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Il Canada si prepara
ad accogliere 20mila afghani
ma chiude l’Ambasciata a Kabul

OTTAWA – Il Canada sarà un approdo sicuro per più di 20.000 afghani considerati “vulnerabili”: lo ha annunciato venerdì il ministro dell’Immigrazione, Marco Mendicino, nel corso di una conferenza stampa con il ministro degli Esteri Marc Garneau, il ministro della Difesa Harjit Sajjan e il ministro delle Donne Maryam Monsef. Un impegno che si aggiunge alla precedente iniziativa messa in atto per accogliere migliaia di afghani che hanno lavorato per il governo canadese come interpreti e dipendenti dell’ambasciata.

“Mentre i talebani continuano a conquistare una parte maggiore dell’Afghanistan, le vite di molti più afghani sono sempre più minacciate”, ha detto Mendicino. “Sappiamo che la situazione è terribile. Sta peggiorando di ora in ora”, ha aggiunto. E proprio per questo, come riferito dal ministro della Difesa, Harjit Sajjan, le forze speciali canadesi sono adesso in Afghanistan per favorire la ricollocazione delle persone in pericolo, in particolare quelle considerate più vulnerabili come leader donne, difensori dei diritti umani, giornalisti, minoranze religiose perseguitate e membri delle comunità gay e lesbica.

Gli afghani arriveranno attraverso la sponsorizzazione delle famiglie già presenti in Canada, i programmi per i rifugiati assistiti dal governo e le sponsorizzazioni private. “Condividiamo il senso di urgenza”, ha detto ancora Mendicino.

Com’è noto, il Canada ha concluso la sua missione in Afghanistan nel 2011, anno in cui 158 membri delle forze armate canadesi e sette civili canadesi sono morti nel conflitto. Ma negli anni successivi Ottawa ha continuato a sostenere l’Afghanistan con aiuti umanitari e per favorirne lo sviluppo. Il ministro degli Esteri, Marc Garneau, ha dichiarato che mentre osservava lo svolgersi della situazione in Afghanistan in queste ore, pensava “ai sacrifici che i canadesi hanno fatto per garantire il futuro del Paese in così tanti anni. Siamo andati lì – ha aggiunto – perché credevamo nel popolo afghano e crediamo nel loro futuro”, ha detto. “Questa determinazione non è cambiata e non cambierà”.

Ma l’intervento del governo federale canadese arriva, secondo alcuni, troppo tardi, cioè quando ormai i talebani hanno, di fatto, ripreso il totale controllo dell’Afghanistan. A sostenerlo è, per esempio, Andrew Rusk, co-fondatore dell’organizzazione di advocacy Not Left Behind. “Mentre siamo grati per l’annuncio di oggi (venerdì, ndr), siamo preoccupati che sia troppo poco, troppo tardi. Esortiamo il governo a concentrarsi completamente su questa crisi umanitaria nelle settimane e nei mesi a venire”, ha detto Rusk, come riferisce The Globe and Mail.

E lo stesso quotidiano riporta anche le dichiarazioni di Dave Morrow, un veterano canadese che sta aiutando a reinsediare gli ex afgani che hanno lavorato con il Canada. “Coloro che non sono ancora usciti dal paese sono disperati. È solo un peccato che non abbiamo agito prima”, ha detto, aggiungendo di aver ricevuto notizie da persone che imploravano di portare le loro famiglie fuori dal paese. Alla luce della chiusura degli uffici passaporti e delle ambasciate, Morrow ha anche affermato che il Canada deve far uscire le persone dall’Afghanistan il più velocemente possibile e preoccuparsi della documentazione una volta che sono al sicuro. “Riempire [gli aerei]”, ha detto. “Sistemeremo le scartoffie sul suolo canadese”.

Intanto, sempre venerdì il responsabile degli affari esteri dell’NDP Jack Harris ha chiesto un’azione per sostenere i colloqui di pace tra i talebani e l’Afghanistan. Ha inoltre affermato che il governo del Pakistan dovrebbe essere sollecitato a fare pressione sui talebani nell’osservare un “cessate il fuoco” immediato e reale e nel tornare al tavolo dei negoziati. Infine, ha sottolineato la necessità di difendere i diritti delle donne.

E proprio su quest’ultimo punto, Maryam Monsef, ministro per le Donne e l’Uguaglianza di Genere, ha ribadito l’urgenza di salvare le donne: le più a rischio, in un regime talebano.

Domenica, però, il Canada ha chiuso la sua ambasciata a Kabul e sospeso le relazioni diplomatiche a causa dell’avanzata dei talebani nella capitale. “Dopo una consultazione con l’ambasciatore del Canada in Afghanistan, è stata presa la decisione di sospendere temporaneamente le nostre operazioni diplomatiche a Kabul”, hanno affermato in una dichiarazione congiunta i ministri federali degli Affari Esteri, dell’Immigrazione e della Difesa.

Dopo questi eventi, il primo ministro Justin Trudeau ha affermato che la missione per aiutare gli afghani dipenderà dalle “condizioni in rapida evoluzione. Continueremo a lavorare per far uscire il maggior numero di interpreti afgani e le loro famiglie il più rapidamente possibile finché la situazione della sicurezza reggerà”, ha detto. Missione impossibile?

Nella foto in alto, il tweet del ministro Marco Mendicino durante la conferenza di venerdì (screenshot dal profilo Twitter del ministro) 

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