HAMILTON – Il suo palcoscenico è la cucina. E’ lì che, davanti alla telecamera, Deborah Verginella prepara un piatto dietro l’altro, fondendo le due passioni della sua vita: quella per la recitazione e quella per i fornelli. Due arti così differenti tra loro, che però in Deborah diventano una sola, grazie ad una ricetta segreta che soltanto lei conosce e che, forse, è frutto delle sue origini italiane.

Per molti anni, è stata un’attrice – di successo – per cinema e teatro, oggi è l’executive chef e manager di Miele Gallery Caplan’s, il negozio di elettrodomestici di Robert Caplan, dove lo chef cucina con gli elettrodomestici che i clienti stanno acquistando. E le creazioni di Deborah dietro ai fornelli dell’originale punto-vendita fra Weston Road ed Eglinton Avenue West sono molto apprezzate su Instagram, dove vengono pubblicati anche i video della preparazione dei piatti. Piatti che, spesso, hanno il sapore dell’Italia.

Deborah, lei è di origine italiana?
“Sono nata a Hamilton, in Ontario. Ma mia madre è di Monfalcone in provincia di Trieste, mentre mio padre è nato a Grado ma è cresciuto a Monfalcone: si conoscevano da quando erano bambini”.

Come è arrivata in Canada la sua famiglia?
“Mio padre all’età di 21 anni venne selezionato per studiare negli Stati Uniti nell’ambito del “Piano Marshall” ed arrivò a New York, poi frequentò le Università di Harvard e Toledo. Oggi i miei genitori vivono a Hamilton.  E sono così fortunata che siano ancora in buona salute a 87 e 91 anni!”

Come e quando ha iniziato a recitare?
“Fin dalla mia infanzia, ho sempre avuto due grandi passioni: cucina e recitazione. Ho recitato per tutto il periodo della scuola e dell’Università, al Trinity College, all’Università di Toronto. E sono stata circondata da persone straordinarie come il regista Atom Egoyan, il cui primo cortometraggio venne proiettato proprio al college. Così, ho deciso di partecipare all’audizione per la scuola di teatro dopo essermi laureata. Sono partita per San Francisco e ho studiato all’American Conservatory Theatre. Una delle mie influenze fondamentali è stata la mia maestra di recitazione, la grande Anna Deveare Smith (la notissima attrice, vincitrice di premi prestigiosi come il “MacArthur”). Quando sono tornata a casa ho fatto l’audizione per un gruppo sperimentale chiamato DNA Theatre e sono rimasta con questo ensemble: abbiamo realizzato un “Amleto” multidisciplinare di nove ore e il primo spettacolo sull’AIDS, chiamato “SICK”. Ma durante tutto questo ho… cucinato! Ho cucinato per i miei insegnanti di recitazione, per i miei coinquilini, per tutti!”.

Uno dei film che ha interpretato come attrice, “Fly Away Home”, è un “cult” del cinema d’autore… ha altri film o spettacoli in programma in futuro?
“HAHAH no! Solo i miei video di cucina! E faccio il miglior lavoro possibile perché entrambe le mie passioni sono soddisfatte. Cucino e creo e ho il mio palco in cui tengo eventi e, ora, con il lockdown, faccio lezioni quotidiane su ‘Zoom’. Insomma, sono sempre davanti alla telecamera!”.

E l’arte della cucina? Come l’ha appresa?
“È così banale, e mio marito sgranerà gli occhi quando leggerà questa intervista, perché lui dice che ogni chef attribuisce la propria passione alla nonna o alla mamma, ma io credo cha sia un mix più complesso: lui è milanese e anche questo ha sicuramente contribuito alla formazione della mia identità di cuoca, poiché cucino anche a casa”.

“E poi ho avuto mia nonna Tonet, che viveva in Italia ma è venuta tredici volte in Canada portando pasticcini di ogni tipo e mia nonna Verginella, che viveva con noi ed era esattamente l’opposto: mi ha fatto conoscere il piacere della cucina povera (brodetto di pesce, polenta e latte, gnocchi di pane) e, in più, ha “sperimentato“ con i nostri vicini multietnici. E, naturalmente, mia madre Rita”.

“Mia madre è la mia mentore in cucina. Discreta e raffinata e fantasiosa, è una cuoca diversa da me ma la sua moderazione mi guida perché il suo cibo ha tanto equilibrio. Ha sempre presentato le cose in modo meraviglioso e si è assicurata che mangiassimo una varietà di cose che trascendessero il suo vocabolario culturale – fritture, salse di ispirazione francese con panna e cognac – non c’è da meravigliarsi se i miei amici vogliono ancora un invito a cenare lì! Cuciniamo ancora insieme e tuttora non riesco a fare la sua salsa di pomodoro dolce e succulenta, specialmente se realizzata con la pazza varietà di pomodori dell’orto di mio padre che ha perfino il pomodoro ciliegino  di Pachino, grazie a dei semi conservati da alcuni pomodori importati”.

Qual è, dunque, la sua principale attività adesso?
“Da nove anni lavoro alla Miele Gallery Caplan’s dove sono executive chef e manager. È divertente, stimolante e sono sempre incoraggiata a sperimentare di più ed esprimere la mia creatività”.

 Deborah, quali progetti (e sogni) ha?
“Non voglio smettere di imparare, collaborare, evolvermi… forse un giorno aprirò un piccolo posto in riva al mare da qualche parte e cucinerò ogni giorno cose diverse per le persone che passano e vogliono vedere cosa posso mettere insieme. O forse farò l’apprendista in un ristorante stellato “Michelin”. Non ho pianificato nulla ma penso che la vita ti dia molte possibilità se sei aperto a vederle…”.

(le foto dei piatti sono di Andrea Verginella Paina) 

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