Immigrazione

Per Ennio il menù della vita
è a base di musica

Proseguiamo la pubblicazione degli articoli dedicati all’immigrazione italiana in Canada, che prendono spunto dalla storia degli oggetti che gli emigrati hanno portato con sé nel viaggio dal Belpaese alla nuova terra. L’iniziativa rientra nel progetto “Narrarsi altrove, viaggio tra i cimeli e i luoghi dell’anima” della poetessa Anna Ciardullo Villapiana e della docente Stella Paola, con la collaborazione di Gabriel Niccoli, professore emerito dell’Università di Waterloo e membro del consiglio di amministrazione dell’Italian-Canadian Archives Project (ICAP), network nazionale sotto i cui auspici opera il suddetto studio poetico.

TORONTO – Al Canadian Museum of Immigration at Pier 21 c’è una foto molto caratteristica, scattata sulla Saturnia, nel 1953, dove un bambino stava seduto accanto alla sua mamma, a tavola, con altri commensali, a bordo della nave (nella foto sotto). Quel bambino di appena dieci mesi sbarcò ad Halifax il 16 Giugno 1953, si chiamava Ennio Paola, viaggiava con la madre, Emma Mirabelli, per raggiungere il padre, Umberto, che si trovava in Canada, per lavoro, già da un anno.

Ennio ci ha parlato di un menù (nella foto in alto) che apparteneva a suo padre, e che lo ha trovato per caso dopo la sua morte, ricordo di una cena sulla Saturnia nell’inverno del 1952. Si tratta di un menù speciale, per una serata di gala, un ballo in maschera sulla nave, sotto gli occhi della dea da cui la stessa prende il nome, nella sala da ballo di gusto rococò dove i passeggeri di prima classe si muovevano tra le stanze lussuose della nave. Umberto probabilmente viaggiava in seconda o terza classe, ma era un appassionato di musica, infatti tra i suoi bagagli c’era un trombone. Sul ponte della nave suonava una melodia intrisa di lacrime e speranza con lo sguardo rivolto al porto da cui la nave era salpata, stringendo tra le mani il fazzoletto che avrebbe voluto asciugare le lacrime di sua moglie, incinta e sola. Fortunatamente Emma non fu abbandonata, come molte vedove bianche del dopoguerra.

Dopo un anno raggiunse suo marito e iniziarono una nuova vita insieme oltreoceano.

Umberto aveva servito la patria per quindici lunghi anni, aveva combattuto in Africa, trascorrendo la sua giovinezza viaggiando tra Libia, Somalia ed Etiopia. Prigioniero di guerra in Kenya sarebbe tornato in patria nel 1943 se avesse dichiarato di essere anti-fascista. Ma non lo fece, aveva paura che una dichiarazione del genere avrebbe avuto delle ripercussioni al suo rientro, di conseguenza rimase in Africa fino al 1946. Umberto si trovò a bere le acque avvelenate dalla guerra in terra straniera. Si trovò a sentire i morsi della fame. Al suo rientro in patria si fermò per un periodo a Montecatini,  poi a Bolzano. Poi rientrò a Conflenti, in provincia di Catanzaro, suo paese d’origine. Conobbe Emma e se ne innamorò, nonostante la differenza di età. Umberto, infatti, aveva vent’anni di più. Infine decise di andare in Canada.  Umberto raggiunse lo zio Filippo che gli aveva garantito un lavoro nel suo bar, “Philip’s coffee shop”, come aveva fatto anche con suo cugino e con molti altri abitanti del suo stesso paese. Zio Filippo aveva ricreato, dall’altra parte del mare, la sua Conflenti, forse per generosità, per interesse, o forse per paura di restare solo. In ogni caso Umberto portò con sé il menù come souvenir del suo primo viaggio, insieme al suo trombone, alle forbici che aveva utilizzato in Africa, e ad un dizionario italiano-inglese. Oggetti che Ennio ancora oggi custodisce a Toronto in ricordo di suo padre.

Umberto in Canada divenne il proprietario di un ristorante. Quando Filippo andò in pensione Umberto, spinto da sua moglie, allora giovane e piena di energia, acquistò il posto e lo trasformò nel “Sea way coffee shop”, un posto carino frequentato principalmente da poliziotti, avvocati e pompieri.

Umberto ed Emma ebbero una vita di sacrifici e di soddisfazioni. Il loro scopo principale era quello di garantire un futuro migliore ai loro figli. Il loro desiderio era che Ennio seguisse gli studi e la sua passione per l’arte. Ennio (nella foto sotto, oggi) infatti ha conseguito una laurea in Musica all’Università di Windsor e, per la sua attività di compositore e musicista, ha vinto numerosi premi, ha insegnato, e non ha mai smesso di suonare il pianoforte, il flauto e strumenti a percussione facendo anche un connubbio con diversi artisti del panorama musicale calabrese.

Conflenti con i suoi pozzi, le segrete del suo castello, la fonte e i suoi cunicoli sotterranei è un paesaggio che si presta ai racconti fantastici tramandati oralmente dalle anziane del paese. Anche le rocce del Reventino, con i loro incavi e le loro forme particolari suggerirono incanti di fate agli abitanti del posto. Un luogo che attira molti turisti è la cosiddetta “fossa della chiesa” abbandonata dalle fate che volevano costruire una chiesa (ancora una volta l’aspetto sacro della religione si fonde con quello profano di fate e creature della mitologia popolare della tradizione pagana). Le fate occupavano un passaggio segreto tra le rocce, su cui si ergeva il trono della loro regina. Mandarono un garzone vestito da “monachiaddru”, un personaggio particolarmente famoso nella tradizione orale calabrese, per portare vino e cibo ai muratori che stavano costruendo la chiesa. I muratori erano curiosi di sapere da dove provenisse quel cibo delizioso, ma il garzone mantenne il segreto, finché un giorno non lo uccisero. A questo punto le fate abbandonarono il Reventino e la chiesa crollò. Se si accosta l’orecchio al baratro si sente ancora la voce dolce delle fate. Forse le note delle melodie di Ennio rievocano il canto atavico delle creature fantastiche che abitarono le montagne e le rocce che custodirono i semi delle sue radici o forse le fate erano proprio gli emigranti, quelli che abbandonarono il paese lasciando un vuoto nel cuore della roccia calabra.

Anna Ciardullo Villapiana

Ed ecco la poesia di Anna Ciardullo Villapiana, ispirata dalla storia di Ennio Paola.

Il ponte scricchiola sotto ai miei piedi
la campana del trombone
intona una triste nenia.
Cenci di terre nuove danzano
intorno alle mie maschere.
Nudo, senza uniforme né elmo
mi vedo scavare
ho seppellito la guerra
sposando la prigioniera del porto
per ore costretta  a contare le onde.
Le fate smisero di cantare tra le rocce del mio borgo natio
mentre rubavo un menù sulla nave.
Ballando ingoiavo le note
soffocando il desiderio di tenerla tra le braccia.
onde scure di sirene danzanti nella notte
asciugavano gli occhi
alle mie fantasie.

Anna, Stella e Gabriel: tre prof alla ricerca delle radici italiane

TORONTO – Le professoresse Anna Ciardullo Villapiana e Stella Gualtieri Paola stanno lavorando con entusiasmo e passione al progetto fra storia, cultura e poesia che si propone di raccontare, in modo nuovo, le tante vicende che hanno avuto come protagonisti, spesso silenziosi e sconosciuti, i tantissimi connazionali arrivati in Canada dal Belpaese.

Vicende che le due insegnanti conoscono bene, essendo entrambe di origine italiana e residenti in Canada.

Stella, la cui famiglia proviene da Figline Vegliaturo, in provincia di Cosenza, Calabria, è nata in Sault Ste. Marie, Ontario, e vive con suo marito a Waterloo. Insegna alla Resurrection Catholic Secondary School e per lei l’insegnamento è molto più che lavoro. È una vocazione profonda. Si impegna tantissimo ad aiutare gli studenti a scoprire se stessi attraverso qualsiasi curriculum – religione o lingue. Nella scoperta della sua Italianità, Stella si è dedicata allo studio della diaspora proprio come la sua collega e poetessa Anna Ciardullo Villapiana.

Anna, nata a Cosenza dove ha vissuto per circa trent’anni, nel 2003 si è trasferita in Canada dove, sposata, con due figli, ha iniziato la carriera di insegnante di Italiano e di interprete e dove ha potuto coltivare una passione che la accompagna fin dall’adolescenza: quella per la poesia. Qui, infatti, Villapiana ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie “Percorsi Interiori” nel 2007, seguita nel 2015 da “Frammenti di Luce” e nel 2018 da “Al di là del mare, Dialoghi DiVersi”. Stimata socia dell’AICW (Association of Italian Canadian Writers) ha partecipato a molte iniziative e svariate conferenze per la conservazione della lingua e tradizione italiane nella realtà canadese notoriamente multiculturale. È inoltre co-chair della Waterloo Chapter Committee dell’Italian Canadian Archives Project (ICAP), una rete di beneficenza fondata per connettere e coinvolgere comunità, gruppi locali, individui, esperti e istituzioni pertinenti-come archive e musei- in tutto il Canada al fine di preservare e rendere accessibile il patrimonio italocanadese.

E proprio questo suo percorso nell’Italianità l’ha portata a elaborare, insieme a Stella, con la collaborazione del professor Gabriel Niccoli dell’Università di Waterloo e membro del consiglio di amministrazione dell’ICAP, il progetto in questione che, come si era detto in precedenza, trova adesso spazio nelle pagine del Corriere Canadese: ogni settimana, dunque, il nostro giornale racconta storie di immigrazione dall’Italia, partendo da un oggetto caro a chi è partito, per scelta o necessità, spesso lasciando “pezzi” di cuore nel Belpaese ma a volte portandosene qualcuno con sé.

Da queste storie, Villapiana si è lasciata ispirare per comporre poesie, sia in Italiano che in Inglese, intense ed emozionanti, che pubblicheremo insieme ai racconti degli emigrati.

Qui sotto, il trailer del progetto, realizzato con poesie di Anna Ciardullo Villapiana, letture di Gianluca Lalli e Stella Paola e musiche di Francesco DeGregori, Gianluca Lalli e Juneyt.

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