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Colchicina riproposta come cura per il Covid-19  

TORONTO – C’è rinnovata speranza nella lotta contro il Covid-19. Un gruppo di ricercatori al Montreal Heart Institute (MHI) ha effettuato una “importante scoperta scientifica” nell’uso del farmaco per via orale, la colchicina, per curare i pazienti affetti da Covid-19 e non ricoverati.

Lo studio clinico denominato Colcorona – per inciso il più grande studio multicentrico del suo genere – ha coinvolto 4.500 individui provenienti da Canada, Stati Uniti, Spagna, Brasile e Sudafrica. Lo scopo era/è di determinare se il trattamento con la somministrazione di colchicina ai contagiati dal coronavirus, potesse aiutare a ridurre al minimo il rischio di sviluppare gravi complicazioni derivanti dall’infezione virologica.

L’analisi di 4.159 pazienti ha rivelato alcuni risultati estremamente interessanti. I primi risultati mostrano che il ricovero in ospedale di pazienti infetti è stato ridotto del 25% tra quelli curati con il farmaco. Secondo, il 50% dei pazienti ha avuto meno probabilità di aver bisogno della ventilazione meccanica per la respirazione. In modo significativo, la mortalità fra i contagiati dal Covid-19 è stata ridotta del 44% tra i pazienti che sono stati curati con la colchicina.

Il campione demografico per lo studio ha preso in considerazione persone di almeno 40 anni o più, individui che erano risultati positivi al virus, quelli non ricoverati prima della partecipazione alla ricerca ed i pazienti con almeno un fattore di rischio per le complicanze originate dal Covid-19.

I risultati dello studio, molto promettenti, devono comunque essere ancora approvati dalle autorità di regolamentazione canadesi. Tuttavia, il direttore del centro di ricerca MHI, il Dr. Jean-Claude Tardiff, e il ricercatore principale dello studio Colcorona hanno dichiarato: “La nostra ricerca mostra l’efficacia del trattamento con la colchicina per prevenire il fenomeno della “tempesta di citochine” [una grave risposta immunitaria, potenzialmente fatale] e nel ridurre le complicazioni associate al Covid-19″.

La colchicina non è un nuovo farmaco. Di solito, i medici prescrivono il farmaco antinfiammatorio per prevenire o curare gli attacchi di gotta. I produttori lo producono su licenza in molti Paesi. Di conseguenza, è disponibile nella maggior parte delle farmacie ed è generalmente di facile accesso, a prezzo abbordabile. Ad esempio, in Canada, costa meno di un dollaro a pillola.

La ricerca potrebbe rivelarsi “una svolta”. Le infezioni da Covid-19 stanno provocando il ricovero anche di giovani, prima del tutto sani, nei reparti di terapia intensiva. Gli adulti ed i più anziani, con condizioni di salute pregresse, sono più a rischio di gravi complicazioni associate al virus e di finire in terapia intensiva. Con i reparti ospedalieri dell’Ontario che si avvicinano alla massima capacità, si ipotizza che i promettenti risultati dello studio potrebbero aiutare ad alleviare la congestione ospedaliera ed attenuare il peso sul sistema sanitario.

Potrebbe essere un raggio di luce ed una speranza in un ambiente altrimenti cupo.

I risultati della ricerca vengono comunque considerati una grande prova delle capacità di ricerca innovativa al MHI. Il dottor Tardiff sostiene che il MHI “può fare rapide scoperte scientifiche in un modo economicamente sostenibile per i pazienti, riproponendo (“un uso fuori brevetto”) dei farmaci esistenti”.

Il dottor Tardiff ed i suoi ricercatori hanno condotto un classico studio clinico in doppio cieco, controllato con placebo, in cui né il paziente né i medici sapevano a quale paziente fosse stato somministrato il placebo ed a chi invece il farmaco. I risultati positivi suggeriscono che l’introduzione del farmaco per via orale, la colchicina – come parte di un trattamento precoce nella diagnosi di Covid-19 – potrebbe ridurre significativamente le complicazioni, i ricoveri ed evitare potenzialmente la morte di milioni di persone.

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