Immigrazione

Rodolfo Meloni, una vita
all’insegna dell’italianità

HALIFAX – Emigrare in un Paese lontano e poi impegnarsi per tutta la vita per tenerne alto il nome e per aiutare chi, come lui, ha fatto la stessa difficile scelta: è l’estrema sintesi del percorso di Rodolfo Meloni, classe ’43, sardo di origine e canadese d’adozione. Una vita all’insegna dell’italianità all’estero, la sua, premiata dall’Anfe, l’Associazione Nazionale Famiglie degli Emigrati, che lo ha nominato delegato dell’Associazione per il Canada.

Sardo di origine, Rodolfo all’età di 22 anni – nel 1965 – si imbarca a Cagliari sulla nave “Cristoforo Colombo” insieme alla moglie canadese. Destinazione: Halifax, Nova Scotia, Canada. L’alternativa è un lavoro in Libia come perito chimico per l’Eni. E proprio come chimico trova impiego nel porto di arrivo, quello di Halifax, dove sbarca al molo 21, da sempre approdo di decine di migliaia di immigrati provenienti da tutto il mondo (471mila solo dall’Italia) in cerca di un futuro in Canada.

Con la sua terra d’origine, però, Rodolfo non recide le radici: si dà da fare per aiutare gli altri Italiani in arrivo e per tenere aperti i canali di import-export dei prodotti italiani in Canada. E viene chiamato saltuariamente a collaborare con l’Ufficio Immigrazione per dare assistenza alle famiglie. Di quei momenti, oggi rievoca alcune immagini che gli sono rimaste impresse nella memoria: “le famiglie, una volta sbarcate, venivano separate, uomini da una parte, donne e bambini dall’altra, si fermavano temporaneamente – per 3/4 giorni – ad Halifax, in strutture di accoglienza, fino a quando non veniva assegnata loro una destinazione, in Canada, in base al tipo di competenza che gli uomini dichiaravano di avere. Così le famiglie si ricongiungevano e potevano ripartire alla volta della meta indicata dalle autorità, a bordo di treni sovraffollati”.

Rodolfo, in breve tempo, diventa il perno per le famiglie immigrate che restano ad Halifax, si adopera per aiutarle a trovare una casa e si occupa della loro accoglienza.

Negli anni settanta, terminata la grande ondata migratoria, Rodolfo è uno dei fondatori dell’ICCA (Italian Canadian Cultural Association), ne diviene presidente e fino al 1982 è componente del Comitato Direttivo. In quell’anno, dimessosi il console onorario italiano ad Halifax, Francesco Paolo Fulci, l’allora ambasciatore italiano in Canada, decide di conferire questo importante ruolo a Rodolfo, che ricoprirà fino all’età di 73 anni (per lui è stata fatta un’eccezione, prolungando il limite fino a 73 anni, anziché 70).

Nel 1995, in occasione del G7 tenutosi ad Halifax, Rodolfo si occupa della logistica della delegazione italiana che partecipa al summit, incontrando i vertici del mondo. Per questo importante contributo, Rodolfo viene insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica italiana.

Nel 2001, in occasione del tragico attentato dell’11 settembre a New York, l’immediata chiusura di tutti gli aeroporti statunitensi fa sì che molti aerei, in quel momento in volo, vengano dirottati nell’aeroporto di Halifax. “Nel giro di poche ore – racconta Rodolfo – sono arrivati 47 aerei (con circa 8.500 passeggeri), di cui 2 provenienti dall’Italia (uno diretto a New York, l’altro a Chicago). Nei due voli Alitalia c’erano 450 passeggeri, tra cui celebrità e giornalisti diretti a New York per la settimana della moda”. Rodolfo si fa carico di assisterli garantendogli un posto dove alloggiare, lancia appelli via-radio alle famiglie italiane e canadesi di Halifax per dare ospitalità ai cittadini italiani, provvede alla sistemazione dei passeggeri e poi organizza il trasferimento in pullman per gli Italiani e gli Italoamericani che devono raggiungere gli Stati Uniti. Tra questi Valerio Onida, che di lì a qualche anno diventerà presidente della Corte Costituzionale della Repubblica Italiana, diretto in Texas per visitare il figlio. Rodolfo conserva ancora la lettera di sentito ringraziamento ricevuta dalla famiglia Onida. La cura e l’attenzione che Rodolfo riserva a tutti i passeggeri catapultati ad Halifax gli valgono un’altra onorificenza: quella di Commendatore della Repubblica.

Non è mancata, negli anni, la sua partecipazione a sostegno delle vittime dei terremoti del Friuli, dell’Abruzzo e di Amatrice. Per quest’ultima, Rodolfo ha coinvolto i ristoranti italiani di Halifax per la raccolta dei fondi: per ogni piatto di pasta, 2 euro erano devoluti in beneficienza al Comune di Amatrice.

Quasi a fine carriera, Rodolfo ha ottenuto uno dei più importanti risultati per la cultura italiana all’estero, ovvero quello di far inserire la lingua italiana nelle scuole superiori della Nova Scotia. Una “battaglia” portata avanti per quindici annio e, alla fine, vinta.

Non solo: amante del buon vino italiano, Rodolfo è anche presidente dell’Associazione Amici del Vino, fondata dall’ambasciatore Fulci, che vanta l’organizzazione di viaggi in Italia alla scoperta delle cantine più famose per far gustare ai canadesi l’autentico sapore dell’enogastronomia italiana. Per quest’anno, il programma prevede la visita delle cantine in Romagna, Marche e Umbria.

Adesso, l’incarico dell’Anfe che ha riconosciuto in Rodolfo “la personalità più coinvolgente, le giuste competenze e le indispensabili doti che servono all’Associazione affinché possa raggiungere le comunità italiane del Canada, rappresentarne gli interessi, offrire i suoi servizi, sviluppare nuovi progetti e realizzare tutte le iniziative utili ad esaltare l’immenso patrimonio culturale che gli italiani custodiscono in Canada”. I soci dell’Anfe, con il presidente Paolo Genco, esprimono dunque gratitudine a Rodolfo per aver accettato l’incarico. Non potevano fare scelta migliore.

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