Mondo

I talebani iniziano a sparare sulla folla
Abbattuta la statua di un leader sciita

KABUL – 18 agosto 2021, terzo giorno dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan. Dopo i proclami di ieri, con l’apertura alle donne “nel rispetto della Sharia” e l’assicurazione che “non verrà fatto del male a nessuno”, i talebani hanno già iniziato a sparare.

Spari all’aeroporto di Kabul, dove gli insorti hanno cercato di disperdere la folla che ancora si accalca nel tentativo di fuggire dall’Afghanistan (17 i feriti secondo una fonte vicina alla Nato, mentre altre fonti parlano anche di donne e bambini picchiati e frustati).

Spari a Jalalabad, dove i talebani stanno facendo i conti con le prime contestazioni: “centinaia”, secondo il New York Times, i manifestanti scesi in strada con enormi bandiere afghane da contrapporre a quella dei talebani che hanno risposto con il fuoco (come testimoniano alcuni video, fra i quali quello diffuso da Pajhwok Afghan News su Twitter, qui sotto) causando almeno tre morti e dieci feriti.

Anche a Khost, capoluogo dell’omonima provincia, tante persone sono scese in strada, scrive sempre il Nyt, e l’agenzia di stampa notizie Khaama Press riferisce che anche qui la protesta è degenerata e i talebani hanno aperto il fuoco “in modo indiscriminato”. Lo stesso sito riferisce anche di decine di giovani che si sono radunati nella provincia di Kunar e di video che arrivano dal capoluogo Asadabad dove la bandiera afghana è stata issata su un minareto.

Intanto, stando a quanto riferito da al-Jazeera e da Associated Press, nella provincia di Bamiyan è stata distrutta la statua di Abdul Ali Mazari, un leader sciita che combatté i Talebani durante la guerra civile negli Anni Novanta. Come ricorda il quotidiano italiano La Repubblica, Mazari, esponente carismatico della minoranza hazara, venne assassinato dai talebani nel 1996, quando il gruppo – allora guidato dal mullah Omar – prese il potere nel Paese. La provincia di Bamiyan è tristemente nota per aver ospitato anche le enormi statue dei Buddha distrutte con la dinamite dai talebani poco prima dell’intervento militare americano nel 2001.

Nel frattempo, ieri a Kabul si è svolto un incontro tra l’ex presidente afghano Hamid Karzai (che guidò il Paese dal 2001 al 2014), l’ex ‘chief executive’ e rappresentante per i negoziati di pace Abdullah Abdullah e Anas Haqqani. A riportarlo è l’emittente afghana Tolo News che pubblica alcune immagini del vertice (qui). La notizia viene riportata anche da Pajhwok Afghan News che parla dell’arrivo a Kabul di una delegazione dei talebani guidata da Anas Haqqani, fratello di Sirajuhddin Haqqani, leader dell’omonima rete jihadista (fondata dal padre Jalaluddin) e fra i portavoce dei talebani.

Ashraf Ghani, invece, che ha lasciato la presidenza afghana domenica con l’arrivo dei talebani a Kabul, è negli Emirati Arabi Uniti. Lo riporta la Cnn che ha ricevuto conferma con una nota del ministero degli Esteri emiratino. Il dicastero precisa che “gli Emirati hanno accolto Ashraf Ghani e la sua famiglia nel Paese per motivi umanitari”. E la Bbc riferiva, ieri mattina, che Ghani era stato visto ad Abu Dhabi.

Nel mondo, proseguono intanto le reazioni internazionali alla presa dell’Afghanistan. Ieri è stata la volta del Regno Unito che “si impegna a fare tutto il possible per prevenire una crisi umanitaria” ed a “sostenere” gli afghani in fuga che negli ultimi anni hanno collaborato con l’Occidente, come ha detto il premier Boris Johnson aprendo un dibattito straordinario alla Camera dei Comuni, richiamata per un giorno dalle ferie estive. Il primo ministro britannico ha poi aggiunto: “Giudicheremo questo regime in base alle scelte che fa e dalle sue azioni piuttosto che dalle sue parole, dai suoi atteggiamenti nei confronti del terrorismo, della criminalità e della droga, nonché dell’accesso umanitario e del diritto delle ragazze a ricevere un’istruzione”. Ma quanto visto ieri non promette bene.

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