Il Commento

Bigotteria, razzismo ed “eterofobia”
al Consiglio Comunale   

TORONTO – Alla fine, da un punto di vista personale, si rimane solo con il proprio buon nome: una reputazione. Dal punto di vista aziendale, un’eredità rispetto alla quale il pubblico può misurare il valore secondo gli standard sociali. Entrambi sono costruiti in modo incrementale, con lacrime e sudore e lacrime. Il percorso non è sempre fluido.

Il Corriere Canadese, in una forma o nell’altra, è al servizio della comunità italo-canadese dal 1954. Il suo scopo, dal mio punto di vista, è sempre stato quello di integrare i valori strutturali degli immigrati in quelli più recenti che i singoli nuovi arrivati e le loro famiglie erano in corso di creare tramite la loro interazione con altri gruppi di immigrati.

Ha cercato di esaminare le istituzioni, spiegare come funzionassero [o dovrebbero], criticarle e nel processo, evidenziare deviazioni eclatanti dalla norma accettabile e promuovere l’attività democratica per apportare cambiamenti.

E, sì, mettere sotto la lente “mucche sacre” come i partiti politici, la Chiesa, il sistema scolastico e… ” movimenti”.

Gli attori su quel palco, come si suol dire, sono sempre giustamente nel mirino.

Può essere utile ricordare che, quando il Corriere Canadese entrò in scena nel 1954, il Canada aveva solo 87 anni – è nato nel 1867. La comunità italiana aveva fatto parte di quell’esistenza in massa almeno dal 1880 in poi.

Mentre questa presenza era particolarmente nota nelle “grandi città” come Montreal, Toronto e Vancouver, gli italiani avevano messo radici anche in centri più piccoli come Trail B.C., Thunder Bay, Ont., e Sydney, Nova Scotia, solo per citarne alcuni. Ma non eravamo gli unici gruppi di immigrati.

Per alcuni di essi, la loro affi­liazione religiosa e la leadership del loro “sacerdozio” erano tutto ciò che avevano come guida per affrontare le sfide che il Nuovo Mondo presentava. Per fortuna, per alcuni (i Cattolici per esempio) la Costituzione, a causa di alcune ragioni molto pragmatiche, aveva accordato loro il diritto di educare i propri figli in conformità con precetti e princìpi di loro conoscenza (prassi religiosa) e per i quali c’era un “clero qualificato” per mantenere le norme.

Era la Legge del territorio. Tutte le altre leggi sono inferiori ad essa. Ahimè, la democrazia, la cittadinanza e le “libertà” che ne convengono possono scomparire da un giorno all’altro; se permettiamo a coloro i quali sono al potere di abusare, abusano.

Nel 1940, sotto il pretesto di una legge denominata come Misure di Guerra, i cittadini canadesi e i residenti permanenti di origine italiana – tra gli altri – furono etichettati come “nemici alieni”: posti di lavoro perduti, proprietà confiscate, uomini internati a centinaia, famiglie e individui stigmatizzati a migliaia per la loro etnia. Niente scuse. Niente ricompensa.

Avanti veloci, sino ad oggi. Quelle “garanzie” religiose, così vitali per la nostra identità e la nostra dignità, sono ora attaccate da coloro i quali descrivono il cattolicesimo come “omofobo e transfobico” e qualsiasi altra infondata falsità che viene loro in mente.

Tranne il fatto che c’è “una legge scomoda” che definisce diritti e libertà: il British North America Act (lo Statuto, guarda caso), l’Education Act e, aspettate… il Codice dei diritti umani.

La consigliera comunale di Toronto, che così zelantemente si difende “sul centesimo pubblico”, potrebbe voler controllare i suoi fatti in questo senso prima che si lanci in sfuriate che consideriamo calunniose e diffamatorie.

Non è più il 1940.

PER LEGGERE I COMMENTI PRECEDENTI: https://www.corriere.ca/il-commento

More Articles by the Same Author: