Cultura

Quando la modella
era un’opera d’arte

Pubblichiamo la seconda delle due parti di un articolo di Michele Santulli, autore freelance Italiano, su temi di cultura e della Ciociaria. La prima parte è uscita nell’edizione di venerdì scorso e potete leggerla qui: Maria Antonia, (ciociara) modella di Rodin.

ROMA – Siamo verso maggio-giugno del 1884, la modella è sulla pedana nella sua sfolgorante nudità di ventenne e l’artista è assorto nella modellazione dell’argilla. Il lavoro procede e gli allievi presenti assistono e apprendono. Dopo molte sedute e qualche mese, l’artista inizia a costatare che tra il modellato e il corpo della modella si evidenziano delle discrepanze, come se un qualche spirito maligno la notte procedesse a modificare e alterare quanto realizzato il giorno prima.

Invece, era avvenuto il fattaccio: la modella era incinta! Infatti Mary Violet, il frutto della colpa! viene alla luce il 15 febbraio 1885, come abbiamo scoperto! È il periodo, 1884, quando anche Gustav Natorp, amico dell’artista, scrive al comune amico scultore Legros parlando della enflure de ventre della modella e delle risate che si sono fatte pensando alla delusione di Rodin e al fatto che l’ha dovuta “comunque pagare!”
La monografia dell’artista del 2017 cita due giornali dell’epoca sull’episodio: Octave Mirbeau, collezionista e giornalista, in un lungo e dettagliato articolo del 15.12.1884 (si noti la data!!!) descrive la disperazione e perfino le lacrime dell’artista che non riuscì a convincere la modella, “… aussi beau que la Vénus de Milo” (“bella come la Venere di Milo”) a riprendere le pose per l’opera quasi terminata.

E lo scrittore Edmond de Goncourt in un articolo del 1886 accenna all’episodio ancora vivo in Rodin “della modella fuggita con uno studente russo”. Eppure la letteratura e il sito web su Rodin ancora scrivono il 1881 o 1882 quale anno di creazione dell’Eva incompiuta!!! La modella è Maria Antonia Amelia Bruzzese, o Apruzzese, nata nel 1864, originaria della Valcomino. Sposò un erede della famiglia aristocratica scozzese Kinloch, diede alla luce cinque figli e visse fino alla fine, nel 1938, nella tenuta nobiliare nel verde della Contea di Perth.
Il marito George Kinloch, scultore e pittore, allievo di Rodin, presso cui si conobbero, vittima della depressione, rinunciò a vivere nel 1896, come una parente ancora viva mi ha confessato.
Il ruolo di Maria Antonia Amelia nella storia dell’arte è basilare, epperò, come nel grattacielo si ammira la forma e l’architettura e per niente la struttura che lo tiene in piedi e lo fa vivere, così Maria Antonia Amelia! Infatti sebbene la prima modella di Rodin nonché ispiratrice di opere primarie, quasi se ne ignora perfino il nome: il sito web del Museo la ignora! L’edizione originaria della donna accovacciata, la cosiddetta citata prima Eva o Eva incompiuta una delle perle della storia dell’arte, il “torso” erroneamente detto di Adele, pari a una inaudita anastilosi umana, in realtà di Maria Antonia come pure il ‘Bacio’ con Pignatelli e chissà cos’altro ancora, sono realizzazioni che ne eternano il corpo e la presenza.

Senza ricordare le opere create dal marito e quelle da Pen Browning che ne confermano la esistenza nella storia dell’Arte. Il cultore davanti all’opera non fa distinzione tra soggetto e personaggio, tra opera e modello dell’opera e non di rado avviene che il personaggio cioè il modello o modella, trascende e supera il soggetto, come avviene per esempio col San Giov. Battista e con l’Eva incompiuta stessa.

Ed è siffatta componente in qualche modo competitiva tra modello e opera d’arte che provoca, parrebbe, come più sopra accennato, l’ostracismo o quanto meno la insignificanza voluta del modello da parte degli addetti ai lavori, alla stregua appunto del tubetto dei colori: il corpo e il sembiante del modello possono rappresentare una diminuzione dell’opera d’arte e quindi dell’artista!

(fine)

Michele Santulli

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