TORONTO – La sparatoria di sabato, a un comizio della campagna elettorale di Donald Trump, dovrebbe essere condannata senza mezzi termini, come è stato fatto, per diversi motivi.
Innanzitutto, perché in una società moderna, civile, avanzata, progressista, libera e democratica, qualsiasi sparatoria dovrebbe sempre essere condannata come una deplorevole manifestazione del nostro fallimento collettivo nell’accettare una bussola morale di ciò che è uno standard per tutti noi.
In secondo luogo, qualcuno è stato ucciso, altri due feriti, indipendentemente dal “bersaglio”, e il presunto tiratore è stato ucciso da “agenti di sicurezza”. L’anno scorso, più di 40.000 persone negli Stati Uniti sono state uccise o ferite a causa della violenza legata all’uso di armi da fuoco.
(vedi Gun Violence by the Numbers in 2023, di Chip Brownlee, The Trace, 31 dicembre 2023)
In terzo luogo, il commento sui media subito dopo l’incidente rifletteva più la faziosità che affligge i media mainstream oggi piuttosto che un’analisi seria di un evento ripreso in diretta. Ogni organo di stampa aveva lo stesso “feed”, persino la CBC canadese e la RAI italiana.
Dal punto di vista di questo osservatore, e con tutto rispetto alla CNN e alla CBC, la questione più importante, una volta che Trump “è caduto a terra”, avrebbe dovuto essere chi era ferito, chi aveva causato i danni e a qual punto delle indagini sulla fonte della sparatoria era giunto il “team di risposta”. La sicurezza e la protezione da ulteriori danni, per me, avevano la precedenza sui vuoti meandri degli “esperti” riuniti per pontificare sui meriti della “retorica partigiana che motiva” il comportamento violento.
Poco importava per me che alcuni membri del panel affermassero l’ovvio: “il linguaggio violento genera un comportamento violento” – l’espressione che si usa in italiano è hanno scoperto l’acqua calda. O che, senza conoscere le motivazioni del tiratore o il bersaglio nel suo mirino, le motivazioni derivano tutte dall’adesione all’ideologia alt-Right o a quella dell’estrema Sinistra. È difficile distinguerle: sono entrambi tossiche e intolleranti. Ma ora due persone sono morte.
In effetti, la RAI e il quotidiano italiano La Repubblica sembrano aver battuto la stampa e i media nordamericani, inclusa la CNN, nell’informare il loro pubblico e i lettori del fatto che il “presunto cecchino” era stato ucciso.
L’indagine è iniziata, ma le autorità competenti devono ancora stabilire se si è trattato di un tentativo di assassinio in stile Presidente Kennedy, il 22 novembre 1963, e se l’obiettivo fosse un candidato presidenziale. Sembra probabile che il team di risposta sia passata immediatamente alla modalità “prima spara e poi fai domande”.
Indipendentemente dall’esito, la discussione sugli obiettivi e le finalità della campagna elettorale presidenziale assumerà una dimensione diversa da questo punto in poi. Sospetto che la stessa cosa possa accadere in Canada nell’ambiente elettorale che sta emergendo.
Nella foto in alto: il luogo dove si trovava Trump e la posizione del cecchino poco fuori dal perimetro controllato del comizio (foto credit Washington Post/Bing)