TORONTO – La guerra commerciale con gli Stati Uniti è destinata a subire una nuova, pericolosa escalation. Il governo canadese infatti deve ancora metabolizzare l’attivazione dei dazi doganali del 25 per cento sull’alluminio e sull’acciai, che entreranno in vigore dal prossimo 12 marzo, che già si ritrovano una nuova e altrettanto significativa minaccia da parte di Donald Trump.
Questa volta l’inquilino della Casa Bianca prende di mira il settore automobilistico, in particolare la produzione di automobili in Canada. Durante un’intervista andata in onda sulla Fox News, il presidente americano ha ipotizzato l’implementazione di dazi doganali del 100 per cento per tutte le autovetture che vengono assemblate in territorio canadese e che poi vengono vendute nel mercato statunitense. Trump ha detto che il Canada ha “rubato” l’industria automobilistica dagli Stati Uniti.
“Se guardate al Canada, quel Paese ha un’industria automobilistica molto grande. Ce l’hanno rubato. L’hanno rubato perché la nostra gente dormiva al volante”, ha detto Trump. E poi ha aggiunto: “Se non facciamo un accordo con il Canada, metteremo una grande tariffa doganale sulle auto. Potrebbe essere un 50 o 100 per cento perché non vogliamo le loro auto. Vogliamo produrre e assemblare le auto a Detroit”.
Il settore automobilistico e la sua catena di approvvigionamento in Canada e negli Stati Uniti sono stati profondamente integrati dagli anni ’60. Nel 1965, l’ex primo ministro Lester B. Pearson e l’ex presidente degli Stati Uniti Lyndon B. Johnson firmaronoil primo accordo sui prodotti automobilistici Canada-Stati Uniti, comunemente noto come Auto Pact. L’accordo eliminò i dazi sulle auto e sulla componentistica di automobili tra i due Paesi. Poi dal 1994, è entrato in vigore l’Accordo di libero scambio nordamericano (NAFTA), che ha esteso il libero scambio a tutti i settori, non solo alla produzione di automobili.
Nel 2018, infine, il NAFTA è stato sostituito dall’accordo Canada-Stati Uniti-Messico (CUSMA), che sarà rinegoziato nel 2026.
Nel frattempo rimane aperto anche un altro fronte, molto più ampio: quello dei dazi su tutti i prodotti canadesi, che dovrebbe entrare in vigore il primo marzo. E su questo è stato presentato uno studio della Camera di Commercio canadese, che ha messo in luce come sarebbero Calgary, Saint John, e Windsor le città canadesi che sarebbero più colpite dalle tariffe statunitensi.
Intanto da Parigi il primo ministro dimissionario Justin Trudeau è intervenuto per la prima volta dopo la conferma da parte della Casa Bianca dell’implementazione dei dazi su alluminio e acciaio.
Trudeau ha dichiarato che il governo federale lavorerà con l’amministrazione degli Stati Uniti in vista dell’entrata in vigore dei dazi, per evidenziare il loro impatto negativo, ma “se si arriverà a questo, la nostra risposta sarà ovviamente ferma e chiara”.
“Difenderemo i lavoratori canadesi. Difenderemo le industrie canadesi”, ha detto martedì il primo ministro.
Sempre ieri, infine, il premier dell’Ontario Doug Ford ha guidato una delegazione di leader provinciali a Washington per una serie di incontri con parlamentari, governatori e imprenditori: l’obiettivo è stato quello di sensibilizzare la classe dirigente americana contro i dazi sul Canada.
Nella foto in alto, fogli di alluminio prodotti in Canada