TORONTO – Il rischio inflazione continua a spaventare il Canada. Manca ancora l’ufficialità, che sarà certificata oggi da StatCan, ma è pressoché assodato che il costo della vita è tornato a correre nel nostro Paese, dopo il progressivo calo registrato negli ultimi mesi dell’anno appena trascorso e in queste prime battute del 2024.
Tra gli economisti e gli analisti di mercato viene dato per scontato che l’inflazione di febbraio si sia stabilizzata attorno al 3,1 per cento, dopo che a gennaio il costo della vita era sceso al 2,9 per cento. Il dato preoccupante – sottolineano ancora gli esperti – non è tanto quella differenza dello 0,2 per cento, quanto la persistente difficoltà di riportare l’inflazione sotto controllo, come vorrebbe Bank of Canada, sotto la soglia indicativa del 2 per cento su base annua.
L’intera strategia adottata dalla Banca Centrale canadese a partire dalla primavera del 2022 e proseguita per quasi due anni si è basata sull’aumento progressivo dei tassi d’interesse per sgonfiare e mitigare la spinta dell’ondata inflattiva che aveva investito il nostro Paese. Se da un lato ora ci ritroviamo con i tassi al 5 per cento – valore record dal lontano 2011 – dall’altro nei mesi c’è stato in effetti un processo di contenimento dell’aumento dei costi.
Ma sul punto il governatore di Bank of Canada Tiff Macklem ha continuato a ribadire come il rischio più alto sia quello di mollare la presa troppo presto: la parola d’ordine resta quella della prudenza. Di conseguenza è stata cestinata la richiesta avanzata da più parti – vedi il leader del Partito Conservatore Pierre Poilievre e il premier dell’Ontario Doug Ford, tra i tanti – di abbassare il tasso di sconto immediatamente. Ora, con il nuovo scossone che sarà annunciato oggi, si allontana ancora una volta la data in cui Bank of Canada inizierà a tagliare i tassi d’interesse.
Dovremo quindi convivere ancora per un po’ di tempo con l’alto valore dei mutui a tasso variabile e a gli interessi alle stelle per tutte le varie formule di prestito creditizio.
D’altro canto segnali poco incoraggianti erano arrivati la scorsa settimana dagli Stati Uniti, dove i dati dell’inflazione parlavano di un repentino aumento dopo il declino registrato negli ultimi mesi.
In ogni caso oggi – dato per scontato l’aumento dell’inflazione – tutti gli occhi saranno per un altro indicatore fonte di preoccupazione negli ultimi due anni, quello dell’andamento dei prezzi dei beni che compongono il carrello della spesa e in particolare dei prodotti alimentari. Negli ultimi 24 mesi sono state proprio queste due voci ad alimentare la corsa verso l’alto dell’inflazione – che ha raggiunto il picco nell’agosto del 2022, sfondando quota 8 per cento – con un peso significativo nelle tasche dei contribuenti canadesi, che hanno subito il crollo del potere d’acquisto e gli effetti del rialzo dei mutui.
Ma non solo. Il prezzo dei prodotti alimentari molto spesso ha viaggiato a velocità molto più sostenute rispetto a quella dell’inflazione generale. Altri fattori che potranno avere una loro incidenza sono rappresentate dai dati sull’occupazione – come ha più volte sottolineato lo stesso Macklem – così come il previsto aumento del costo del carburante in vista della prossima estate. Dati poco rassicuranti, in definitiva, che ci accompagneranno ancora per questa prima parte del 2024.
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