fermava ogni giorno a bere, la stessa fontana alla quale dedica una poesia chiedendole “mi riconosci?”. Come se in quelle acque che “la dissetarono” per poco fosse rimasta intrappolata l’eco del suo mondo. E infine non ha potuto portare con sé il suono della sua lingua madre.

Il trauma, il distacco è avvenuto proprio all’uscita, dal ponte di quella nave, quando si accorse che la sua radiolina tascabile trasmetteva canzoni in una lingua straniera.

Bruna ha vissuto i primi anni in Canada con la sua famiglia, ospite dei suoi zii, e per problemi di spazio i bauli sono rimasti chiusi in garage per almeno due anni. Quando infine si è trasferita nella sua casa nuova coi genitori e ha aperto i bauli ha trovato intatta la sua radio (nella foto in alto), e l’ha conservata nella sua stanza da letto.

L’ha portata con sé anni dopo, quando si è sposata con Arturo, (anche lui italiano, originario di Ceprano, in provincia di Frosinone), ma non ha mai comprato un trasformatore di energia elettrica per farla funzionare. La sua radio era uno spettatore muto della sua vita, evocava suoni con la sua sola presenza e proprio come Bruna la sua radio non si è mai adeguata a questa sua condizione di straniera, non ha mai visto la luce entrare tra le crepe di quei bauli che le avrebbero tolto la voce per sempre.

Questa assenza che Bruna soffoca nel cuore, e che riversa nei suoi componimenti, sembra attingere linfa poetica proprio dai luoghi della sua infanzia. Così le sue raccolte poetiche si popolano di marciapiedi, fontane, ulivi, altari, sabbie, onde sulle quali Bruna naviga ancora con pensieri malati di nostalgia.

In Canada, Bruna (nella foto sopra) ha coltivato la sua passione per la pittura e la scrittura. Si era iscritta all’università per studiare arte, ma quando a suo marito è stata diagnosticata la sclerosi multipla ha dovuto cambiare corso di studi e dedicarsi ad un percorso che le avrebbe garantito un lavoro sicuro. Finiti gli studi ha iniziato a lavorare occupandosi della salute mentale dei membri della comunità italiana, inoltre ha pubblicato raccolte poetiche, racconti, e il diario di suo padre, Emilio, contenente ricordi di episodi legati alla Seconda Guerra Mondiale.

L’amore per la scrittura era una costante in casa Di Giuseppe, anche suo fratello aveva riempito diari di poesie, racconti e canzoni, che poi sono stati seppelliti con lui, quando un incidente in canoa sul lago ha tragicamente stroncato la sua vita all’età di ventisei anni.

Dalla scrittura di Bruna trasuda il ricordo dei luoghi lasciati alle spalle e si avverte un ritorno continuo gli affetti che popolarono quegli stessi luoghi rendendoli sacri, un pellegrinaggio dell’anima che si inoltra nella selva del ritorno e siede al pozzo a bere l’acqua che placa la sua sete, quel pozzo all’angolo di via di Grotta Perfetta e via Fonte Buono.

Anna Ciardullo Villapiana

Ecco la poesia di Anna Ciardullo Villapiana ispirata dalla storia di Bruna Di Giuseppe Bertoni

Come Pollicino sbriciolavi
suoni di parole straniere
che ingoiò il vento
in quella nave orco
in cui la radio smise
di raccontare favole nella tua lingua.

Eri nel ventre di questa nuova terra
chiusa nel baule dei ricordi
cercavi nel buio altrui
la tua luce
nelle parole altrui la tua voce.

La radio non ha mai suonato in un’altra lingua
si è fermata nell’immobilità del tempo
e tu,
con ali pesanti di nostalgia e senza voce
ancora varchi l’oceano
parlando una lingua
e percorrendo spazi che non senti tuoi.

Anna, Stella e Gabriel: tre prof alla ricerca delle radici italiane

TORONTO – Le professoresse Anna Ciardullo Villapiana e Stella Gualtieri Paola stanno lavorando con entusiasmo e passione al progetto fra storia, cultura e poesia che si propone di raccontare, in modo nuovo, le tante vicende che hanno avuto come protagonisti, spesso silenziosi e sconosciuti, i tantissimi connazionali arrivati in Canada dal Belpaese.

Vicende che le due insegnanti conoscono bene, essendo entrambe di origine italiana e residenti in Canada.

Stella, la cui famiglia proviene da Figline Vegliaturo, in provincia di Cosenza, Calabria, è nata in Sault Ste. Marie, Ontario, e vive con suo marito a Waterloo. Insegna alla Resurrection Catholic Secondary School e per lei l’insegnamento è molto più che lavoro. È una vocazione profonda. Si impegna tantissimo ad aiutare gli studenti a scoprire se stessi attraverso qualsiasi curriculum – religione o lingue. Nella scoperta della sua Italianità, Stella si è dedicata allo studio della diaspora proprio come la sua collega e poetessa Anna Ciardullo Villapiana.

Anna, nata a Cosenza dove ha vissuto per circa trent’anni, nel 2003 si è trasferita in Canada dove, sposata, con due figli, ha iniziato la carriera di insegnante di Italiano e di interprete e dove ha potuto coltivare una passione che la accompagna fin dall’adolescenza: quella per la poesia. Qui, infatti, Villapiana ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie “Percorsi Interiori” nel 2007, seguita nel 2015 da “Frammenti di Luce” e nel 2018 da “Al di là del mare, Dialoghi DiVersi”. Socia di AICW (Association of Italian Canadian Writers) ha partecipato a molte iniziative per la conservazione della lingua e tradizione italiana nella realtà canadese notoriamente multiculturale ed è co-chair della commissione ICAP (Italian Canadian Archives Project) che opera nel territorio di Kitchener (dove Anna vive), Waterloo e Cambridge.

E proprio questo suo percorso nell’Italianità l’ha portata a elaborare, insieme a Stella ed al professor Gabriel Niccoli, professore emerito all’Università di Waterloo, il progetto in questione che, come avevamo annunciato una settimana fa, trova adesso spazio nelle pagine del Corriere Canadese: ogni settimana, dunque, il nostro giornale potrà raccontare storie di immigrazione dall’Italia, partendo da un oggetto caro a chi è partito, per scelta o necessità, spesso lasciando “pezzi” di cuore nel Belpaese ma a volte portandosene qualcuno con sé.

Da queste storie, Villapiana si è lasciata ispirare per comporre poesie, sia in Italiano che in Inglese, intense ed emozionanti, che pubblicheremo insieme ai racconti degli emigrati.

Qui sotto, il trailer del progetto, realizzato con poesie di Anna Ciardullo Villapiana, letture di Gianluca Lalli e Stella Paola e musiche di Francesco DeGregori, Gianluca Lalli e Juneyt.

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