Nota diplomatica

Mercoledì di Rochester:
The Joy of Working

Una psicologa accademica americana, Kathleen Vohs, dell’Università del Minnesota, ha compiuto una ricerca sui soldi e la percezione del dolore.

L’esperimento è stato strutturato facendo contare a mano delle banconote dalla metà dei partecipanti e poi, dall’altra metà, un identico numero di biglietti di carta bianca. Finito di contare, entrambi i gruppi dovevano immergere le mani in una scodella di acqua caldissima e riferire del livello di dolore provato.

Secondo la Vohs, il gruppo che durante l’esperimento aveva contato i soldi aveva poi anche sofferto meno per il contatto con l’acqua bollente. “Quando la gente viene incoraggiata in maniera subdola a pensare ai soldi – ha spiegato la ricercatrice –  gestendoli fisicamente attraverso il conteggio, allora soffre meno una situazione che provoca dolore…”

L’attuale etiquette sul posto di lavoro impone di affermare – idealmente sorridendo con sincerità – che la fatica si compie per passione, per impegno, per poter fare qualcosa di “utile” e via dissimulando. Dire brutalmente che lo si fa per i soldi non è ben visto. Il lavoro – si sa – nobilita, dà un’intima soddisfazione, e chi lavora solo per il lucro potrebbe, forse, essere capace di ogni nefandezza.

Questo è anche il messaggio lanciato dal Principe Harry d’Inghilterra, Duca di Sussex e nipote della Regina, che si è recentemente dimesso dalla Famiglia Reale inglese per andare a vivere in California e seguire il proprio sogno. Ha avuto la fortuna di trovare un paio di “gig” milionari che oltre ad aiutarlo con l’ipoteca gli hanno permesso di conoscere il mondo del lavoro come – quasi – chiunque altro.

Uno dei suoi nuovi lavori è, da dieci mesi, quello di “Chief Impact Officer” presso la BetterUp, una “coaching platform” che offre ai suoi clienti un’app per la salute mentale che, a $500 al mese, li assiste nel reggere lo stress e a incrementare la loro produttività. Nel suo nuovo ruolo di esperto di lavoro, Harry ha concesso un’intervista al sito “Fast Company” sul tema dell’ondata di dimissioni del personale che attualmente affligge molte aziende americane. Secondo il Principe, si tratta di una tendenza “da celebrare” perché: “Molte persone nel mondo sono state bloccate in posti di lavoro che non gli hanno portato gioia, e ora stanno mettendo la salute mentale e la felicità in primo posto”. Harry ha anche sottolineato l’importanza di “essere in sintonia con la propria mente… per trovare la propria versione di ‘peak performance’, che uno sia leader mondiale o impiegato comune”…

È possibile supporre che l’approccio al lavoro di un principe dimissionario non sia esattamente nell’esperienza di noi normali esseri umani e forse nemmeno del tipico “leader mondiale”. Lavoriamo soprattutto per cercare gioia, o per tentare di minimizzare il dolore attraverso ciò che guadagniamo?

Con la collaborazione di Rochester Executive Search – Milano

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