Canada

Niger, il Canada sospende
l’assistenza finanziaria

TORONTO – Il governo federale ha sospeso l’assistenza finanziaria diretta al governo del Niger dopo che un golpe militare ha rimosso il presidente Mohamed Bazoum: condannando fermamente il colpo di Stato, il ministro degli Esteri del Canada, Melanie Joly, ha chiesto il ripristino del presidente Bazoum e del “governo democraticamente eletto”.

Sulla risposta del Canada, Andrew Rasiulis, membro del Canadian Global Affairs Institute, ha dichiarato domenica a CTV News di ritenere che il Canada abbia compiuto un passo “misurato” nel sospendere gli aiuti finanziari diretti al governo del Niger. “Penso che loro (il Niger) capiscano che il Canada è stato in realtà piuttosto moderato in questo senso e quindi non è in prima linea” in questa vicenda, ha detto Rasiulis. “La domanda allora diventa cosa accadrà in Niger?” ha aggiunto. “I nigerini chiederanno davvero al Canada di andarsene? Non ne siamo sicuri”.

Il recente colpo di Stato ha però messo in discussione anche l’assistenza militare che il Canada ed altri Paesi hanno fornito al Niger. I Paesi occidentali hanno visto il Niger come un partner nella lotta contro gli estremisti nella regione del Sahel, a sud del deserto del Sahara, legati ad al Qaeda ed allo Stato islamico. Gli Stati Uniti, la Francia ed altri Paesi europei hanno impegnato centinaia di milioni di dollari di assistenza militare in Niger, insieme a migliaia di militari. E così ha fatto il Canda nell’ambito dell’operazione nota come “Operazione Naberius”, durante la quale le forze armate canadesi hanno inviato fino a 50 membri ogni anno in Niger dal 2013 per addestrare le Forces armées nigériennes, addestramento che ha coinvolto anche le forze per le operazioni speciali canadesi.

Un portavoce del Dipartimento della Difesa ha dichiarato a The Globe and Mail che il comando delle forze per le operazioni speciali canadesi non ha fornito addestramento al generale Abdourahmane Tchiani, il capo di Stato del Niger recentemente insediato, né al generale Moussa Salaou Barmou, capo delle forze speciali del Niger e sospetto capo del golpe.

Ma c’è chi sostiene che quell’operazione si sia rivelata una sorta di boomerang. Aurel Braun, professore di relazioni internazionali e scienze politiche all’Università di Toronto, ha dichiarato domenica a CTV News che la politica del Canada in Niger, sebbene ben intenzionata, “chiaramente non ha raggiunto i risultati desiderati perché un governo eletto democraticamente è stato rovesciato. E penso che sia un indizio molto forte che qualcosa è fondamentalmente andato storto”, ha detto. Tuttavia, Braun aggiunge che non è solo il Canada, ma anche l’Occidente collettivo a non aver gestito bene la situazione. “Le dittature avanzano e le democrazie devono migliorare nel sostenere i governi democratici, rendendoli più resistenti e rendendoli più popolari nella misura in cui le forze esterne possono farlo”.

Nell’immagine in alto, il ministro degli Esteri, Melanie Joly (foto da Twitter – @melaniejoly)

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